Autore Topic: Sulla poesia  (Letto 28650 volte)

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masman

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Re: Sulla poesia
« Risposta #60 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 08:23:32 »
Tecnica e talento: argomento fin troppo facile e disbrigabile in due parole. La tecnica non nasce come cosa in sé, ma è il frutto dello studio del talento. La tecnica, o meglio, le tecniche sono il risultato del modellamento del talento. Vorrei quasi dire la SPIEGAZIONE del talento, perché esse rispondono a una domanda chiave: “Come fai a farlo?”. Chi, avendo davanti Mozart, non gli farebbe questa domanda? Non vi potrebbe dire che non lo sa; magari vi darebbe spiegazioni che non riuscireste nell’immediato a comprendere, vi renderebbe partecipi di un processo creativo talmente al di fuori delle vostre mappe psico-logiche, da risultare folle; ma state certi che lui SAPEVA con estrema precisione il COME del suo talento. Il problema è nostro, che non siamo ancora in grado di capirlo. Ci vuole un coraggio scriteriato, tanta poca umiltà e una buona dose di snobismo (e qui vi prego di rileggere il commento da me citato della Obadon) per dire: “A me la tecnica non serve perché ho del talento”. È vero, Paolo, il talento, in primo luogo, è una dote che sembra naturale (e per certi aspetti lo è), spontanea. Ma non è qualcosa di magico: lo si può apprendere. Qualunque psicologo moderno e libero dalle vetuste briglie della teoria psicanalitica - vale a dire uno psicologo “concreto”, che dia al paziente un futuro e non un’inutile reinterpretazione del passato - ti direbbe che esistono due tipi di talento: il talento naturale e il talento appreso. La sola differenza è che il secondo lo si raggiunge con un po’ più di lavoro e fatica.
« Ultima modifica: Martedì 15 Dicembre 2009, 08:35:58 da Massimiliano Manocchia »

masman

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Re: Sulla poesia
« Risposta #61 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 08:27:38 »
Caro Fallin,
nulla da eccepire alle tue scalpitanti parole. Tuttavia non mi propongo qui di fare il processo alle intenzioni di chi a ideato questo sito; aggiungo soltanto, nello specifico, che quando affermo che ne condivido le scelta, intendo riconoscere le ragioni “commerciali” come qualità necessarie alla sopravvivenza in un “mercato” che dal commercio, dalla popolarità e dalla visibilità trae la propria linfa vitale. Che poi sia eticamente corretto e socialmente sano, è questione che lascio dibattere a sociologi, giornalisti, cattolici e politicanti; allo stesso modo, pur essendo totalmente d’accordo con te, non mi pongo il problema di un “organo di vigilanza” super partes che valuti gli elaborati, e perché contrasta con la “commerciabilità” del sito, e perché, non avendo finora riscontrato nella Redazione un’aspirazione alla “letterarietà”, trovo quanto meno coerente cercare di dare spazio a tutti. QUASI a tutti, sarebbe senz’altro meglio. Scrivere su “Scrivere” è una scelta. Leggere su “Scrivere” è una scelta. Cosa scrivere e cosa leggere su “Scrivere” è una forma di auto-vigilanza.
Assai più stimolante e di assoluto interesse sarebbe invece aprire un altro topic su cosa sia la poesia “sperimentale”. Anche perché - consentitemi il piacere di lanciare un sassolino - se la poesia, come altri afferma, deve essere un’arte senza regole, allora la poesia sperimentale non esiste…

Offline Webmaster

Re: Sulla poesia
« Risposta #62 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 11:25:17 »
Una discussione molto interessante e positiva, anche se devo dire che affronta un argomento nel suo insieme ("Sulla poesia") mentre forse sarebbe stato più "leggibile" e snello se Massimiliano avesse affrontato un aspetto per volta (es: "Il talento nella poesia", "Studio e scrittura"...). Magari qualcuno ha trovato intimidente dover affrontare un argomento così grande, mentre nello specifico sarebbe intervenuto nella discussione. Non tutti hanno una propria tesi sulla poesia, mentre sul talento o sulla necessità di studiarla per poterla scrivere hanno un'opinione.

