Devo dare atto al Conte, che il problema su cui è incentrato ogni dilemma umano della comunicazione, non è finalizzato al colore della pelle, provenienze geografiche,religioni o abitudini sociali per sè stesse, ma dal fatto che siamo per convenzione ed educazione, intolleranti, più o meno verso ogni cosa esca dalla nostra struttura mentale di mondo perfetto ed utopistico, dipinto nella mente, in un modello che ci insegnano con ogni mezzo possibile.Le peggiori tragedie si sono compiute in nome di una, coercizione idelologica, atta a far sparire lo scomodo diverso, per una convenzione sociale ben definita.Ed è quello che stiamo subendo con la globalizzazione, ove tutto viene appiattito in un mediocre nulla senza sostanza,molto pubblicizzato.In assenza di altri edificanti ed evoluti modelli, si formano schiere di "intolleranti" sempre più radicali, che tendono a perpetrare e giustificare ogni singola ingiustizia, compiuta in nome della società civile. Stereotipo, esatto Venere, vige l'impossibilità di superara lo stereotipo perchè non c'è altro.Infatti, la tolleranza non viene insegnata, ma ne viene soltanto evidenziata la mancanza, che non è,sino a prova contraria, un modello su cui basare una struttura sociale, ma solo l'ennesima conseguenza del deterioramento e confusione, a cui siamo tutti soggetti.
Qualcuno , potrebbe opporre la giustificata afferamazione, che nelle scuole, è insegnata la tolleranza specie in quelle primarie.Mi spiace, è una convivenza forzata. Appena vi è il contatto con il mezzo d'informazione , ne scuola e famiglia, può nulla sulla formazione dei giovani.
Come ho detto, nel mio intervento, all'inizio di questo topic,qualche settimana fa, la strada è ancora lunga, incerta anche in funzione di un mondo altamente sottoposto a tensioni sociali e bisogni primari non appagati.Per adesso, accontentiamoci di comprendere che noi stessi,anche se ci proclamiamo tolleranti, probabilmente perpetriamo delle discriminazioni che giustifichiamo in tante maniere, senza tuttavia pensare, che è proprio questo il nodo cruciale del problema.Cominciamo a puntare in dito su noi stessi, prima di puntarlo in giro.