Tu non mi hai vista tra quei figuranti
dai cuori a forma di salvadanaio
io ero lì, in quei ritratti urlati,
tra il filo dei pensieri
e il marciapiede
una spanna sotto la follia
tra riflettori accesi sulla gente
in quei crocicchi di periferia
su sguardi affranti e fissi
nelle parole che annientano il dolore
nel lieve mormorio di telecamere distratte
in quelle inquadrature sul selciato
che soffocano il pianto e la speranza
tra mani insanguinate e
antenne paraboliche sui tetti
con madri disperate a martoriare ventri
per partorire ancora nel dolore
figli da offrire a un dio che s’è distratto
"Banchieri, pizzicagnoli, notai
coi ventri obesi e le mani sudate
coi cuori a forma di salvadanai..."
è il famosissimo incipit di una stupenda ballata di Fabrizio De André appartenente al volume "TUTTI MORIMMO A STENTO".
Non so se è plagio o citazione ma l'Autore della poesia dimostra, se non altro, di "frequentare" ottimi Poeti nonché straordinari musicisti!
Se stabiliamo quindi che il poeta colloca se stesso tra quei personaggi (ma forse il primo verso dice proprio il contrario...) bisognerebbe leggere il seguito da quel punto di vista.
Ma dubito che sia così perché nessun pasticciere, banchiere o strizzacervelli può provare i sentimenti di pietà che scaturiscono dall'opera in esame.
Una tragedia, forse un attentato, un crollo di palazzina fatiscente potrebbero rappresentare il palcoscenico dove si snoda l'azione: troppe volte, ci dice il/la poeta/poetessa abbiamo assistito indifferenti alla volgarità delle telecamere e di chi le usa senza pietà e senza misericordia per gli offesi.
"Abbiate rispetto... " sembra dirci "non scavate sadicamente nel dolore per aumentare gli ascolti. Il dolore dei superstiti, delle madri non può essere spiattellato senza vergogna nei pranzi o nelle cene dei telespettatori..."
Uno spaccato bruciante di un Paese che ha dimenticato i suoi valori, tutti, dai più elementari a quelli della solidarietà e dell'amore per il prossimo.
Un ottimo lavoro, a parte quanto detto per il verso del grande Faber...