Le pagine iniziali sono forse le più normali dell'Ulisse, che avresti fatto se fossi arrivato al monologo di Molly Bloom?
Curiosità a parte, io credo che non solo le poesie, ma tutto quello che si scrive dovrebbe rispettare le regole grammaticali, gli accenti, la punteggiatura, la costruzione, della lingua in cui si scrive, o anche del dialetto. Chi, come Joyce o De Lillo o Sanguineti, non le rispettano non è perché non le conoscono, ma perché le vogliono superare.
Invece la gran parte degli errori fatti tutti i giorni, anche nelle poesie, sono fatti perché non si conosce la grammatica anche di base dell'italiano, oppure non la si considera perché ormai l'esuberanza dell'espressione, l'immediatezza, e soprattutto la fretta l'hanno superata in importanza.
La scorsa settimana ho ricevuto una mail di un (sedicente) avvocato che conteneva almeno quattro errori grammaticali che una qualunque maestra avrebbe segnato con la matita blu.
Purtroppo viviamo al giorno d'oggi e dobbiamo dare per scontato che la cultura generale, ma soprattutto l'attenzione alla cultura, l'attenzione a scrivere bene piuttosto che "distinguersi", è scarsissima. Ci capitano poesie che ci fanno pensare che nemmeno l'autore l'abbia letta, e spesso io l'ho scritto come nota a non convalide. Se nemmeno l'autore legge la propria poesia, come si può aspettare che gli altri lo facciano?
Scrivere bene, correttamente, senza errori, e rileggere bene la propria poesia è un segno di rispetto di se stessi e della propria poesia. Metterci errori come "a visto" o "goccie" ai miei occhi significa che per l'autore è più importante esprimersi che quello che esprime, è più importante pubblicare, apparire, avere letture, piuttosto che dare qualcosa di bello a chi lo legge.
Mi diranno che bisogna sperimentare, che è avvilente ridurre la poesia ad una serie di regole grammaticali. No, io non voglio ridurre la poesia, anzi.
Scrivere è un po' come cucinare. Un cuoco può sperimentare o fare vecchi piatti regionali, ma deve sempre rispettare le regole del cibo, come i tempi di cottura, l'igiene, la preparazione e la presentazione.
Un cibo elaboratissimo, una sperimentazione culinaria raffinata, sarà sempre una schifezza se il piatto ha delle impronte di grasso o un capello del cuoco. Per me leggere una poesia che inizia molto bene, promette di essere una esperienza di buona lettura e che poi presenta un errore di grammatica è come un ottimo risotto al tartufo con un capello dentro. E' un errore banale e sarebbe bastato pochissimo per evitarlo, magari rileggersi una regola sul manuale di Italiano o mettersi il copricapo, sarebbe bastato solo avere rispetto per il proprio lavoro e mostrare rispetto che chi vuole leggerlo/mangiarlo.