Autore Topic: Come scrivere poesia  (Letto 10832 volte)

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Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #15 il: Venerdì 23 Luglio 2010, 13:51:53 »
mi intriga molto il post di Manocchia..spero di averlo capito adeguatamente..
e se l'ho capito adeguatamente, concordo in pieno con lui, dissentendo dall'idea di Ricotta..
non confondiamo per favore l'immagine poetica con la poesia..o se vogliamo meglio precisare barlumi di ispirazione con la poesia..non sono e non devono essere la stessa cosa..altrimenti l'arte sarebbe tutta appiattita..e invece, grazie a Dio, esistono musicisti, poeti, prosatori, oratori, ecc..
diamo a Calliope ciò è che è suo..e diamo alle altre muse ciò che è loro..
la divisione tra le arti, sebbene costituiscano un unicum di ispirazione, dev'essere conservata..che senso avrebbe parlare di poesia altrimenti?potremmo piu semplicemente parlare di arte!
rispondo dunque piu precisamente a Ricotta: perché i moderni devono continuamente esulare dal classicismo?perché lo si deve ritenere obsoleto e anacronistico?posso con sicurezza affermare che se entrassero nella nostra quotidianità gli insegnamenti dei classici, la nostra vita ne trarrebbe giovamento..chi mi può contraddire?chi può negare la valenza etica di Cicerone, Lucrezio, Orazio e Seneca per citarne alcuni?
non nego che la modernità abbia prodotto opere di pari importanza, ma cerchiamo di non trovare genialità moderna, dove il classico aveva già annusato..
la scottante satira di Joyce non vi ricorda forse il Satyricon di Petronio? la disgregazione dell'io, il rimpianto della pace, la distruzione fisica e psicologica, la necessità di fratellanza non le si possono rinvenire nella Pharsalia di Lucano? attenzione dunque a forzare la genialità di un periodo storico rispetto ad un altro! il classicismo ha vissuto molta esperienza che la modernità forse non gli riconosce..
Francesco, scudiero dei classici

Offline Massimiliano Manocchia

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #16 il: Venerdì 23 Luglio 2010, 14:16:06 »
Francesco, finalmente qualcuno che sa di cosa parla! La tua teoria (terribilmente affascinante, se solo la si legge tra le righe) può essere più o meno discutibile - come tutte le teorie, d'altro canto - ma è senza dubbio ragionata, ponderata, colta, intellettuale.
Tengo d'occhio questo topic: se qualcuno dovesse cogliere e sviluppare (o anche contrastare ma con piglio culturale) le congetture di Francesco, potrebbe diventare una discussione originale e interessante.
Per inciso, una mia personalissima opinione: Ungaretti è il poeta più sopravvalutato del Novecento e il suo successo è frutto soprattutto del contesto in cui si è trovato a vivere e del periodo storico. Oggi, una "poesia" come "M'illumino/d'immenso" potrebbe essere poco più che un discreto slogan per una pubblicità dell'Enel.
@Francesco: da studioso e amante di Joyce, ti confermo che il paragone con Petronio è assolutamente corretto.

Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #17 il: Venerdì 23 Luglio 2010, 15:25:24 »
caro Massimiliano, l'apertura del tuo ultimo post mi lusinga..certo, anch'io non stimo particolarmente Ungaretti..sono persino arrivato a preferire il primo Ungaretti decisamente ribelle alla tradizione, piuttosto che l'Ungaretti ultimo che vive un ritorno al classicismo..una poesia come L'isola è un insulto al mito arcadico e in primis alle Bucoliche virgiliane..cerchiamo di analizzarla da vicino:

A una proda ove sera era perenne
di anziane selve assorte, scese,
e s'inoltrò
e lo richiamò rumore di penne
ch'erasi sciolto dallo stridulo
batticuore dell''acqua torrida,
e una larva (languiva
e rifioriva) vide;
ritornato a salire vide
ch'era una ninfa e dormiva
ritta abbracciata a un olmo.
In sé da simulacro a fiamma vera
errando, giunse a un prato ove
l'ombra negli occhi s'addensava
delle vergini come
sera appiè degli ulivi;
distillavano i rami
una pioggia pigra di dardi,
qua pecore s'erano appisolate
sotto il liscio tepore,
altre brucavano
la coltre luminosa;
le mani del pastore erano un vetro
levigato da fioca febbre.

