Ok rientriamo nei ranghi e ritorniamo seri, anche perchè è passata una intera era da quando litigavo con le insegnanti del mio liceo e a distanza di circa 60 anni non mi va di ricominciare.
Ho trovato in giro questo testo che in un certo qual modo mi sembra possa prestarsi ad un commento (sicuramente a delle critiche stilistiche).
Non fornisco informazioni sulle note d'autore perchè è necessario che ognuno la legga con il proprio metro.
Visto che letterariamente "non siamo NESSUNO" proviamo a diventare dei critici cercando di esprimere le impressioni sul testo, dando voce alle sensazioni che emergono; al contrario di quello che qualcuno pensa, non c'è bisogno di essere iscritti ad un ordine dei critici letterari o essere degli accademici per avere accesso al libero pensiero. Io questo accesso me lo sono conquistato ed esprimo sempre il mio pensiero liberamente anche se questo mi attira addosso le ire di molti.
Imparate a fare lo stesso, non lasciatevi condizionare dagli altri siate voi stessi nel bene e nel male, e non mettete mai a tacere la vostra coscenza in nome di un "quieto vivere" che vi lascerà senza identità e vi farà succubi della massa.
Se poi non vi va di esprimere un parere pazienza...
Ritratti urlatiTu non mi hai vista tra quei figuranti
dai cuori a forma di salvadanaio
io ero lì, in quei ritratti urlati,
tra il filo dei pensieri
e il marciapiede
una spanna sotto la follia
tra riflettori accesi sulla gente
in quei crocicchi di periferia
su sguardi affranti e fissi
nelle parole che annientano il dolore
nel lieve mormorio di telecamere distratte
in quelle inquadrature sul selciato
che soffocano il pianto e la speranza
tra mani insanguinate e
antenne paraboliche sui tetti
con madri disperate a martoriare ventri
per partorire ancora nel dolore
figli da offrire a un dio che s’è distratto