Autore Topic: Sulla poesia  (Letto 28614 volte)

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Offline DarioC 85

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Re: Sulla poesia
« Risposta #15 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 17:13:52 »
essendo stato chiamato in causa, mi permetto di intervenire, cercando di spiegare quanto del mio commento è stato citato, utilizzando un aneddoto "pittorico", ma che credo possa essere trasposto efficacemente nel discorso di Massimiliano.
Un giorno Pablo Picasso, osservando i propri allievi esercitarsi nella pittura, si soffermò a guardare la tela di uno di questi.Il giovane in questione, accortosi dell' interesse del maestro, subito si sentì entusiasta di ciò, e chiese conferma a quello che ritenva un complimento.
Picasso rispose, invece, che quello che vedeva era solo uno scarabocchio!
Il giovane, allora, sentendosi ferito nell' orgoglio rispose: "Maestro, anche lei fa disegni astratti, ed io sto solo cercando di imitarla...!
La risposta fu; "Si, ma io so anche dipingere!"
Spero ora risulti chiaro che ciò che intendo dire è che per essere liberi dalle regole bisogna anche conoscerle,ma non conoscendo i trascorsi di Rosy nel sito, cosi come quelli degli altri, ho dato un po' per scontato la cosa!
« Ultima modifica: Giovedì 10 Dicembre 2009, 17:22:28 da Dario85 »

Offline DarioC 85

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Re: Sulla poesia
« Risposta #16 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 17:14:55 »
Per il resto sto seguendo con molto interesse questa discussione che mi sta insegnando molto!grazie!

masman

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Re: Sulla poesia
« Risposta #17 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 17:29:56 »
Grazie Dario, ottimo contributo, il tuo. L'aneddoto di Picasso è assolutamente calzante e, per certi versi, illuminante.

Offline DarioC 85

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Re: Sulla poesia
« Risposta #18 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 17:43:25 »
Se posso permettermi, vorrei aggiungere un altro spunto di riflessione, divagando un po' e tornando all' inizio della discussione!
Si è detto che per un libro di poesie la tiratura media è di circa 2000 copie, elencando una serie di motivazioni nelle quali non ho la competenza di entrare nel merito, ma mi è sorta spontanea una domanda:come si giustifica che un personaggio televisivo come Morgan (giudice di x-factor e cantante) col suo libro di poesie ha raggiunto le 30000 copie? (al di là dei gusti personali e dell' apprezzamento o meno della persona...inoltre non so se l' affermazione è vera,mi limito a riportare quanto da lui stesso affermato per tv, senza peraltro essere stato smentito, almeno da quanto ne so...e tengo a puntualizzare che ha parlato di libro di poesie e non di testi delle sue canzoni, come fanno altri cantanti...).
Se ciò fosse vero, stiamo parlando di genio?di artista?di notorietà pura e semplice?e cosa spinge la gente ad acquistare un libro di poesie,tenendo conto di tale premessa?

corripio

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Re: Sulla poesia
« Risposta #19 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 17:55:36 »
Se posso permettermi, vorrei aggiungere un altro spunto di riflessione, divagando un po' e tornando all' inizio della discussione!
Si è detto che per un libro di poesie la tiratura media è di circa 2000 copie, elencando una serie di motivazioni nelle quali non ho la competenza di entrare nel merito, ma mi è sorta spontanea una domanda:come si giustifica che un personaggio televisivo come Morgan (giudice di x-factor e cantante) col suo libro di poesie ha raggiunto le 30000 copie? (al di là dei gusti personali e dell' apprezzamento o meno della persona...inoltre non so se l' affermazione è vera,mi limito a riportare quanto da lui stesso affermato per tv, senza peraltro essere stato smentito, almeno da quanto ne so...e tengo a puntualizzare che ha parlato di libro di poesie e non di testi delle sue canzoni, come fanno altri cantanti...).
Se ciò fosse vero, stiamo parlando di genio?di artista?di notorietà pura e semplice?e cosa spinge la gente ad acquistare un libro di poesie,tenendo conto di tale premessa?
Se ne sarà comprate 28000 da sé!
Scherzo.
Era una battuta per per la pausa.