Anche io, come gli altri, mi trovo impreparato ad affrontare una discussione "Sulla poesia", ho solo idee sparse. Ma prima devo inquadrare meglio delle cose dette da Massimiliano sul sito, perché vi sia migliore chiarezza.
Il sito non ha uno scopo ed una strategia commerciale. Il sito non guadagna di certo, in nessuno dei suoi aspetti. Chi può guadagnare con la poesia? Giusto Morgan, e non perché è poesia.
Non abbiamo mai fatto scelte commerciali. Fare il sito non è stata una scelta commerciale e non scegliamo le poesie con un intento commerciale, né altro. Ad esempio fare i libri di poesia è una perdita in partenza, una follia. Non solo non ci guadagniamo nulla, ma ci metto ore di lavoro. Un libro di poesie mi "costa" almeno 30 ore di lavoro. Dico "costa" perché non sono un pensionato che vuole impegnare il suo tempo libero, ma uno che deve lavorare per vivere e se mi metto a fare un libro di poesie devo segnare quel tempo sulla colonna delle "perdite" economiche, delle spese.

La scelta di fare il sito, quella di scegliere le poesie o l'impostazione del sito, da parte mia e della redazione, sono le scelte che fa un editore ed una redazione, che non sempre agiscono commercialmente, per il guadagno, ma a volte anche per fare "una cosa fatta bene", per la soddisfazione di farla e di vederla fatta, per la passione che si prova nel farla. Siccome si fa con passione, e siccome si vuole fare una cosa fatta per bene, ecco allora che sia la forma che il contenuto viene fatto con cura.
Se la pagina è gradevole da vedersi, oltre che facile da leggersi, è perché se si fa una pagina si deve farla bene. Sarebbe stato facile prendere un Drupal qualsiasi (un programma già pronto per fare siti e gratuito), cambiarci la testata ed il nome, e fare un sito di poesia! Sarebbe facile pubblicare tutto di tutti.
Eccoci al secondo punto. Scrivere non da spazio a tutti. Scrivere da a tutti la possibilità di avere uno spazio. Scrivere non pubblica tutti e tutto, ma da a tutti la possibilità di pubblicare.
Prima che nascesse Scrivere c'erano solo tre tipi di siti di poesia: a) quelli personali in cui un autore mette le proprie poesie, b) quelli collettivi in cui si pubblicano solo le poesie degli "amici" o dei "seguaci" di un qualche autore che si poneva come centro, c) quelli collettivi in cui si pubblica tutto di tutti e che hanno il solo scopo di pubblicare la pubblicità delle suonerie.
Scrivere è nato per quelle persone che a) non si mettono a fare un sito personale, b) non sono "amici" di qualcuno od almeno non vogliono pubblicare solo fra amici, c) non vogliono pubblicare in un sito dove si possa trovare qualunque cosa salti in testa a chiunque di scrivere. Soprattutto Scrivere un esclude nessuno, è pronta ad esaminare la possibilità di dare spazio a tutti, anche se non è amico della zia Maria ed anche se non adula mandando bacetti bacetti.
Attenzione: "esaminare la possibilità di dare spazio". Perché se fossi in redazione sapresti che ogni giorno sono più le poesie che respingiamo di quelle di cui accettiamo la pubblicazione. E sono molti coloro che si iscrivono, propongono una, due, tre poesie... e dopo l'ennesima poesia che la redazione gli respinge si cancellano chi ringraziando e chi inviando improperi e maledizioni, oppure semplicemente rimangono iscritti con 0 poesie e finisce lì.

Poi vorrei dire alcune cose, sul talento e sulla tecnica, e lo farò a parte.

