Autore Topic: Nuova iscritta: le poesie che scriviamo sono per noi o per gli altri?  (Letto 637 volte)

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Offline Ayrinne

Nuova iscritta: le poesie che scriviamo sono per noi o per gli altri?
« il: Venerdì 15 Gennaio 2010, 10:57:05 »
Premetto questo è il mio primo topic e non ho ancora pubblicato una poesia, ma ne ho una sotto fase di valutazione nel sito, magari la pubblicheranno o magari no, non so nemmeno se possa essere chiamata poesia o meno...

Ho sempre preferito la prosa, eppure un po' di tempo fa, ho sentito l'esigenza di dare una forma ad un mio stato emotivo, senza spiegarlo, solo cercando di darne una qualche immagine.

Non so neanche se sia una poesia, o se ci sono regole precise per scriverne una. A scuola non ne ho studiate tante, tranne quelle classiche (Ungaretti, Quasimodo, Pascoli, Leopardi). Non ne leggo tante di mio pur essendo un'appassionata lettrice di tutti gli altri generi. Inoltre sono troppo indisciplinata per rimaneggiare qualsiasi mio scritto più di una volta (una rilettura basta e avanza).

Non ho dimestichezza col mondo dei poeti ma ci sono scritti che mi hanno segnata e considero molto poetici, come le canzoni di De Andrè ad esempio, che mi affascinano sin dalla tenera età.

Quindi, un giorno, anzi una notte qualunque, mi è uscito questo "parto" anomalo, e spero che non mi venga mandata una email dai gestori del scritto con qualcosa tipo "è troppo oscena - respinta"  :-[ o se la pubblicano vi prego andateci piano e fatemi critiche non troppo feroci perchè ci rimango male...

Questo lo dico perchè da quando l'ho scritta un po' mi è cambiata la vita. Non perchè sia bella o non lo sia, non ho decisamente nessun strumento per valutarlo e razionalmente dubito che io possa aver fatto un buon lavoro vista l'inesperienza, ma mi cambia anche solo perchè "esiste". E l'ho fatta esistere io e racconta molto di me (anche se i miei due migliori amici a cui l'ho fatta leggere dicono che è difficile capire cosa volessi intendere, cioè non la capiscono). La vedo e la sento mia quanto il mio fegato o il mio polmone.

Perciò mi domando, è sempre possibile che un lettore di una poesia, afferri veramente quel che ha voluto scrivere lo scrittore? E' necessario che questo scrittore si snaturi per rendersi più comprensibile? Deve fungere anche da traduttore? E, in fondo, questo cosa vuol dire, se non che la poesia ci rende un po' migliori anche per il solo fatto di averla scritta, aver osato raccontare qualcosa di così intimo? Io mi sono sentita meglio dopo aver concretizzato il mio stato d'animo, perchè ho avuto il sentore di aver "trasformato" il mio sentimento negativo di diffidenza, in qualcosa di meno negativo, forse vagamente artistico, ed ora posso valutarlo dall'esterno ed imparare un po' a conoscermi meglio.

Scusate la pappardella, forse non c'ho capito assolutamente nulla di tutto ciò, o forse invece ho colto qualcosa e ho scoperto l'acqua calda, ma se non mi confronto con qualcuno (voi) che se ne intende veramente, dubito che riuscirò a scoprirlo.

Buona giornata comunque e grazie per aver letto fino in fondo!


Offline Amara

Re: Nuova iscritta: le poesie che scriviamo sono per noi o per gli altri?
« Risposta #1 il: Venerdì 15 Gennaio 2010, 13:55:47 »
intanto.. un benvenuta...
di mio.. posso dirti che non credo che la poesia debba per forza essere appieno compresa da chi legge.. ma debba perlomeno trasmettere un'emozione.. ma io.. scrivo senza intendermene.. perciò se ne hai voglia ti segnalo un topic ormai chiuso.. dove potrai trarre qualche spunto per le tue riflessioni...
ciao.. un sorriso... :)

http://www.scrivere.info/community/forum/index.php?topic=2715.0
« Ultima modifica: Venerdì 15 Gennaio 2010, 13:57:49 da Amara »
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(J. L. Borges)