ovvero:
(dedicato agli artisti poco propensi alla critica)
Quando a dieci anni scrissi due strofette
credetti d’esser diventato un vate
mi crogiolavo fossero perfette
solo perché le avevo allineate
di spuma delle onde o laghi cheti
e di tramonti scrivevo con fervore
pensavo che per essere poeti
bastasse fare rima cuore-amore
ero la fiera della banalità,
ma un giorno un tizio un poco più sapiente
senza badare alle formalità
mi disse che chi scrive è anche la mente.
Sembrava una cazzata, sì lo ammetto,
è il cuore che comanda in certe cose,
ma dopo aver cambiato mi son detto:
se fioriranno saran forse rose.
Avevo tredici anni ve lo giuro
quando iniziai a scrivere “elegante”
compresi allor che è certo più maturo
utilizzar lo studio per collante.
Quando si scrive quel che il cuore detta
lasciandosi guidare dal trasporto
ne può sortire appena qualche arietta
buona soltanto a fare il cascamorto
se poi ignoriamo le critiche feroci
perché le riteniamo indecorose,
non ci si meravigli che si sfoci
in nenie a dire poco vergognose
per sua natura e predisposizione
si sa che l’uomo normalmente sbaglia
ma se dell’ignoranza ha vocazione
- altro che poetare -
lui resta ciuco e come tale raglia.
Si parla sempre di commenti e critiche ai testi che vengono pubblicati nel sito di scrivere. Ho creduto originale ribadire in rima il mio modo di intendere la poesia e le critiche in generale.
La mia visione certamente non coinciderà con quella dei più, questo però non fornisca spunto per iniziare polemiche che non avrebbero seguito (almeno da parte mia).
Per il resto ben vengano pareri contrastanti purché rigorosamente in metrica e in rima. Anche questo è un modo per scrivere a quattro, otto, dieci, dodici, quattordici, sedici, (ecc...) mani.