Offline Amara

Re: Sulla poesia
« Risposta #63 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 13:00:44 »

Assai più stimolante e di assoluto interesse sarebbe invece aprire un altro topic su cosa sia la poesia “sperimentale”. Anche perché - consentitemi il piacere di lanciare un sassolino - se la poesia, come altri afferma, deve essere un’arte senza regole, allora la poesia sperimentale non esiste…


..ecco.. è esattamente ciò che nel mio non sapere, ho sempre pensato.. perchè la creatività.. è sempre sperimentale... credo almeno.... sennò.. sarebbe una cratività a r.l.
..illuminatemi.... :)
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Webmaster

Re: Sulla poesia
« Risposta #64 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 13:02:17 »
"Il talento è l'inclinazione naturale di una persona a far bene una certa attività."

Il talento non si impara, si sviluppa, ma l'inclinazione deve già esserci. Non sto parlando di aspirazione o di qualcosa che piace, ma di determinate caratteristiche di funzionamento del cervello e degli organi della percezione. "Inclinazione" non è quando un bambino dice "da grande voglio fare l'astronauta", ma quando ha già sviluppate certe caratteristiche e capacità più degli altri. Tutti nasciamo con alcune caratteristiche più sviluppate ed altre meno degli altri. A volte la differenza è lieve, a volte è enorme.
Qualcuno ha citato Mozart. Ebbene in Mozart la capacità del suo cervello di percepire, e quindi anche di esprimere, musica era eccezionale. Ad esempio aveva l'orecchio assoluto, cioè la capacità di riconoscere qualsiasi nota, ogni tonalità. Poteva ascoltare un brano musicale per la prima volta e trascriverlo seduta stante in modo esatto, nota per nota, tonalità per tonalità.
Nato con queste capacità naturali, è bastata pochissima tecnica per svilupparle. E' vero che a 5 anni già componeva, ma non dimentichiamo che Mozart è stato allattato a suon di musica, perché il famiglia la musica era costante, perché il padre era musicista, compositore e "maestro di cappella", e la sorella maggiore era già musicista e si esibiva a fianco del padre che incoraggiava e spingeva i figli a suonare con lui praticamente appena erano in grado di camminare. Lo dobbiamo al padre che gli ha insegnato a suonare prima che a scrivere.

Per fare arte serve talento (inteso sempre come capacità psicofisica) e tecnica. Se il talento è poco allora serve più tecnica per svilupparlo, se il talento è molto allora serve meno tecnica.
La tecnica, quando il talento è veramente grande, può anche essere autoappresa. Ligabue o Alda Merini, ad esempio, avevano grande talento ed è bastata la tecnica autoappresa per poter iniziare ad esprimersi in arte.
Il talento non basta. Se uno ha talento, ma non lo sviluppa con la tecnica, rimane inespresso. Qualcuno nasce con l'orecchio assoluto, ma poi la famiglia o lui stesso sceglie l'indirizzo del ragioniere di banca e non diventerà mai un musicista. Qualcuno nasce con il talento per i numeri, ma invece di indirizzarsi come ragioniere di banca si mette in testa di fare il musicista ed ecco che abbiamo il pessimo musicista.
Quindi non tutti quelli che hanno talento diventano artisti, il solo talento non basta. D'altra parte non basta la pratica, perché anche la molta pratica può formare un bravo "praticante", ma non un artista. Il talento non c'è solo per l'arte, ma per qualunque cosa. C'è che ha talento per nuotare, chi per tirare di spada, chi per dirigere aziende, chi per insegnare... Io posso anche imparare a nuotare, ma al massimo sarò un buon nuotatore ma non diventerò certo un campione olimpionico.
Tutti nasciamo con tanti talenti, alcuni più pronunciati ed altri meno, ed in genere cerchiamo di svilupparne uno, se le condizioni sociali ed economiche ce lo consentono. C'è chi ha il talento per scrivere (qualsiasi cosa, racconti, romanzi, poesia, non importa), chi ha talento per scrivere articoli di cronaca, chi di scrivere racconti, chi di scrivere poesie...
Da non confondere però con l'aspirazione. Io posso avere l'aspirazione a nuotare, ma se non ho il talento per il nuoto, pur con tutto il mio sforzo ed impegno al massimo sarò solo un bravo praticante di nuoto.

