i- il significato semantico di una parola e un concetto, pur se definito dalla regola, può nascondere alcunoi tranelli nell'intrpretazione personale ...(omissis)...
Chi si proietta nel futuro percepisce il passato come arcaioco e superato, allora vi pongo io una domanda alla quale ho trovato da anni una mia risposta. Il futuro deve cancellare tutto il passato con un colpo di spugna come spesso sottolineavano i futuristi oppure deve farsi forte del suo passato e portarlo nel nuovo come sottolineava Nietzsche?
Ma nessun essere umano “è fatto così”. Siamo in continua, costante evoluzione –
Può sembra strano, ma io ho la concezione dell'essere umano come di una cipolla fatto a strati (
Si, la cipolla fà piangere, ma questa è un'altra storia.)
Ora ogni strato rappresenta le nostre esperienze, sicchè ci troviamo ad assorbire strati su strati ogni, non minuto, ma secondo che passa. Ogni cosa che "percepiamo" aggiunge uno strato al nostro essere, per cui finchè abbiamo in qualche modo, qualsiasi modo, contatto con il mondo, noi variamo: siamo cioè prodotti di noi stessi, delle nostre percezioni, in continua evoluzione.
Alla stessa stregua, il presente non può che essere il prodotto del passato, e quegli sprazzi di "visioni future" non sono che presente. Come la storia dimostra, non tutti arrivano alle stesse conclusioni, non tutti arrivano ad una stessa conclusione nello stesso istante. Non si tratta quindi di "gettare all'aria" il passato, (rinnegheremmo il nostro essere, o se preferite come poeti, il nostro "bambino" così presente nei nostri sogni e contraddizioni) ma servirsi di esso per poter avere una esatta concezione di presente. Concludendo: tanto più il passato ci appartiene, tanto più abbiamo le conoscenze, meglio possiamo interagire con il nostro presente, ma attenzione, per conoscenza non intendo soltanto nozione, ma anche e soprattutto il "nostro essere vissuto". Quante volte ci stupiamo della saggezza di un ignorante qualsiasi che però magari "conosce il mondo" e lo interpeta come noi non riusciamo a fare? Probabilmente perché il "suo vedere" ha proprio quella risposta che noi pensavamo di star cercando per vie traverse. Mi ritorna il mente il libro "il formaggio e i vermi" (Ginzburg) egregia descrizione del mondo fatta da un contadino davanti al tribunale della santa inquisizione.
Ritornando al nostro post, posso dire che tanto più riusciamo ad incidere nello strato altrui con la comunicazione adatta a lui, (non ci si rivolge al bambino come ad un adulto) meglio avremo raggiunto l'obiettivo della nostra comunicazione. Importante diviene quindi anche la "scelta" del nostro "obiettivo" (lettore) della comunicazione. Ogni insegnante lo sa!
La "scelta del target" potrebbe anche essere lasciata al caso: chi vuol capire, capisca. O se preferite: sono curioso di sapere chi è colui che riesce ad afferrare la mia comunicazione, io esprimo quel che desidero condividere, un pochino come: "chi vuole? un gelato al cioccolato? Preferisci la crema? Pazienza, io ora ho il cioccolato, chissà, forse domani se mi dici come si fa la crema, (o se ho voglia di farlo, già ne possiedo le competenze) io te ne farò uno"