A volte ci si sente impotenti davanti a tutto quello che ci succede intorno.
Non so più nemmeno io perché scrivo a quest’ora di notte in questo topic che mi fa sentire parte di una umanità distratta, preoccupata solo del tempo, delle vacanze, di non perdere una puntata del grande fratello di poter partecipare, un giorno, alla pupa e il secchione almeno come spettatore o di verificare se la vicina porta ancora quelle mutandine viola che un giorno eravamo riusciti ad intravedere mentre scendeva dalla sua utilitaria troppo stretta.
Io sì, mi ubriaco di giorno per rendermi la coesistenza con questo teatrino delle comparse un po’ meno insopportabile. Poi mi passo la mano sull’inguine pensando di poter assomigliare a Michael Jackson e mi diverto a pensare che qualcuno possa scandalizzarsi mentre mi ravano il pisello.
E poi partecipo ai forum, alle discussioni saccenti alle sottili disquisizioni sul bene e sul male, mi concentro sull’argomento e sforno il mio bel pensiero metafisico (metà fisico, perché l’altra metà non serve a un cazzo) e so già che qualcuno leggerà e rifletterà su ciò che io penso della poesia, dell’essere poeti, dello scrivere in un modo piuttosto che in un altro, dei commenti, delle prime pagine, delle poesie a tema, dell’uomo e della donna, di Dio, della fortuna, della vita, della salute e della malattia, già…. di quella stramaledetta puttana che quando arriva c’è chi si ostina a chiamarla “malasorte”.
Poi vado a dormire ed il giorno dopo rileggo il pensiero degli altri zombie come me, di quelli che parlano perché non hanno altro da fare, di quelli che se li inviti a parlare del nulla è come se per loro fosse il più bel giorno della loro vita. E siamo in tanti con la mente fissa alla tazza del cesso e solo di quello sappiamo parlare, perché di quello ci hanno abituati a parlare. Non ci importa di chi siede sopra, di chi butta l’anima per raggiungere l’obiettivo. Non ci interessano gli stitici o quelli con la dissenteria, quelli li cataloghiamo come “sfigati”, a noi tutt’al più ci interessano quelli che cacano ad intervalli regolari e riempiono pagine per
descrivere l’opera che sono riusciti ad espellere. Ci piace partecipare con loro e diamo sempre il nostro contributo alla conversazione perché anche noi, in fondo, ci riteniamo dei defecatori di razza.
E così il nostro ego si allarga a dismisura e più siamo partecipi a queste discussioni di rara intensità filosofica, più ci sentiamo parte di una elite.
Dimentichiamo con facilità che il cibo è il presupposto ineliminabile affinché si possa discutere dell’altro, ma se qualcuno ce lo fa osservare facciamo spallucce, in fondo è molto più importante spendere fiumi di parole facendo vedere che siamo esseri pensanti e ragionanti piuttosto che impelagarsi in due sole parole che possano dare coraggio e speranza a chi ne ha bisogno.
Eppure le parole non costano nulla.
Ecco perché scrivo a quest’ora di notte in questo topic ed ecco perché non smetterò mai di essere la voce della vostra coscienza.