Offline Webmaster

Re: Sulla poesia
« Risposta #65 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 13:02:43 »
Di chi scrive poesie, tutti ovviamente hanno l'aspirazione a scrivere poesie. Molti ne hanno il talento, in grado maggiore o minore. Se una persona acquisisce abbastanza tecnica in relazione alla quantità del suo talento, riesce a svilupparlo e scriverà belle poesie. A nessuno basta il solo talento, nemmeno al "genio". Come a nessuno basta la sola tecnica. Quello che è necessario è unire la giusta quantità di tecnica (che poi è conoscenza, pratica, studio, esercizio...) al giusto grado di talento.
Concettualmente tendiamo a contrapporre talento e tecnica, come se fossero l'uno il contrario dell'altra. Invece sono complementari. Ad esempio pensiamo che una poesia scritta di getto sia il contrario di una poesia scritta con tecnica.
Quello che noi giudichiamo quando leggiamo una poesia non è il talento del suo autore, questo è impossibile. Quello che giudichiamo è lo sviluppo del suo talento attraverso la tecnica. Ad esempio la poesia "scritta di getto" può comunque avere alle spalle non solo il talento dell'autore, ma anche una pratica consapevole a scrivere di getto. Una poesia, anche se scritta di getto, può essere bella, può avere tecnica. Che sia bella, che sia una buona poesia, dipende dalla giusta combinazione di talento e tecnica. E, badate, non talento di scrivere poesie, semplicemente, ma talento di scrivere poesie di getto.
Prendiamo Jackson Pollock. In pratica faceva quadri tirando la vernice sulla tela buttata per terra, camminandoci sopra e strusciando pennelli, spiaccicando tubetti di colore o gocciolando barattoli di vernice. Però sono opere d'arte perché aveva il talento di dipingere tirando la vernice sulla tela buttata per terra! Nonostante sapesse dipingere in modo classico, nonostante avesse la tecnica per dipingere la figura umana realisticamente, lui ha avuto la capacità di sviluppare il suo talento grazie alla sua tecnica e quindi fare arte.

Tanto vediamo il talento contrapposto alla tecnica, che molti si offendono a parlare di tecnica. Molti amano pensare e dire che loro scrivono solo per talento, anzi disprezzano la tecnica come se fosse da evitare e come se la tecnica "traviasse" il loro talento, lo rovinasse.
Il talento è solo interno, se non si esprime, nessuno lo può vedere e come il talento cerca di esprimersi ecco che deve usare la tecnica. Scrivi poesie? Allora come minimo devi usare una penna. Ecco che già usi una tecnica dello scrivere. Magari preferisci un tipo o l'altro di penna, biro o stilografica, nera o blu, ed un particolare tipo di carta, bianca od a righe, di notes o da lettere, ed ecco che già devi scegliere fra tecniche diverse. Magari scrivi in un determinato modo, inclinando o meno le lettere, usando o meno le maiuscole, usando o meno le virgole ed ecco che già hai fatto pratica ed hai sviluppato una tecnica particolare. Senza tecnica la tua poesia la puoi solo pensare, non la potresti neppure scrivere su un foglio di carta. Senza la tecnica la creatività rimarrebbe confinata all'interno del cervello. La creatività è la capacità di esprimere il talento attraverso la tecnica.
« Ultima modifica: Martedì 15 Dicembre 2009, 13:06:57 da Luigi. »

masman

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Re: Sulla poesia
« Risposta #66 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 13:50:21 »
Ringrazio Luigi per il suo intervento. Non mi dilungo oltre sul tema “sito”, perché mi interessa poco e si presta alla sterilità. Vorrei solo precisare che l’attribuzione di significato al termine “commerciale” non va intesa in senso meramente “economico” quanto piuttosto in senso di “popolare”, “accessibile”.
Tornerò a breve sull’interessantissima dissertazione che ha per tema il talento, ma prima finisco quanto ho iniziato.

