Topic molto ma molto interessante.
Intervengo con la compagnia del cuscino che ancora mi abbraccia.
Il linguaggio poetico ha tre aspetti che lo caratterizzano.
La forma che comprende il significato e il suono dei versi, il contenuto che invece è caratterizzato dall'impatto emotivo che l'opera riesce a regalare al lettore, e per ultimo l'aspetto teatrale della poesia. Cioè il momento in cui la poesia viene ascoltata, come la musica, con il linguaggio del corpo.
sono d'accordo con Marina che fa una sorta di classifica delle arti. E' vero che la musica fa parte del nostro Dna ed è parte integrante dell'Universo stesso arriverei a dire che è un istinto primordiale della Natura. Giustamente invece la poesia è qualcosa creato dall'uomo e solo l'essere umano riesce a coglierne il significato.
Scusate cosi esco fuori dal tema del Topic. Si parlava di musicalità della poesia.
Per motivi di tempo vi lascio uno stralcio preso da Internet che spero serva a continuare la discussione.
"....Musica e poesia, ad ogni modo, sono accomunate dalla specificità di forme distribuite nel tempo. Entrambe, insomma, hanno il tempo come carattere fondante. Così come entrambe costruiscono il proprio effetto ricettivo su fenomeni di tipo uditivo, di tipo acustico. L’acustica, la realizzazione, l’esecuzione di una certa frase nel canto e nella lettura del testo poetico può, d’altra parte, far passare un testo da un fondamento isosillabico scritto ad un anisosillabismo dell’esecuzione. E questo i poeti, soprattutto i grandi poeti, da Dante a Petrarca, da Leopardi a Montale, lo sapevano benissimo: anche nel momento in cui scrivono un metro chiuso, obbligato, per rime incatenate e così via, tutti giocano continuamente su questo anisosillabismo dell’esecuzione. Certo, l’eguaglianza di tempo metrico (attraverso la ripetizione regolata di unità equivalenti) e tempo musicale è di ordine funzionale: al livello esecutivo, infatti, la temporalità delle lingue naturali e artificiali che costituiscono il codice poetico risponde a criteri differenziati rispetto a quella oggettiva del metronomo su cui si basa la notazione musicale. In metrica, ad esempio, siamo soliti usare il concetto di sillaba come una sorta di assoluto: giochiamo sul fatto che le sillabe, convenzionalmente, hanno una durata uguale ed omogenea, mentre in realtà non è affatto vero. Nel gioco delle sillabe bisogna considerare che contano non soltanto le vocali, che sono ricettive dell’accento o della mancanza di accento, ma anche le consonanti e i nessi consonantici, che producono profondi effetti ritmici: l’effetto allitterativo, così, è anche un effetto ritmico e non solo una figura retorica. Dobbiamo abituarci insomma a ripensare questi fenomeni come fenomeni onnicomprensivi nel produrre il senso globale di una poesia e non come fatti separati da etichette di diverso tipo. Come ha benissimo inteso Nicolas Ruwet mettendo a fuoco alcune intuizioni di Roman Jakobson, musica e poesia esprimono un’affinità determinata da fenomeni di diversa natura, percepiti come equivalenti nell’insieme autonomo dell’opera. I testi poetici sono caratterizzati dall’istituzione, codificata o meno, di rapporti di equivalenza fra diversi punti della sequenza del discorso. E dalla condivisione di una funzione connotativa o di alcuni procedimenti culminativi (accenti metrici e musicali) e demarcativi (i silenzi, i modi dell’attacco, i timbri). Da qualunque angolazione si voglia definire la questione, riaffiora, tanto nel campo poetico quanto in quello musicale, il problema dell’esecuzione di uno spartito testuale. Giovanni Giudici ha scritto che, al pari di uno spartito, anche il testo poetico richiede un’esecuzione il cui strumento è la voce umana: sia pure una voce del silenzio, una voce interiore, educata a tener conto di tutte le sue note e a evidenziarne il valore e i valori.[1] Certo, l’esecuzione di uno spartito linguistico richiede semplicemente la disponibilità di una voce (non importa se solo interiore o dispiegata), degli strumenti umani della fonazione e di una competenza linguistica nativa o acquisita. Un’ulteriore mediazione, quella degli esecutori e dei loro strumenti impegnati in una performance pubblica o registrati e replicati da strumenti meccanico-elettronici di riproduzione del suono, è richiesta invece dallo spartito musicale...."
Un saluto.