basterebbe soltanto la lettura dei primi due versi per impressionarsi negativamente..e volete persino proporla come manifesto del classicismo di Ungaretti..
il primo, un endecasillabo a maiore costruito in modo a dir poco ridicolo: l'accento della quarta sillaba scompare nella sinalefe (pro-da/o-ve) e quello dell'ottava, canonico e di vitale importanza per la musicalità, nemmeno esiste!
il secondo, un novenario, costruito in modo impeccabile, se non fosse per un improponibile iperbato che distrugge d'intero la struttura della frase!
il quarto è un endecasillabo privo di qualunque accento metrico..
il quinto verso presenta una caratteristica stranissima, il pronome clitico si in enclisi..Ungaretti, forse per scarsa preparazione in materia o forse per ipercorrettismo, ha costruito un verbo in modo assolutamente errato!la legge Tobbler-Mussafia ha dimostrato come l'enclisi verbale possa presentarsi solo all'inizio di verso (es. Mostrasi si piacente...) e l'analisi potrebbe proseguire oltre allo stesso modo.. lascio ad altri l'interpretazione soggettiva che tanto piace ai moderni e agli ermetici..

vi chiedo soltanto per dovere di cronaca di cantare a voce alta il primo verso dell'Isola e questo celeberrimo verso tratto dalla prima ecloga di Virgilio di cui è anche l'incipit e sinceramente esprimere le vostre sensazioni..

A una proda ove sera era perenne

Tìtyre tù patulaé recubàns sub tégmine fàgi

(vi ho trascritto gli accenti non prosastici, ma della corretta lettura prosodico-metrica)
Francesco, scudiero dei classici

Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #18 il: Venerdì 23 Luglio 2010, 19:49:58 »
Intendo meglio precisare la somiglianza che intercorre tra il Satyricon di Petronio (I sec dc) e l'Ulisse di Joyce (1922)..
Partiamo dall'esempio moderno perché maggiormente noto ai più..
L'Ulisse deve il suo nome all'Odissea omerica e si struttura alla stessa maniera: divisione in 3 parti principali dedicate a Stephen (Telemaco), Leopold (Ulisse) e Molly (Penelope) e sottodivisione in sottoparti che richiamano per antifrasi le avventure dell'Odissea..e antifrasi è la parola chiave: Joyce costruisce l'Ulisse come parodia satirica dell'Odissea, ha cioè come riferimento un modello classico..
per Petronio la situazione è la medesima..il Satyricon assieme alle Metamorfosi di Apuleio viene etichettato come romanzo antico, ma se per Apuleio potrebbe essere adeguata, per Petronio sarebbe piu opportuno chiamarlo antiromanzo, perché interamente costruito sulla parodia satirica..la storia narratavi infatti altro non è che la parodia di modelli classici: il libro XIV conservato in parte è costruito come parodia dell'Odissea (i protagonisti attirano le ire del dio Priapo); il dio Priapo richiama un'ulteriore parodia, quella dell'amore platonico dei romanzi erotici greci..infatti i protagonisti Encolpio e Gitone hanno una storia omosessuale..in più gli inserti poetici altro non sono continue parodie (Bellum civile della Pharsalia di Lucano per esempio)..
qualcuno obietta forse che il procedimento di Joyce fosse 1 novità?a me non sembra..per la forma, i discorsi si ampiano ulteriormente, ma preferisco rimandare..
Francesco, scudiero dei classici

