Autore Topic: Re: Roma brucia  (Letto 1324 volte)

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Offline Sanzi

Re: Roma brucia
« il: Venerdì 13 Agosto 2010, 23:53:08 »
strana, a volte inquietante, suggestiva.. alcuni versi mi ricordano qualcosa.
 :)

Monilèo

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Re: Roma brucia
« Risposta #1 il: Sabato 14 Agosto 2010, 00:38:40 »
Io invece, per le mie "fissazioni" grammaticali, pur apprezzando questa poesia (dove non noto però lo "sperimentale"), depreco quel "un orda" non apostrofato (orda è femminile!), sperando, anzi... essendone certo, che si tratta di un refuso. Provveda allora l'autore a correggere... Una poesia non deve contenere errori grammaticali (e neppure di sintassi e di consecutio temporum , come qualche volta accade) anche se si tratta di "refusi". Le poesie immesse devono sempre essere rilette.
Spero che questa "minima" critica venga accettata...

Offline Amara

Re: Roma brucia
« Risposta #2 il: Sabato 14 Agosto 2010, 03:16:43 »
..non la vedo sperimentale...
e mi piace molto....
credo abbia dei contenuti molto precisi..... ripasserò penso...
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Sanzi

Re: Roma brucia
« Risposta #3 il: Sabato 14 Agosto 2010, 16:22:09 »
... il segreto è spiare,
conservare il suo chiaro cimitero

per fare un esempio, questi versi mi dicono qualcosa, ma non erano i soli

Offline Sanzi

Re: Roma brucia
« Risposta #4 il: Domenica 15 Agosto 2010, 15:52:53 »
Sono alcune volte che entro nel forum per leggere delle altre cose e quasi all'inizio c'è questa poesia sperimentale che mi piace, così ritorno a commentarla..  :)

Ho pensato che forse si può dare una interpretazione pubblica 
(-questo recinto non è il nostro, né il vostro olimpo-.. anche a me sembra così..)
e poi una personale,  perché mi piace vedere nei testi significati nascosti

a volte un autore (la sua intelligenza) sa perfettamente cosa dice, altre volte non sempre, nel senso che i lettori nei suoi scritti ci possono vedere delle cose davvero impensate, totalmente labirintiche.. in quel caso lo sa magari l'inconscio dell'autore ma no lui stesso
e quindi io ci ho visto delle mie cose in alcuni versi

però... quanto mi piace questa poesia.. anche la seconda
anche se la fine meno perché dire -vediamo cosa succede- o chi cade al colpo sparato- fa pensare al tiratore e alle quaglie.. ehm
 ;D
(io sono una pianta, per cui..)  :)



Offline Amara

Re: Roma brucia
« Risposta #5 il: Mercoledì 18 Agosto 2010, 18:34:07 »
..peccato tanto silenzio....
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Amara

Re: Roma brucia
« Risposta #6 il: Giovedì 19 Agosto 2010, 21:57:33 »
..forse giusta nel contravvenirlo..
o forse giusta nella normale normativa delle norme..
dire 'giusto' è sempre un rischio
implica un giudizio
che sicuramente in una parte del cantiere
si forma
e con fatica si dovrebbe miscelare
con i lavori in corso di altri cantieri..
mantenendolo saldo
ma duttile nella parola
senza cambiargli colore
soltanto tenendo il filo (del discorso)
in parte infoderato
senza indietreggiare
lasciandone brillare un lato
fuori dal cuoio
-che se qualcuno vuol toccare
è da sé che lo sfila sulla carne-
il tutto intanto che si mette da parte
un barattolino di composta
senza svitarne il tappo
ma scegliendo di offrire 
alla colazione del curioso
un complesso silenzio...

Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Monilèo

  • Visitatore
Re: Roma brucia
« Risposta #7 il: Giovedì 19 Agosto 2010, 22:25:39 »
Mi piacerebbe che qui mi venisse spiegato cosa s'intenda per “poesia sperimentale”. Innanzitutto mi pare che quelle qui presentate come “sperimentali” non si discostino gran che da altre che si leggono come “normali” in questo stesso sito. In poche parole, mi pare che la “poesia sperimentale” venga rappresentata come un'espressione dell'inconscio, anche se a volte ho l'impressione che essa sia invece l'espressione di un'accozzaglia di parole senza senso gabellate per “sperimentalismo”.
A mio modesto parere la poesia, nel suo concetto più vasto, dovrebbe rappresentare un fatto, un sentimento, una realtà filtrata attraverso il modo di sentire, di percepire dell'autore, che però riesce a darle una rappresentazione generale che può essere capita da tutti (o almeno da molti).
Se però la “sperimentazione” si intende come un superamento della generale comprensione e la si riduce per la gran parte ad una manifestazione unicamente dell'inconscio dell'autore, si entra in una fase freudiana di grande complessità comprensiva, perché l'inconscio di ogni individuo viene compreso solo attraverso un lungo processo psicanalitico e non può rappresentarsi in una poesia che non sarebbe capita da alcuno, nemmeno dai critici più evoluti che non saprebbero come spiegarla neppure loro.
Comprendo come lo “sperimentalismo” si possa attuare anche attraverso altre vie, mentre fin qui io ho soltanto parlato del “fenomeno” attraverso la manifestazione dell'inconscio.
Quindi, giunti alla fine: esiste veramente la possibilità dello sperimentalismo? Oppure la Poesia, attraverso i secoli, ha già trovato tutte le forme di manifestazione possibili, e la ricerca di nuove vie non farebbe altro che ripercorrere quelle già trascorse?
E' un problema complesso. Personalmente non credo affatto nello sperimentalismo, ma, come ho già fatto capire fra le righe (...e anche sopra), ad una forma di “esibizionismo” che non è vera ricerca. Perché già tutte le vie della ricerca sono state percorse e... nihil sub sole novi!
Ho espresso semplicemente un pensiero. Spero non mi si linci se esso non coincide con la maggioranza, che legge “sperimentalismo” in certe poesie presentate come tali, e dove invece non ci trovo niente di nuovo, se non di balbettamenti esibizionistici. Naturalmente senza offesa e con tutto il rispetto per gli autori.
« Ultima modifica: Giovedì 19 Agosto 2010, 22:52:37 da Monilèo »