Diceva, più o meno, Paul Valéry che il primo verso ce lo dà un qualche dio, e che gli altri ci sforziamo di aggiungerli noi.
A me capita così: non sono capace di scrivere niente se, nei momenti più impensati, non ricevo da qualche "entità superiore", o forse dal mio inconscio, l'incipit, che mi impegno a ricordare a memoria (anche se la mia è pessima) fin quando non ho la possibilità di trascriverlo.
A quel punto posso anche mettermi con comodo, in silenzio o accompagnato da una buona musica, a tavolino, per cercare di dare un seguito a quell'inizio.
A volte, avendo il materiale (carta e penna), si può scrivere anche tutta una poesia nei luoghi più svariati, salvo poi integrarla e/o correggerla: la mia recente "Eleonora" è nata interamente sui mezzi pubblici, mentre alcune altre poesie sono state composte nel bagno...