Autore Topic: Differenza fra "femmina" e donna"  (Letto 18544 volte)

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Offline paolo corinto tiberio

Re: Differenza fra "femmina" e donna"
« Risposta #15 il: Venerdì 21 Gennaio 2011, 16:26:17 »
dobbiamo solo chiarire se il termine "femmina" la poetica italiana evita di usarlo oppure se lo usa in modo dispregiativo... escludo la prima affermazione poiché i testi letterari nostrani sono infarciti di questo lemma... per quanto riguarda invece l'uso dispregiativo è fatto acclarato... guarda come Dante (cominciamo da Giove) nel Limbo descrive le anime che colà vede "d'infanti, di femmine e di viri"... vedi come FEMMINE è posto tra INFANTI e VIRI, due latinismi, il primo riferentisi ai neonati di famiglie aristocratiche e di re, il secondo ad uomini di certa levatura culturale, morale politica, eccetera... all'altro sesso, seppur viene riconosciuta qualche qualità o carattere eccellente sono guardati ancora sotto il genere... ancora, nel secondo sogno, sulle pendici del Purgatorio, sogna una "femmina balba" che lo vuole traviare ma soccorre prestissimo una "santa donna"... anche qui, è palese e sotto gli occhi di tutti il valore dei due sostantivi... in ultimo (ma ci sono altri riferimenti nel testo) la filippica contro le donne fiorentine fatta dal suo amico Forese Donati "quanto in femmina foco d'amor dura"... e già siamo ai giorni nostri!!...  :)
salvatico è quel che si salva

Offline Michele Tropiano

Re: Differenza fra "femmina" e donna"
« Risposta #16 il: Venerdì 21 Gennaio 2011, 16:30:20 »
dobbiamo solo chiarire se il termine "femmina" la poetica italiana evita di usarlo oppure se lo usa in modo dispregiativo... escludo la prima affermazione poiché i testi letterari nostrani sono infarciti di questo lemma... per quanto riguarda invece l'uso dispregiativo è fatto acclarato... guarda come Dante (cominciamo da Giove) nel Limbo descrive le anime che colà vede "d'infanti, di femmine e di viri"... vedi come FEMMINE è posto tra INFANTI e VIRI, due latinismi, il primo riferentisi ai neonati di famiglie aristocratiche e di re, il secondo ad uomini di certa levatura culturale, morale politica, eccetera... all'altro sesso, seppur viene riconosciuta qualche qualità o carattere eccellente sono guardati ancora sotto il genere... ancora, nel secondo sogno, sulle pendici del Purgatorio, sogna una "femmina balba" che lo vuole traviare ma soccorre prestissimo una "santa donna"... anche qui, è palese e sotto gli occhi di tutti il valore dei due sostantivi... in ultimo (ma ci sono altri riferimenti nel testo) la filippica contro le donne fiorentine fatta dal suo amico Forese Donati "quanto in femmina foco d'amor dura"... e già siamo ai giorni nostri!!...  :)

si, io intendevo dire che evitasse di usarlo in contesti alti o per donne altolocate! menomale che c'è un altro che la pensa come me... mi sento sollevato, iniziavo a farmi assalire da innumerevoli dubbi. e dici anche che è un fatto acclarato! per inciso, io, in messaggi privati con quest'autrice, proprio dante le ho citato.
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

Offline Marina Como

Re: Differenza fra "femmina" e donna"
« Risposta #17 il: Lunedì 24 Gennaio 2011, 19:52:53 »
 ;D Non so, ma io ho sempre avuto l'impressione che anche anticamente il termine "femmina" fosse usato come ai nostri giorni almeno da quando il termine "donna" perse l'accezione di "signora del feudo. Pur tuttavia, non trovo il termine femmina usato in modo dispregiativo e donna positivo (ecco, notare che esiste anche il termine "signora" o "signore" per dire altolocato), almeno non sempre. Soltanto credo che come per maschio o uomo, i termini siano usati rispettivamente in ordine a discorsi di tipo sociale (donna, quindi associato a ruoli svolti)  o personale (non solo come riconoscimento dell'iintimo della persona, ma anche a sberleffo degli eventuali vizi e virtù) o per differenziare il genere. Insomma, dire sono femmina, ho le mestruazioni, anziché l'andropausa, o per un neonato, che è maschio o femmina.
Ovvero femmina-maschio essere naturale, contrapposto a donna-uomo, essere sociale.
E non mi pare che in poesia vi possano essere accezioni che non siano quelle del linguaggio corrente, altrimenti dovremmo pensare che la poesia usi un suo vocabolario "tecnico" ?
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Michele Tropiano

Re: Differenza fra "femmina" e donna"
« Risposta #18 il: Lunedì 24 Gennaio 2011, 20:00:19 »
E non mi pare che in poesia vi possano essere accezioni che non siano quelle del linguaggio corrente, altrimenti dovremmo pensare che la poesia usi un suo vocabolario "tecnico" ?

mmm... la poesia "alta" sì, usa una sorta di "vocabolario tecnico"! e mi riferisco alla tradizione che ci precede.. non alla poesia odierna!
« Ultima modifica: Lunedì 24 Gennaio 2011, 20:12:24 da Michele Tropiano »
Exegi monumentum aere perennius
regalique situ pyramidum altius,
quod non imber edax, non Aquilo inpotens
possit diruere aut innumerabilis
annorum series et fuga temporum.
(Horatio, Carmina III, XXX)

Offline Caterina Tagliani

Re: Differenza fra "femmina" e donna"
« Risposta #19 il: Martedì 25 Gennaio 2011, 10:55:21 »
Non vorrei sdottorare, ma non è solo nella poesia che esiste la distinzione tra l'essere donna e l'essere femmina. Talvolta entrambe coesistono e bene, poichè sanno essere l'uono e l'altro a seconda delle occasioni. ma questo non m'inorgoglisce poichè oggi esistono sempre più femmine che fanno parlare di sé e non donne ( purtroppo ). Non è riducibile solo ad una questione di moralità ma di eticità. E la poesia non sfugge neppure lei a queste...regole

Offline Marina Como

Re: Differenza fra "femmina" e donna"
« Risposta #20 il: Sabato 5 Febbraio 2011, 12:50:48 »
mmm... la poesia "alta" sì, usa una sorta di "vocabolario tecnico"! e mi riferisco alla tradizione che ci precede.. non alla poesia odierna!
;D Strano, perché proprio nella poesia odierna, si è persa la possibilità di comunicare ai meno addetti, "fresca rosa aulentissima" ci riusciva benissimo, sì come tutti i poeti studiati in antologia sino anche agli ermetici.
Infatti ora si tende a racchiudere nella "cornice emotiva" un messaggio più chiaro possibile in maniera che arrivi.  Diciamo che il solo "lancio di  sentimento" non funziona alla comunicazione reale: se piango, ma non spiego perché, le mie lacrime sono come perdute, per gli altri inutili.
Se invece per "tecnico" si intende l'uso creativo di metafore, questo è giusto, ma esse debbono essere comprese, come ad es la sabbia che scorre rappresenta oggi dalla figura tecnica della poesia, un subentro nel linguaggio comune, usufruibile da tutti, come la "rosa" è la nostra innamorata anche giornalmente.
« Ultima modifica: Sabato 5 Febbraio 2011, 12:54:33 da Marina Como »
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.