Concludo quanto ho dire con l’ultima citazione dai commenti alla poesia della Marchettini: “[…] in uno sfociare di versi, tra l’altri (sic) divinamente scritti.” (Rita Minniti)
Tralascio l’innocua e abusata metafora dei versi che “sfociano”, e mi dedico invece alla seconda parte del commento: lo scrivere “divinamente”. Come premessa ad ogni altra considerazione, dirò subito che l’atto dello scrivere non ha in sé nulla di divino. Men che meno è divino il risultato dell’azione: le parole. A chi pensa che io stia prendendo troppo alla lettera l’enunciato della Minniti, ricordo che il linguaggio contempla sempre due livelli: una struttura superficiale e una struttura profonda. Non mi dilungherò nello sviluppare il concetto poiché ci porterebbe leggermente fuori tema; potete comunque recuperarvelo da voi leggendo qualunque libro di linguistica.
Immagino la Minniti intendesse dire che quei versi sono scritti bene. Anzi, molto bene. Meglio ancora, “divinamente” bene. Quali sono i CRITERI OGGETTIVI sulla base dei quali possiamo affermare che una persona scrive “bene” o “male”? Ho messo in evidenza sia la parola ‘criteri’ che la parola ‘oggettivi’, poiché la prima è condicio sine qua non per poter addentrarsi tenendo in mano almeno una candelina nell’oscura, umida grotta delle analisi valutative, e la seconda ha la funzione di ricordarci che in quella grotta ci sono altri colleghi appartenenti al genere umano, colleghi molto particolari che amano raggrupparsi in una sottocategoria a cui hanno dato il nome di “Poeti”.


masman

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Re: Sulla poesia
« Risposta #67 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 13:51:51 »
In questa grotta umida e oscura, questi esseri particolari e molto suscettibili si incontrano di tanto in tanto per discutere e confrontarsi, tra le altre cose, sullo scrivere. Non sono discussioni pacifiche: volano a volte parole grosse, ai limiti dell’offesa; e sentenze, verità assolute: “la grammatica e la sintassi sono tutto”, “no, contano le emozioni!”, “si scrive col cuore!”, “la poesia è un moto dell’anima!”, “non importa saper scrivere!” (costui, per la verità, non ha trovato sostenitori), “meglio la paratassi”, “meglio l’ipotassi”, “l’endecasillabo è il fondamento della poesia”, “sì, ma meglio se ipermetro!”, a via di seguito. Da secoli. E la sola cosa su cui tutti concordano è che c’è una grossa differenza tra lo scrivere correttamente e lo scrivere bene. Non si può scrivere bene senza aver appreso come scrivere correttamente. Prima ancora di padroneggiare gli strumenti dell’Arte poetica è necessario padroneggiare gli strumenti di base della lingua. Solo allora potremo fare un salto e cominciare ad usare quegli “utensili” che ci permettono di forgiare l’Arte.
“Champagne per brindare” della Marchettini non è “divinamente scritta”: è (più o meno) correttamente scritta. Ma non è Poesia. E’ un meraviglioso biglietto di buon anniversario da far trovare al proprio uomo su una tavola imbandita a sorpresa: pulsa di vita, di voglia d’amare, di trasporto erotico. Ma si ferma qui, non va oltre l’ordinarietà del sentire quotidiano espresso in un linguaggio ordinario e quotidiano. 