Offline Marina Como

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #19 il: Venerdì 23 Luglio 2010, 22:32:03 »
Da come la vedo io, possiamo anche continuare a parlare di giambi, e di
etiàmprimanovò
spargébatlùminetérra---
ma... io ho parlato di innovazione di Ungaretti e Montale rispetto al classicismo ed alla poesia sino ad allora prodotta con il linguaggio di immagini evocative.
Vero è che anche agli antichi sembrava "nulla di nuovo sotto il sole" (preferisco scrivere italiano, perché le mie nozioni di latino sono alquanto arrugginite, e mi piacerebbe che si usasse anche la traduzione, altrimenti coloro che come me non lo ricordano non riescono neanche a capire il discorso), ma non vedo in nessun esempio classico la forza "dirompente" delle immagini evocative. Non è anche questo un elemento in più prettamente incollato al linguaggio poetico? Altrimenti potrei far notare che anche una canzone utiilizza le metriche, ma la poesia non è soltanto musica. E non si tratta di confondere il sentimento con la immagine, anche una prosa evoca sentimento, se vogliamo trovo molto più simile un poema antico ad una canzone. E non ci scordiamo che l'opera è stata inventata dagli italiani. Quale forma metrica non può essere anche cantata? Una poesia no, una poesia la si recita, la si declama, amche se fior di poesie come tutte le espressioni vocali possono essere musicate o musicali, una metrica è già una canzone perfetta così com'è, una poesia a verso libero no.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Angelo Ricotta

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Re: Come scrivere poesia
« Risposta #20 il: Venerdì 23 Luglio 2010, 22:56:46 »
Rispondo a Francesco Pozzato. Calliope, ovvero colei che ha bella voce, era solo la musa della poesia epica; Erato era quella della poesia amorosa e si accompagnava con la lira; Euterpe della poesia lirica e s'accompagnava col flauto e così via...Come vedi nell'antichità la distinzione tra poesia, musica e recitazione non era così definita. D'altronde proprio Manocchia aveva riportato nel topic Che cosa è Arte? http://www.scrivere.info/community/forum/index.php?topic=2934.msg40269#msg40269 la prefazione al Dorian Gray dove si afferma tra l'altro "Dal punto di vista formale il modello di tutte le arti è l'arte del musicista. Dal punto di vista del sentimento il modello è l'arte dell'attore." E allora? Comunque si stava parlando di poesia e di prosa con immagini poetiche, entrambe arti della parola, ed io sostenevo e sostengo che non c'è sostanziale differenza. Per quanto riguarda i moderni e chi l'ha detto che rinnegano i classici? I grandi poeti moderni erano e sono dei profondi conoscitori dei classici ma sono anche delle persone creative che non vogliono passare la vita ad imitarli, a fare i manieristi, e perciò tentano altre strade, anche perché il tipo di sensibilità si è profondamente trasformato nel tempo. I classici non avevano certo esaurito tutte le possibilità, anzi ne avevano sviluppate solo alcune! Infine non trovo analogie tra il Satyricon e l'Ulisse di Joyce. La prima è sostanzialmente un'opera comico-satirica di contenuto licenzioso volta a divertire, mentre la seconda, benché modellata formalmente sull'Odissea, riguarda il rapporto conflittuale tra l'individuo e la società e persino con se stessi. Tutt'altra tematica, tutt'altro scopo.

Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #21 il: Sabato 24 Luglio 2010, 02:57:46 »
Rispondo a Marina: ti consiglio di riprendere in mano alcuni testi classici e se non trovi la dirompenza delle immagini evocati in nessuno di essi significa che o non li leggi adeguatamente o hai dei pregiudizi a riguardo..
Rispondo ad Angelo: certo che poesia, musica e recitazione non erano propriamente definite..la figura poetica della Grecia ellenica è l'aedo o il rapsode, il poeta-cantore..a Roma fiorivano le recitationes pubbliche..nel Medioevo le Chanson erano oggetto di rappresentazione pubblica e i Roman d'avventure nelle corti..ma un'opera poetica rimaneva un'opera senza esulare in altri ambiti sebben accompagnata da danze o musica..poi per la questione del Satyricon e dell'Ulisse ti invito ad analizzare piu compiutamente l'opera classica che risulta essere nient'altro che il prototipo della moderna..la cena di Trimalchione la vedi soltanto come una scenetta comica?io tenderei a non sminuire la valenza realistica del componimento..o per quanto riguarda l'Ulisse, quando Leopold si trova all'inizio della sua avventura seduto in bagno a defecare è forse un momento di riflessione seria e pacata?io la trovo alquanto esilarante..non vogliamo cercare forbici dove si vi sono, ma decisamente più ristrette di quanto si pensi..
Francesco, scudiero dei classici

Offline Angelo Ricotta

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Re: Come scrivere poesia
« Risposta #22 il: Sabato 24 Luglio 2010, 10:18:50 »
Per il notturno Francesco su Orazio e Ungaretti.

