Un altare è la vita
Un altare è la vita presente a se stessa,
non dilegua, e la finzione della morte
si inginocchia a lei come in preghiera.
Ma anche così, scorrono presto i giorni:
il tempo cambia e inaspettato il freddo
alla finestra avvolge i gomiti consumati.
Spiare è l'arte dei dimenticati.
Mi sembra che la poesia si svolga in due momenti distinti e contrapposti, scanditi dai due periodi di tre versi ciascuno (nella versione originaria).
Nel primo la vita, vissuta come attimo presente, sembra sconfinare in una dimensione di eternità, è oltre il tempo, e la morte dilegua in una figura evanescente, illusoria.
Nel secondo appare il trascorrere inarrestabile del tempo e il freddo-morte si materializza in tutta la sua concretezza, lasciando trasparire il senso di amarezza per una vita vissuta “alla finestra” ( in qualche modo, quindi senza che si sia riusciti a vivere il presente).
Sensazione che viene esplicitata e confermata nel lapidario endecasillabo finale.
Secondo me la poesia è discreta, ma qui ti dico quello che secondo me sarebbe da migliorare.
I due periodi hanno una costruzione troppo complessa e ridondante, significati già intuibili vengono precisati appesantendo il discorso. L'andamento è molto prosastico.
Quindi io lavorerei di forbice e, nel tagliare ricercherei una maggiore ritmicità.
La scriverei più o meno così:
E' un altare la vita presente a sé stessa
e la morte è finzione in preghiera ai suoi piedi.
Ma scorrono i giorni e inaspettato il freddo
avvolge alla finestra gomiti consumati.
Spiare è l'arte dei dimenticati