Ma visto che ci sono, un commento lo faccio: sarebbe necessario, prima di pubblicare, sia sul forum che nell'area racconti, correggere il proprio scritto sia dal punto di vista grammaticale che della punteggiatura, ma anche della tecnica narrativa.
Ad esempio scrivere "Il treno va’." è un errore. "va’" si scrive con l'apostrofo solo quando è la seconda persona dell'indicativo presente, perché in quel caso sarebbe "vai" e si elide la "i". Ad esempio "Ma va'!" va con l'apostrofo perché sarebbe "Ma vai!" senza la "i" e con l'apostrofo per segnare l'elisione.
La terza persona è già "va" (io vado, tu vai, egli va), non c'è nessuna elisione e quindi la presenza dell'apostrofo è sbagliata. La forma corretta del verbo è "Il treno va." e scriverlo con l'elisione è come scrivere "Il treno vai", cioè con un soggetto alla terza persona ed il verbo alla seconda persona.
Inoltre sarebbe importante imparare ad usare la punteggiatura. Quando si chiude un periodo con il punto, non si deve lasciare uno spazio prima del punto. Cioè scrivere "Il treno rallenta ." è sbagliato, perché si scrive "Il treno rallenta." senza spazio fra l'ultima parola del periodo ed il punto.
Finire un periodo sia con una virgola che con un punto, come in "su un treno a lunga percorrenza,." non ha senso. Sicuramente è una distrazione, ma se si tiene a quello che si scrive si dovrebbe come minimo rileggerlo prima di pubblicarlo.
Di distrazioni ce ne solo tante in questo testo, come ad esempio "“Arianna “" con uno spazio fra la parola e le virgolette di chiusura. O come in "nessuno ( le mogli" con uno spazio fra la parentesi di apertura e la parola seguente.
Non so se sia distrazione qui: "- Eppure non puzza- penserà la ragazza, - Eppure non infastidisce-" dove si usa "trattino spazio" quando si apre il discorso diretto, ma solo il trattino quando lo si chiude. Perché un discorso dovrebbe essere chiuso in modo diverso da come si apre?
Inoltre, per la regola che non si mette la maiuscola dopo la virgola, e per la regola di precedenza della punteggiatura, il testo avrebbe dovuto essere "-Eppure non puzza,- penserà la ragazza -eppure non infastidisce-".
Subito dopo in "- Eppure non infastidisce- cosa non riesco ad afferrare? – si domanda incuriosita." abbiamo due volte la fine del discorso diretto, con i due trattini. Il trattino dopo "infastidisce" allora non è la fine del discorso diretto, che finisce con il punto interrogativo, ed allora cos'è questo trattino dispari? Doveva essere, se si voleva fare in modo che il lettore comprendesse lo scritto senza doversi porre queste domande, "-eppure non infastidisce; cosa non riesco ad afferrare?– si domanda incuriosita."
Il punto e virgola esiste nella lingua italiana, ma le persone preferiscono evitare la difficoltà di usarlo e preferiscono una successione di virgole o l'uso improprio del trattino.
La finisco qui perché qualcuno potrebbe rispondere "ma che ti importa della forma, l'importante è il significato del racconto, il contenuto". Quindi voglio rispondere prima che qualcuno scriva la domanda. Nel momento in cui si pubblica un racconto, nel momento in cui esce dalla sfera personale del pensiero o del foglio sulla propria scrivania per diventare un "messaggio" che viene trasmesso alle altre persone, dovrebbe corrispondere alle regole con le quali si trasmettono i messaggi, e cioè a quelle regole che compongono la lingua italiana, le regole di composizione di un testo scritto perché possa essere compreso, il che include sia la grammatica, la punteggiatura ed anche la scelta delle parole e delle figure verbali.
Ad esempio il treno che "sbuffa" è una figura retorica creata ai tempi in cui il treno era trainato da una locomotiva a vapore. Quelle vecchie locomotive che facevano un pennacchio di fumo ed un costante sbuffare di "ciuf ciuf" del vapore che creava la forza che la faceva procedere. Iniziando a leggere il racconto, poiché non vi sono indicazioni di sorta di una ambientazione temporale, e leggendo che il treno "sbuffa", viene naturale considerare il racconto ambientato negli anni precedenti all'introduzione delle locomotive diesel od elettriche, quindi negli anni '40 o '50. E nulla contraddice questa impressione che l'autrice ci da con l'uso della figura del treno che "sbuffa".
Ad un certo punto, verso la fine, però, un personaggio parla al cellulare. Un momento! Allora non siamo negli anni '50, ma ai giorni nostri. Ma, se siamo ai giorni nostri, come fa un locomotore elettrico, magari un Freccia Rossa, a sbuffare? Forse il problema è che l'autrice voleva dare un tono facile di "coloritura" al suo racconto, con un inizio che colpisse l'immaginazione, ed ha usato l'immagine del treno che sbuffa. Visto però che il racconto è ambientato ai giorni nostri, questo trucco è troppo semplicistico, è un errore grossolano usarlo se si bada anche solo un minimo alla coerenza narrativa.
Un altro problema è la costruzione verbale. Faccio un esempio: "Proprio una mia amica l’altro giorno mi raccontava che dopo aver aiutato il suo compagno ad uscire da un dissesto finanziario, la lasciò."
A parte l'uso del triplo spazio dopo la virgola, altra distrazione, qui abbiamo dei periodi coordinati nei quali c'è un cambio di soggetto senza che vi sia il secondo soggetto. Il primo periodo "Proprio una mia amica l’altro giorno mi raccontava che dopo aver aiutato il suo compagno ad uscire da un dissesto finanziario," ha come soggetto "una amica". Il verbo principale è "raccontava" ed è l'amica che compie l'azione sia di raccontare che di aiutare il suo compagno. A questo punto c'è una virgola che introduce un nuovo verbo, "la lasciò", ma il soggetto evidentemente non può più essere l'amica, bensì (visto l'articolo femminile) dovrebbe essere il suo compagno. La frase è "zoppa". Il soggetto può essere omesso quando è superfluo, cioè quando è identico a quello del periodo precedente, oppure è l'ultimo citato nel periodo precedente.
La frase sarebbe stata più corretta, od almeno più chiara, se fosse stata: "Proprio una mia amica l’altro giorno mi raccontava che dopo aver aiutato il suo compagno ad uscire da un dissesto finanziario, lui l'aveva lasciata." Ho anche cambiato il tempo del verbo, perché "raccontava che ... l'aveva lasciata" è una consecutio migliore di "raccontava che ... la lasciò". Imperfetto/trapassato prossimo sono due tempi maggiormente uniti e consecutivi di imperfetto/passato remoto, quindi danno maggiormente il senso della continuità (nella forma di "consecutio di anteriorità") mentre i secondi danno un senso di distacco temporale poco coordinato e conseguente.