Ma Marinaaaa Io volevo dire proprio il contrario, non è un inno alla vita ma una lamentazione su chi non riesce a viversela e se ne sta alla finestra e i gomiti gli si consumano a furia di stare lì appunto come un peso morto .
Sia chiaro che quando dico "volevo dire" non significa che stavo lì a pensare cosa volevo dire, non so se mi sono capita ,
Comunque, ho capito la storia delle gutturali e dei gomiti che stonano. Faccio tesoro anche di questo e ti ringrazio immensamente del tuo contributo .
P. S.
Si, lo so! ahhaaha! Ma volevo la tua conferma. Hai detto che forse non ti riesce di dare un messaggio chiaro: allora posso venire al punto.
Tutta la prima parte é "un inno alla vita" e che tu lo voglia o no, trasmetti gioia, la sua grandezza, la sua adorazione. Si, questo è la premessa per cui vuoi scuotere le persone per invitare a viverla. E hai poco da usare "lamentazione". Tutta la prima parte usa un linguaggio ben descritto nel La del diapason di Corripio! Un incanto della primavera di Vivaldi, non è una nenia funebre, Lo è la seconda parte. Come se fossero due poesie distinte. (d'altronde lo è anche il vivere e morire!). La prima riguarda la tua persona, la seconda quella degli altri. La lirica (il parlare delle tue emozioni personali) ti riesce molto meglio che non i sermoni, o forse i sermoni ti riescono bene lo stesso ma sono slegate nella poesia, anche nell linguaggio. E non mi dire che se persino la morte si mette a pregare, non sia un inno! ahhaah!
La distinzione del linguaggio e della poesia comunque, non la vedo così male come idea: ma tu, ne sei consapevole?