Offline Paolo Ursaia

Re: Sulla poesia
« Risposta #68 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 18:05:45 »
 Caro massimiliano...quello che scrivi è sicuramente interessante. Concordo con te che...l'iperbolicità dei commenti è, a volte, eccessiva. Ma, personalmente, non mi offende. Certo, spaccando in quattro il capello, potrei dire che solo La Bibbia, in quanto Verbo rivelato, è l'unico libro per il quale può essere detto "è scritto divinamente"; forse, neanche il Corano, che è di derivazione "solo" arcangelica.  ;)
   Penso, tuttavia, che un giudizio così forte possa esprimere in forma retorica una sensazione, un'emozione. E, quindi, non andrebbe criticato più di tanto, da questo punto di vista. Magari, sarebbe interessante chiarire "perchè" si ritiene che una poesia sia scritta divinamente, dal punto di vista emozionale e tecnico.
  Vengo alla seconda parte della mia considerazione.
   Chiedi quali sono i criteri oggettivi in base ai quali una poesia possa essere definita buona o cattiva...a mio modo di vedere, al massimo, possiamo identificare dei criteri oggettivi solo per quanto riguarda la tecnica di una poesia scritta in metrica; ad esempio, possiamo dire se un sonetto...è un vero sonetto, oppure è una contaminazione del genere. Ma che sia buona o cattiva poesia...non credo si possa dire oggettivamente. Secondo alcuni, ad esempio, la poesia non sense è buona poesia; secondo altri...è non sense e basta. Secondo alcuni, Dante è il sommo Poeta...secondo altri...andava bene per i nostri nonni. Ancora, per alcuni la lista della spesa è poesia...per altri no. Nelle discipline artistiche l'oggettività è un'illusione. Non ci troviamo di fronte a materia valutabile col metro, o col chilogrammo...
Cunctando restituit

Offline Paolo Ursaia

Re: Sulla poesia
« Risposta #69 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 18:18:56 »
Prima ancora di padroneggiare gli strumenti dell’Arte poetica è necessario padroneggiare gli strumenti di base della lingua. Solo allora potremo fare un salto e cominciare ad usare quegli “utensili” che ci permettono di forgiare l’Arte.
 
...anche qui, se in linea di massima sono d'accordo...non penso questo sia un dato oggettivo. I poeti possono consapevolmente e creativamente inventare nuove espressioni anche violando la grammatica, la famosa "licenza poetica". L’osservanza di norme e leggi può essere passivamente automatica, e dunque cosa morta; oppure fantasiosamente originale, come per Dante il rispetto della terzina e della rima, senza il quale non vi sarebbe l’assoluta poesia di versi come “la bocca mi baciò tutto tremante". Insomma, Ligabue era uno sgrammaticato della pittura; eppure...
  Certo, il rispetto della grammatica, la conoscenza delle forme retoriche...insomma, tutta la raffinatezza della lingua italiana; tutto ciò non può che aggiungere frecce all'arco del Poeta. Ma, a mio modo di veder...non è condicio sine qua non...
  La poesia sperimentale, ad esempio, se ne...frega allegramente della grammatica, della forma, perfino della singola parola...
Cunctando restituit

fallin

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Re: Sulla poesia
« Risposta #70 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 19:39:57 »
Massimiliano, di fatto nessuno può darti torto, ma non mi sembra, dando un rapido sguardo alla vetrina, che questo sito sia in queste premesse, anzi la mia impressione è che il temi e le tecniche sia siano sempre quelle.
Anzi è come se ci fosse un'avversione alla critica, al consiglio, al dialogo sui propri scritti: come un rifiuto a farsi dire che la poesia non suona, non funziona, e un'arroganza di chi è sicuro di sapere esattamente cosa sia poesia e cosa no.
E di fatto ci sono moltissimi esempi di scritti terribilmente banali con una valanga di commenti adoranti.
Vedi a questi tipi umani dovrebbe essere proibito di pubblicare tutti i giorni, ma non per cattiveria quanto più per una serietà nei contronti di chi scrive e non da ultimo per una serietà di giudizio sulla poesia (o almeno del suo tentativo).