Peccato che ci sia la luce elettrica altrimenti ti avrei visto bene al lume di fumose candele intingere la penna d'oca nel calamaio e scrivere concitato su ruvide pergamene!

Se si fa sentire anche il verso seguente è più espressivo:

Tìtyre, tù patulaè recubàns sub tègmine fàgi
sìlvestrèm tenuì Musàm meditàris avèna

che, se ricordo bene, si traduceva

O Titiro, tu sdraiato al riparo di un grande faggio
mediti un canto silvestre sull'esile flauto

Teniamo presente che questa è una pronuncia convenzionale, intesa a dare un assaggio, si spera, mediante accenti tonici (intensivi) di una metrica che era invece quantitativa, ovvero basata su sillabe brevi e lunghe sulle quali, pare, cambiasse anche volume e altezza della voce. Come realmente suonasse la poesia originale è ignoto, per quel che ne so.

I primi due di Ungaretti:

A una proda ove sera era perenne
di anziane selve assorte, scese,

La mia sincera impressione immediata è che i versi di Orazio suggeriscono un rilassato quadretto capestre, mentre quelli di Ungaretti c'introducono subito nei tormenti dell'anima...sera perenne...anziane selve assorte...
Se però si leggono interamente entrambe le composizioni l'affinità emerge e potrebbe essere che Ungaretti si sia qui ispirato ad Orazio (dimostrando così la sua conoscenza dei classici!). Rimane comunque una differenza essenziale. Pur turbato dal fatto di dover abbandonare il suo podere, la sua vita, Melibeo riesce ad apprezzare la tranquilla esistenza di Titiro; il tono della poesia è comunque tranquillizzante, descrittivo, il suo significato esplicito. Invece un'inquietudine irriducibile percorre tutta la composizione di Ungaretti che pur parlando di un immaginario luogo (che nella realtà pare fosse Tivoli!) nel quale la sua anima tormentata avrebbe dovuto riposare, si capisce che nasconde nei versi altri oscuri significati. In realtà egli non riesce a rasserenarsi e comunica questa tensione al lettore. :angel:


Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #23 il: Sabato 24 Luglio 2010, 11:29:48 »
Vorrai dire Virgilio..non Orazio..in ogni caso, la lettura metrica supporta a piè pari la tua teoria della mescolanza delle arti..quindi tutto sommato ti stavo anche dando ragione :D
vorrei ricordarti il motivo e il periodo storico in cui Virgilio scrive la prima ecloga: siamo nel 38 a.c. e Virgilio si è visto confiscare ingiustamente i poderi familiari dopo la battaglia di Filippi vinta da Ottaviano nel 41.. per intercessione di Asinio Pollione, a cui è dedicata, Virgilio riottiene i poderi, ma un suo carissimo amico rimane privato di questo, Orazio..quindi Titiro, il pastore felice, potrebbe essere Virgilio..Melibeo, il pastore esule, potrebbe essere Orazio..
e qui ti contraddico..non mi pare che la prima ecloga sia il trionfo della tranquillità..è piuttosto il sogno della tranquillità..non a caso Virgilio trasmette serenità dal mondo agreste, il suo mondo nativo..mondo nativo anche di Orazio..ma dalla città trasmette tutt'altro..e questo non può essere che l'eco delle guerre civili..
Melibeo si stupisce della serenità di Titiro e dirà: "Turbatur agris" (Vi è tumulto nei campi)..
Titiro gli risponderà: "Urbem qui dicunt Romam" (La città che chiamano Roma)..sottolineando l'antitesi tra mitica pace dei campi e distruzione della città..la città è qualcosa di remoto, di lontano che va a disturbare la serenità dei campi..
io penso personalmente che la tranquillità in questi termini sia un miraggio emanato dalla figura di Augusto che ancora non è divenuto tale..e quando lo diventerà nel 31 a.c. l'Eneide ne darà conferma!solo con l'Eneide Virgilio proclamerà la serenità dell'impero, ma avrà comunque sullo stomaco il peso di tanto sangue fraterno speso ingiustamente..
andiamo cauti nel definire Virgilio il poeta della tranquillità..non mi pare proprio..ricerca la serenità e quando la trova, ne sente le incongruenze..su questo piano Ungaretti non mi pare molto lontano..solo i momenti storici ci impediscono di carpire i timori virgiliani..una guerra civile a Roma che dura ormai dai tempi dei Gracchi 133 a.c. e termina soltanto nel 31 a.c. quindi 1 secolo più tardi non può essere paragonata alle agonie di una guerra mondiale?dimenticate forse che l'impero romano si estendeva su tutto il mediterraneo?la caccia di Cesare a Pompeo e i pompeiani ne è un esempio lampante!Roma..Farsalo..Egitto..Spagna..e Roma di nuovo..il giro del mondo conosciuto in sostanza..se non una guerra mondiale in pieni termini, un focolaio molto esteso..
Francesco, scudiero dei classici