Offline Paolo Ursaia

Re: Sulla poesia
« Risposta #20 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 18:03:50 »
Se posso permettermi, vorrei aggiungere un altro spunto di riflessione, divagando un po' e tornando all' inizio della discussione!
Si è detto che per un libro di poesie la tiratura media è di circa 2000 copie, elencando una serie di motivazioni nelle quali non ho la competenza di entrare nel merito, ma mi è sorta spontanea una domanda:come si giustifica che un personaggio televisivo come Morgan (giudice di x-factor e cantante) col suo libro di poesie ha raggiunto le 30000 copie? (al di là dei gusti personali e dell' apprezzamento o meno della persona...inoltre non so se l' affermazione è vera,mi limito a riportare quanto da lui stesso affermato per tv, senza peraltro essere stato smentito, almeno da quanto ne so...e tengo a puntualizzare che ha parlato di libro di poesie e non di testi delle sue canzoni, come fanno altri cantanti...).
Se ciò fosse vero, stiamo parlando di genio?di artista?di notorietà pura e semplice?e cosa spinge la gente ad acquistare un libro di poesie,tenendo conto di tale premessa?

   La gente ha comprato un libro di Morgan, e non un libro di poesie. Se Morgan avesse pubblicato gli stessi scritti con uno pseudonimo dubito avrebbe ottenuto i medesimi risultati. Il problema è la difficoltà che il grande pubblico ha nel masticare prodotti non predigeriti. Insomma, dal "Grande Fratello" mi aspetto liti, casini, tresche, gossip, donne nude, uomini nudi...e, data la piega che ha preso, il gobbo di Londra, il serial killer, la donna barbuta...etc etc. Insomma, prevale il circo Barnum, tout court, omologato, divertente perchè tutti si divertono, e tutti ne parlano...su qualcosa che ci costringe a riflettere, ad usare i neuroni, ad avere opinioni, a metterci in discussione...
Cunctando restituit

Offline DarioC 85

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Re: Sulla poesia
« Risposta #21 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 18:11:20 »
Quindi si potrebbe dire che la "morte della poesia" più che nella qualità di ciò che, appunto, per poesia si vuole far passare, sta nella "notorietà" di chi scrive...se Dante fosse vivo oggi, la sua "Commedia" non sarebbe "Divina" ma "Apprezzabile"...2000 copie e tanti saluti... ;D
la mia ovviamente è una provocazione, forse eccessiva, ma che pone un quesito a cui non so rispondere, e che vi presento per articolare un po' di più la discussione...

Offline Marina Como

Re: Sulla poesia
« Risposta #22 il: Giovedì 10 Dicembre 2009, 19:31:57 »
Un discorso molto bello, questo, che induce a far riflettere, un invito ad "acculturarsi" non fa mai male. Ma teniamo pure presente che di genio ne nasce uno, forse tre, in un secolo. Non aspiro a tanto, per questo secolo mi hanno già buggerato il posto in molti, ma crescere un pochino mi piacerebbe.
Spero sia questo lo spirito che nel leggere tutti proviamo. Avvicinarsi anche di un centimetro in più nei km che ci separano dall'arte, a me non dispiacerebbe: sono su questo sito per imparare.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Amara