Offline Stefano Toschi

Re: Sulla poesia
« Risposta #71 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 19:46:06 »

e ora per fare contento Stefano, voglio proporvi una poesia di Sanguineti che mi viene da chiamare "sangue de' vineti" dopo aver letto questa sua!  ;)


Questo è il cuore dei monti

questo è il cuore dei monti, che è il tuo cuore,
vinosa vena di fresco sapore:

vedi, un corno di luna è un paio di ali,
nodo è di nidi, in luci vendemmiali:

questo è un vecchio castello di tarocchi:
questo è il cuore del mondo, nei tuoi occhi:

bevendo bianca pace settembrina,
saltami in cerchio, bella furlanina:

(Edoardo Sanguineti)


Grazie Zizì, apprezzata moltissimo! :-*

Continuo a leggere con interesse la discussione.

Propongo come punto di equilibrio questo pensiero di Dino Formaggio:
"E' proprio nel diventare 'opera' che ogni tecnica cerca di liberarsi in arte e che l'arte trova continuamente la sua tecnica".
 ;)
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

fallin

  • Visitatore
Re: Sulla poesia
« Risposta #72 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 20:15:00 »

Tanto vediamo il talento contrapposto alla tecnica, che molti si offendono a parlare di tecnica. Molti amano pensare e dire che loro scrivono solo per talento, anzi disprezzano la tecnica come se fosse da evitare e come se la tecnica "traviasse" il loro talento, lo rovinasse.
Il talento è solo interno, se non si esprime, nessuno lo può vedere e come il talento cerca di esprimersi ecco che deve usare la tecnica. Scrivi poesie? Allora come minimo devi usare una penna. Ecco che già usi una tecnica dello scrivere. Magari preferisci un tipo o l'altro di penna, biro o stilografica, nera o blu, ed un particolare tipo di carta, bianca od a righe, di notes o da lettere, ed ecco che già devi scegliere fra tecniche diverse. Magari scrivi in un determinato modo, inclinando o meno le lettere, usando o meno le maiuscole, usando o meno le virgole ed ecco che già hai fatto pratica ed hai sviluppato una tecnica particolare. Senza tecnica la tua poesia la puoi solo pensare, non la potresti neppure scrivere su un foglio di carta. Senza la tecnica la creatività rimarrebbe confinata all'interno del cervello. La creatività è la capacità di esprimere il talento attraverso la tecnica.

Detta cosi' sembrerebbe che la tecnica  è soltanto l'arte di procurarsi carta e penna: forse è meglio proseguire il paragone  dicendo che imparare la tecnica passa anche attraverso il fatto di conoscere la grammatica, la sintassi, le figure retoriche, la metrica, la storia poetica.... il che, tradotto in termini reali, si coniuga nel fatto di sapere che se si parla ad esempio di luna o di stelle o di sole o di amore si rischia la banalità se la cosa non è adeguatamente supportata dalla conoscenza degli svariati modi con cui svariati i poeti ne hanno già ampiamente parlato e quindi anche dei modi con cui " si dicono le cose che si sono sempre dette ma in un modo in cui non si sono mai dette".
« Ultima modifica: Martedì 15 Dicembre 2009, 20:37:26 da Fallin »

Offline Zima

Re: Sulla poesia
« Risposta #73 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 20:58:14 »

Tanto vediamo il talento contrapposto alla tecnica, che molti si offendono a parlare di tecnica. Molti amano pensare e dire che loro scrivono solo per talento, anzi disprezzano la tecnica come se fosse da evitare e come se la tecnica "traviasse" il loro talento, lo rovinasse.
Il talento è solo interno, se non si esprime, nessuno lo può vedere e come il talento cerca di esprimersi ecco che deve usare la tecnica. Scrivi poesie? Allora come minimo devi usare una penna. Ecco che già usi una tecnica dello scrivere.
[...]
Senza la tecnica la creatività rimarrebbe confinata all'interno del cervello. La creatività è la capacità di esprimere il talento attraverso la tecnica.

a me piace pensare che il talento sia una particolare dote che ognuno ha nel fare delle cose, come Luigi ha spiegato, ad esempio, l'orecchio assoluto di Mozart, ma che qualunque talento non indirizzato, non esercitato e privato della giusta cultura, avvizzisca. nessuno può spiccare in una qualunque disciplina, se non si esercita continuamente.