Offline Angelo Ricotta

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Re: Come scrivere poesia
« Risposta #24 il: Sabato 24 Luglio 2010, 12:21:03 »
Virgilio e non Orazio, certo, scusate! Ma una volta non c'era la possibilità di modificare il post? Naturalmente i tempi erano duri e nei fatti c'era di che esserne fortemente angosciati. Ma l'incedere maestoso della cadenza dell'esametro dattilico catalettico in me produce un senso di quiete o se vuoi di tranquilla rassegnazione verso gli eventi anche infausti della vita, un atteggiamento di olimpica serenità senz'altro voluto sul piano intellettuale dal poeta tenendo a bada le emozioni devastanti. Non so però quale fosse la risposta emotiva a questa ecloga da parte dei contemporanei di Virgilio, sarebbe interessante appurarlo.

Offline Marina Como

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #25 il: Sabato 24 Luglio 2010, 19:46:28 »
Rispondo a Marina: ti consiglio di riprendere in mano alcuni testi classici e se non trovi la dirompenza delle immagini evocati in nessuno di essi significa che o non li leggi adeguatamente o hai dei pregiudizi a riguardo..
Rispondo ad Angelo: certo che poesia, musica e recitazione non erano propriamente definite..la figura poetica della Grecia ellenica è l'aedo o il rapsode, il poeta-cantore..a Roma fiorivano le recitationes pubbliche..nel Medioevo le Chanson erano oggetto di rappresentazione pubblica e i Roman d'avventure nelle corti..ma un'opera poetica rimaneva un'opera senza esulare in altri ambiti sebben accompagnata da danze o musica..poi per la questione del Satyricon e dell'Ulisse ti invito ad analizzare piu compiutamente l'opera classica che risulta essere nient'altro che il prototipo della moderna..la cena di Trimalchione la vedi soltanto come una scenetta comica?io tenderei a non sminuire la valenza realistica del componimento..o per quanto riguarda l'Ulisse, quando Leopold si trova all'inizio della sua avventura seduto in bagno a defecare è forse un momento di riflessione seria e pacata?io la trovo alquanto esilarante..non vogliamo cercare forbici dove si vi sono, ma decisamente più ristrette di quanto si pensi..
Forse la poesia antica che più si avvicina alla evocazione per mezzo di immagini che intendo io, potrebbe essere Saffo, non mi pare Orazio, semmai puoi farmi qualche esempio? A me viene in mente solo carpe diem! Anche se l'innovazione di Orazio di spostare i vocaboli all'interno dei versi, non è da poco, per la forza di "presentazione" di un discorso qualsiasi in differenza alla prosa.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #26 il: Sabato 24 Luglio 2010, 20:02:55 »
Forse abbiamo semplicemente una concezione diversa di immagine evocativa..se mi dipani la tua, forse riesco a trovarti qualche esempio classico calzante..grazie  :)
Francesco, scudiero dei classici

Salvatore Ferranti

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Re: Come scrivere poesia
« Risposta #27 il: Sabato 24 Luglio 2010, 20:09:16 »
Sono d'accordo con francesco.
la poesia antica è molto evocativa. ci sono esempi infiniti...basterebbe leggere Ovidio.
Le heroides, o il Tristia...