Re: Sulla poesia - parte decima
« Risposta #23 il: Venerdì 11 Dicembre 2009, 02:38:26 »
Concordo: ognuno di noi deve sentirsi libero di….   Il fatto è che per sentirsi “liberi di”, dobbiamo prima sapere DA COSA sentirci liberi. Se non abbiamo mai avuto catene a legarci, non possiamo sapere cosa sia la libertà. E, nell’Arte, queste catene sono le regole. L’artista è una sorta di mago, un Houdini che si incatena, si fa chiudere in un forziere con mille lucchetti, si fa gettare in mare e… ne emerge magicamente sotto lo sguardo attonito di tutti. Allora, e solo allora l’artista può essere libero di esprimersi nel modo che ritiene più efficace; solo dopo aver passato ore, giorni, settimane, mesi, anni legato alle catene delle regole, può capire come e perché quelle catene debbano essere spezzate. Il genio esplode quando esplodono le giunture delle catene e, come una folgorazione improvvisa e inaspettata, irradia dal forziere apertosi l’immensa luce dell’originalità che stupisce e lascia attoniti, allucinati, ispirati: la vera arte altera il nostro stato di coscienza.


..e io parto da qui...
cosciente del mio limite.. non conosco la tecnica.. perciò non posso dissertarne..
ma credo che le catene non debbano per forza aver stretto i polsi per conoscerle.. basta averle viste da lontano...
e decidere che mai ci sfioreranno...
la parola 'libero' non intende per me.. 'dopo'.. non necessariamente...
ma io non so.. io no so e non posso dire con oggettività cosa sia poesia.. cosa sia vera poesia.. distinguerla da uno sussulto...
ma so questo..'Il genio esplode quando esplodono le giunture delle catene e, come una folgorazione improvvisa e inaspettata, irradia dal forziere apertosi l’immensa luce dell’originalità che stupisce e lascia attoniti, allucinati, ispirati: la vera arte altera il nostro stato di coscienza.'
e so che accade.. anche quando non so riconoscere la qualità oggettiva...
mi accade anche qui.. davvero raramente.. ma mi accade.. ed è fiume a scorrere... su su.. per le vene...
e mi confonde.. per poi abbagliarmi lucidamente..
e mi sento più ricca di 5 minuti prima... so di avere un dono in più sotto la pelle...
forse.. non comprendo davvero il senso voluto.. ma 'sento'.. quel che mi basta e che mi tiene lì...

credo sia giusto.. tutto giusto ciò che Massimiliano dice...
vorrei davvero avere i mezzi per discuterne dottamente...ma da porgere ho solo un pensiero che mi frulla nella mente confusa della notte tarda...
anzi.. una domanda...
un limite.. non dico inconsapevole.. ma non ben conosciuto e definibile.. non potrebbe essere una finestra aperta?...
un sinonimo di volo.. anzichè il suo contrario?...
a volte... forse.... no?..

grazie massimiliano.... grazie della pazienza...
Il dubbio è uno dei nomi dell'intelligenza
(J. L. Borges)

Offline Stefano Toschi

Re: Sulla poesia
« Risposta #24 il: Venerdì 11 Dicembre 2009, 11:48:05 »
Ogni tecnica ha le sue regole, ma vederle come delle catene non credo sia corretto, esse indicano semplicemente una strada: quella che permette di ottenere un certo risultato nella maniera ottimale.
Lo scopo di una tecnica è infatti quello di applicare certe conoscenze al fine di ottenere un risultato, un'opera “fatta ad arte”.
Non si tratta, quindi, di costrizioni, o di regole imposte da chissà quale occulta autorità per vessare, nel nostro caso, il povero poeta, ma di procedimenti utili ad ottenere il risultato voluto.
Si può, naturalmente, ritenere che le tecniche ereditate dalla tradizione non siano adatte ai nostri scopi e quindi modificarle, rinunciarvi e cercarne di nuove, forse affidarsi ad una spontaneità estemporanea priva di regole, se ciò appare più consono ai nostri fini espressivi (ma in definitiva anche questo modo di operare diventa una tecnica).
Quello che è difficile è che si ottenga qualcosa di buono intraprendendo un’opera senza conoscere minimamente le regole dell’arte e senza aver valutato bene cosa sia necessario fare per portarla a compimento.
Detto questo, secondo me, una tecnica può essere sentita come una catena solo da chi non la padroneggia a sufficienza, altrimenti è semplicemente un mezzo che si può decidere se e quando usare a seconda delle nostre esigenze, della sua adeguatezza o meno al conseguimento del risultato desiderato.
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

masman

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Sulla poesia - parte undicesima
« Risposta #25 il: Venerdì 11 Dicembre 2009, 12:19:26 »
Stefano mi ha anticipato di un soffio...

