A volte resto basito nel constatare con quanta disinvoltura si scrivano corbellerie in giro per la rete.
Sarebbe opportuno che prima di scrivere si leggesse qualche cosa, così da evitare di fare figure bislacche. Così se qualcuno si fosse premunito di andare a leggere la definizione di satira avrebbe scoperto che questa specie di poesia qui riportata non c’entra una mazza con la satira, anzi oserei dire che non c’entra nemmeno con la poesia.
Non mi frega nulla a chi è rivolta, per me si possono fare anche nomi e cognomi delle persone. Finché si dice la verità, e tutto quello che si afferma può essere provato, non credo ci siano problemi di sorta, al massimo qualche rottura di palle con chi non la pensa come noi.
Io giudico da quello che leggo e questo che ho letto ora, detto francamente, fa davvero cagare. Se qualcuno la trova così irresistibilmente bella affari suoi, del resto “de gustibus non disputandum est” (come mi piace ripetere), basta che non si cerchi di spacciarla a tutti i costi per una “poesia” stupenda.
Per chi è interessato, riporto una definizione di SATIRA tratta da wikipedia:
La definizione di satira va dettagliata sia rispetto alla categoria della comicità, del carnevalesco, dell'umorismo, dell'ironia e del sarcasmo, con cui peraltro condivide molti aspetti:
• con il comico condivide la ricerca del ridicolo nella descrizione di fatti e persone,
• con il carnevalesco condivide la componente "corrosiva" e scherzosa con cui denunciare impunemente,
• con l'umorismo condivide la ricerca del paradossale e dello straniamento con cui produce spunti di riflessione morale,
• con l'ironia condivide il metodo socratico di descrizione antifrasticamente decostruttiva,
• con il sarcasmo condivide il ricorso peraltro limitato a modalità amare e scanzonate con cui mette in discussione ogni autorità costituita.
Essa si esprime in una zona comunicativa "di confine", infatti ha in genere un contenuto etico normalmente ascrivibile all'autore, ma invoca e ottiene generalmente la condivisione generale, facendo appello alle inclinazioni popolari; anche per questo spesso ne sono oggetto privilegiato personaggi della vita pubblica che occupano posizioni di potere.
Queste stesse caratteristiche sono state sottolineate dalla Corte di Cassazione che si è sentita in dovere di dare una definizione giuridica di cosa debba intendersi per satira:
« È quella manifestazione di pensiero talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene. »
(Prima sezione penale della Corte di Cassazione, sentenza n. 9246/2006)
Ripeto, in questo brano di calzolaro non vedo momenti comici, non c’è il disincanto del carnevalesco né una vena d’umorismo o d’ironia, né tantomeno una nota seppur piccola di sarcasmo. Allora mi chiedo: “dove avete visto questa satira?”. Io ritengo che questo testo non meritasse la pubblicazione non tanto per i contenuti, quanto per la valenza poetica che è completamente assente, ma si sa, io dei testi che quotidianamente vengono pubblicati sul sito ne eliminerei almeno il 95%.
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