è ovvio che, per rispondere a Fallin, il quale tra l'altro mi trova d'accordo con lui, sono sicura che Luigi abbia portato un esempio banale, per farci capire che il metodo è assolutamente alla base di ciascuna attività, da quella quotidiana, a quella più speciale. nello scrivere (non fossilizzandoci su cosa) già l'impugnatura della penna è un metodo che ci consente di avere una peggiore o migliore grafia, di personalizzarla. è naturale che nella scrittura di un testo poetico non basta saper impugnare una penna, tantopiù che spesso scriviamo al pc.  ;D

ma non trovo giusto sconfinare nelle solite e sterili diatribe sulla qualità dei testi pubblicati nel sito. ognuno la pensa a modo suo su questo, ma ognuno è libero di parteciparvi o meno. è molto più interessante proseguire il discorso lungo la stessa scia già intrapresa.

"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Zima

Re: Sulla poesia
« Risposta #74 il: Martedì 15 Dicembre 2009, 21:01:13 »
voglio perciò ricollegarmi a Paolo che dice:

Citazione
Chiedi quali sono i criteri oggettivi in base ai quali una poesia possa essere definita buona o cattiva...a mio modo di vedere, al massimo, possiamo identificare dei criteri oggettivi solo per quanto riguarda la tecnica di una poesia scritta in metrica; ad esempio, possiamo dire se un sonetto...è un vero sonetto, oppure è una contaminazione del genere. Ma che sia buona o cattiva poesia...non credo si possa dire oggettivamente. Secondo alcuni, ad esempio, la poesia non sense è buona poesia; secondo altri...è non sense e basta. Secondo alcuni, Dante è il sommo Poeta...secondo altri...andava bene per i nostri nonni. Ancora, per alcuni la lista della spesa è poesia...per altri no. Nelle discipline artistiche l'oggettività è un'illusione. Non ci troviamo di fronte a materia valutabile col metro, o col chilogrammo...

è vero che nelle discipline artistiche l'oggettività è mera illusione, ma ci sono sempre delle classificazioni che si possono fare, grazie a dei criteri da seguire, analizzando i quali possiamo intravedere una linea di continuità oppure una rottura. l'abbiamo già detto più volte, ma anche nella rottura, l'importante è trovare una logica, un criterio.
ci sono diversi tipi di poesia, ma quei tipi sono definiti e continuamente se ne definiscono di nuovi grazie alle correnti letterarie, grazie ai salotti in cui un nuovo corso ha inizio.
si può dire (ma io me ne guardo bene) che le terzine trecentesche siano "vecchie" ma sono ben riconoscibili; che il sonetto sia obsoleto, ma ha la sua struttura; che il limerick sia stupido, ma segue delle regole precise; che la poesia metasemantica sia incomprensibile, eppure, anche inventando parole inesistenti, esse hanno un suono preciso che ricorda il suono della parola che a chi leggere vogliamo far intendere ed in tal modo la poesia diventa comprensibile.

è questa la cosa da tener presente: la tecnica è necessaria per la riuscita di una poesia, come di una qualunque altra azione. magari non è esattamente articolata in regole scritte, ma esiste nella testa dell'autore!
la tecnica si assimila a furia di studiare ed esercitarsi, ingegnarsi per trovare modi personali di espressione ed esercitarsi ancora. non si inventa dalla sera alla mattina e non è innata.

dire cosa sia bello e cosa no è impossibile, perchè dipende unicamente dal gusto personale, ma si può cercare di capire se dietro a quello che leggiamo c'è studio, c'è tecnica, oppure sia solo un insieme di casualità.






Stef... per te questo ed altro!  :-*
« Ultima modifica: Martedì 15 Dicembre 2009, 21:23:53 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.