Sono stato chiamato varie volte, anche in questi ultimi tempi, a giudicare le poesie a tema. Non ne ho mai letta una, soltanto una, neppure una. Ma come, vengo giudicato un appestato, messo nel lazzeretto, i grandi poeti e poetesse soprattutto di questo sito murano le loro poesie per il timore che io attacchi loro la peste, e poi mi si invita a stare in mezzo a sani poeti, col rischio che io gli procuri la malattia? Non vi sembra contraddittorio, ridicolo, esilarante, tutto ciò?
E' una risata continua, ed io mi diverto tanto, davvero tanto. Mentre le mie strimpellate vengono guardate, riguardate, discusse, controdiscusse, perché nessuno vuol prendersi la personale responsabilità di essere lui il responsabile, passano intanto, senza controllo di sorta, poesie che non danno certo onoranza ad un sito, lette (poco, nel senso che si legge il nome e si scrive un commento a caso) e commentate (molto) da una caterva di leccatori ai quali il "fumus amicitiae" dà alla testa.
Ho parlato, alla latina, di "amicitia", in realtà non si tratta di "amicitia", ma semplicemente di leccamento per ottenere sul bollino alla destra delle proprie successive "opere" un numero alto che indica i commenti ricevuti.
Se ancora sarò lasciato in questo sito e non verrò posto nella camera degli appestati che non possono parlare con nessuno, con un poliziotto alla porta, ogni volta che mi capiterà di leggere un "orrore" lo dichiarerò con chiarezza, pur se già tanti orrori ci sono, anche se taluni, ben riguardati, non contengono refusi, ma tana insulsa superbia. Ma la superbia non merita la penna blu di chi sta sull'Olimpo di “scrivere” e comanda redattori e controllori. La penna blu è per altri (ma quelli se ne strafregano altamente e continuano nella loro opera di demolizione, esclusivamente nell'interesse del sito).
E proprio il sottoscritto
AMICUS PLATO, SED MAGIS AMICA VERITAS (lo ha detto Aristotele)