Offline Francesco Pozzato

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #28 il: Sabato 24 Luglio 2010, 23:16:04 »
Arma gravi numero violentaque bella parabam
    edere materia conveniente modis.
Par erat inferior versus; risisse Cupido
    dicitur atque unum surripuisse pedem.

                        (Ovidius, Amores, I, 1, 1-4)

M'accingevo a celebrare con metro solenne le armi e le guerre crudeli
     in modo che l'argomento e il ritmo fossero concordi.
Il verso che seguiva era di ugual lunghezza,
     ma dicono che Cupido sorridendo abbia sottratto un piede.

Se questa immagine non è evocativa, non so che farci..A me emoziona molto più della ridondante M'illumino d'immenso..E' di una raffinatezza e di un paradossale realismo mitico sconcertanti..
Ovidio allude alla struttura metrica dei suoi Amores..i poemi epici venivano cantati in versi esametri..e Ovidio rivela di aver tentato di seguire la via, ma Cupido si è intromesso, togliendo un piede al secondo verso del distico.. Esametro - un piede = Pentametro.. il genere che vuole come struttura metrica il distico elegiaco altro non può essere che l'elegia..ovvero il canto soggettivo d'amore..la reale essenza degli Amores ovidiani..
Francesco, scudiero dei classici

Offline Marina Como

Re: Come scrivere poesia
« Risposta #29 il: Domenica 25 Luglio 2010, 00:07:43 »
Arma gravi numero violentaque bella parabam
    edere materia conveniente modis.
Par erat inferior versus; risisse Cupido
    dicitur atque unum surripuisse pedem.

                        (Ovidius, Amores, I, 1, 1-4)

M'accingevo a celebrare con metro solenne le armi e le guerre crudeli
     in modo che l'argomento e il ritmo fossero concordi.
Il verso che seguiva era di ugual lunghezza,
     ma dicono che Cupido sorridendo abbia sottratto un piede.

Se questa immagine non è evocativa, non so che farci..A me emoziona molto più della ridondante M'illumino d'immenso..E' di una raffinatezza e di un paradossale realismo mitico sconcertanti..
Ovidio allude alla struttura metrica dei suoi Amores..i poemi epici venivano cantati in versi esametri..e Ovidio rivela di aver tentato di seguire la via, ma Cupido si è intromesso, togliendo un piede al secondo verso del distico.. Esametro - un piede = Pentametro.. il genere che vuole come struttura metrica il distico elegiaco altro non può essere che l'elegia..ovvero il canto soggettivo d'amore..la reale essenza degli Amores ovidiani..
Si, hai usato la parola giusta, emoziona. Ma a parte la figura metaforica di Cupido e "della guerra", non sono quelle che intendo come "immagini evocative": per me le immagini sono evocative quando non sono reali, ma descritte come tali.
Ad es.  invece prendiamo Quasimodo e la sua
ED E’ SUBITO SERA

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
E' chiaro che la "immagine emozionale" non è quella descritta, di un uomo sotto il solleone oppure all'ombra con un solo raggio, né la sera viene subito ed il giorno dura pochissimo perché siamo al circolo polare. é ovvio che l'immagine di un raggio di sole, (o della sera) vuole evocare soltanto la durata della vita di un uomo, una vita che in confronto alla morte è la nostra luce, quindi "è bello vivere, peccato duri poco" o il banale "come vola il tempo" che detto così come lo dice lui, con quelle immagini,  è tutt'altra cosa, proprio perché appartengono ad un "quadro pittorico" che non è il ritratto! La poesia ad immagini evocative, è, oserei dire, quell'aria così bene rappresentata nella Gioconda, è "lo sguardo" dato ad un ritratto che ne intrappola l'anima, pur senza esservi perfezione di fattezze o posa rispetto l'originale, eppure così somigliante, quando vi si intrappola la parte più intima: bhe, se anche le fattezze sono riportate al massimo, certo, abbiamo un'opera d'arte, ma se è solo fattezza, è niente, una copia "snaturata" dall'essere.
Insomma per me l'immagine evocativa è quella che dipingiamo e non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando.



Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.