era il giorno della poesia,
avevo 8- 9 anni, un bel paio di occhi azzurri
limpidi come stagni,
capelli a caschetto tipo angelo della pubblicità,
un gran fiocco blu,
e davanti a tutti recitai a memoria,
"A Silvia"
volevo essere perfetto,
e fui fantastico, e così presi un bel dieci.
mi sentivo proprio
come se l'avessi scritta io.
mi piaceva la poesia.
mi è sempre piaciuta
la poesia.
quando tornai al banco, il mio compagno
mi diede di gomito.
"Non se la scoperà mai quel finocchio!. "
disse sottovoce.
"Ha voglia di scrivere poesie, quel gobbo".
rincarò.
"E' morto da un pezzo." dissi io.
"Si, di seghe." sorrise sdentato.
"Tutti i poeti si fanno le seghe, enormi seghe
da finocchi."
aggiunse.
" E lei adesso se la spassa con qualche ganzo,
naturalmente."
"Non credo, ma visto che la sai tanto lunga,
perché non vai a cagarti in culo ?"
e non gli rivolsi mai più la parola.
" Dico solo che quella se la spassa e che i poeti
sono tutti dei finocchi, che ti prende?"
insistette ancora un po'. poi rinunciò.
io no.
sono passati trent'anni.
di lui non ho più avuto notizie.
ma spero di cuore
se la stia spassando.