Oh, mamma mia! Per prima cosa devo chiedere scusa a tutti voi, perché mi accorgo soltanto ora di questo topic!
Per mia grave disattenzione, non ho letto la "boardnews", in cui si apriva la discussione su "la roulette russa". Pensavo infatti che il mio intervento nel precedente topic fosse stato cancellato e quindi non fosse stato analizzato il testo. La mia disattenzione è davvero imperdonabile! A questo punto che dire? Sono imbarazzata, perché non pensavo davvero di aver provocato considerazioni così profonde e condivisibili, soprattutto per quanto riguarda l'analisi di Angelo e Caligola, che non fanno una grinza. Quanto a Barbara, il nostro primo contatto avvenne con un suo intervento di precisazione sulla corretta grafia della parola "Bàbushka", titolo di una mia poesia. Da allora ho imparato a conoscerla, stimandola ed apprezzandone l'immensa cultura, ma davvero non pensavo che potesse dedicare un vero e proprio trattato a parole dettate da una mente principiante, abituata ad andare a ruota libera, anarchica e irrazionale come la mia! Che dire... Non vado oltre, per non sembrare troppo sbilanciata verso un'amica (penso di poterlo affermare, visto ciò che ha scritto), trascurando voi, Angelo e Caligola, ai quali devo delle spiegazioni, per chiarire meglio il mio pensiero.
La questione dei pezzi neri e dei pezzi bianchi degli scacchi: mi sembra di ricordare, ma forse sbaglio, che il diritto della prima mossa sia dei bianchi, potenzialmente favoriti nelle scelte. Prendendo i neri, quindi, intendevo dire che deliberatamente sceglievo di partire svantaggiata, potenzialmente perdente.
Nella concezione cattolica, chi si macchia di adulterio commette grave peccato, perciò, chi lo affronta deliberatamente sa di giocare una partita sporca e perdente in partenza.
Del resto, chi ha vissuto gli anni di piombo (nel '69 ero in prima magistrale, a Milano) porta su di sé tutto il dolore di un periodo storico/politico che ha segnato per sempre le coscienze. Ecco perché parlo di ideali che mi hanno tradita e di vita senza più alcun valore. Angelo: hai capito male! Dico di non chiedere perdono e di non voler fare penitenza, perché si tratta di manifestazioni ipocrite. Non ho mai approvato la legge sui pentiti, perché genera un comportamento ipocrita, dettato soltanto dall'opportunità offerta dalla legge per ottenere uno sconto di pena. Dunque, chi sa di essere un criminale (anche se soltanto sentimentale) non ha certamente paura di giocare alla roulette russa. Che cos'ha da perdere?
Lo spleen: spesso ci si nasconde dietro la malinconia per giustificare il proprio non agire/reagire. In un impeto d'orgoglio e di arroganza, definisco fragili coloro che preferiscono macerarsi in questo sentimento, anziché mettersi in gioco per l'ultima fatale sfida con la morte.
Effettivamente, il passaggio più incoerente della poesia riguarda quello sulla coscienza. In realtà avrei voluto dire che il colpo mortale era stato sparato al passato, ma anche il presenta, che pure in qualche modo sopravvive, non merita di continuare ad esistere, perciò ecco il volo nell'acido.
Infine, vorrei dire a Caligola che ha perfettamente centrato la reale fragilità di quasi tutti i miei testi: quello scivolamento su considerazioni più tipiche della parola parlata che di quella scritta. È perfettamente vero: io sono fortemente condizionata dalla lingua parlata... Dunque dalla prosa!
Vi ringrazio tutti, davvero, di cuore, per avermi dato questa straordinaria possibilità di discutere seriamente e con grande competenza (la vostra, naturalmente, non la mia) di poesia!
Vi saluto con immensa gratitudine ed imbarazzo!