La tecnica non è un male da evitare, né uno spauracchio che deve intimorire. È semplicemente uno STRUMENTO di lavoro. Entriamo per un attimo nel magico mondo delle ovvietà scontate: se voglio costruire una casa, devo innanzi tutto conoscere quali sono i materiali con cui si costruisce, e COME usarli; devo avere alcune nozioni base riguardanti l’ingegneria, l’architettura, la fisica; e devo sapere come mettere insieme questi materiali. Da dove inizio a costruire una casa? E soprattutto: come faccio a sapere da dove si inizia? In altre parole, devo avere un minimo di competenza e un minimo di tecnica. Ma avvalersi della tecnica non significa costruire una casa DIVERSA da come la vorrei. Tutt’altro. Significa costruirla il più somigliante possibile a come l’ho progettata. Credete forse che i processi di “produzione” dell’Arte siano altri? No, non sono altri, sono esattamente gli stessi. Cambiano soltanto i materiali.
Questo esempio stupido e banale, lo riconosco, mi è utile per farvi capire che possedere tecnica dà un valore aggiunto a quello che si scrive. Quando la conoscete, avete la libertà di scegliere se usarla o meno, ma è una scelta CONSAPEVOLE. Non abbiate timore delle tecniche poetiche, non fatevi irretire da parole come dieresi, aferesi, anasinalefe, epanastrofe, etc.
Nessuno si è alzato un mattino inventandosi queste regole: sono state desunte nel corso dei secoli dal nostro parlare, dal nostro scrivere, dal nostro comunicare. Sono state scritte e schematizzate per facilitarne l’uso e la comprensione. E spesso inconsapevolmente tutti voi le usate ogni giorno, parlando, scrivendo, comunicando. Le possedete già. Dovete solo prenderne coscienza e usarle in modo consapevole, poiché l’uso consapevole di queste regole e tecniche non può che giovare al ogni vostro elaborato. Ponetevi ad un meta-livello rispetto ai vostri componimenti. Guardateli dall’alto, sorvegliateli, cercate di capirne la struttura – estraniatevi dalla vostra opera. Solo così ne vedrete pregi e difetti, solo così uscirete dal cuore del vostro sentire per farlo sentire a chi vi legge.
Non significa perdere spontaneità, né diventare freddi. Finché rimarrete all’interno del vostro cuore, vi perderete il vostro stesso magnifico spettacolo. E lo negherete a chi vi legge.

Clodia

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Re: Sulla poesia
« Risposta #26 il: Sabato 12 Dicembre 2009, 09:21:42 »
Offro ai gentili lettori tre spunti di riflessione di tre grandi poeti. Sono tre modi di vedere la poesia in maniera diversa ma ugualmente sentita, sono componimenti famosi e profondi. La metrica, le figure retoriche, la ricerca del termine efficace sono presenti in controluce, dopo un lavoro di ricerca e di sublimazione che porta il pensiero in primo piano rispetto alla tecnica, che comunque è presente.
Spero sia un contributo utile.



LA VOLPE E IL SIPARIO
Alda Merini

La mia poesia è alacre come il fuoco

trascorre tra le mie dita come un rosario

Non prego perchè sono un poeta della sventura

che tace, a volte, le doglie di un parto dentro le ore.

Sono il poeta che grida e gioca con le sue grida.

Sono il poeta che canta e non trova parole.

Sono la paglia arida su cui batte il suono.

La ninnananna che fa piangere i figli.

Sono la vanagloria che si lascia cadere.

Il manto di metallo di una lunga preghiera

del passato cordoglio che non vede luce.


NON CHIEDERCI LA PAROLA

Eugenio Montale

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


COMMIATO
LOCVIZZA IL 16 OTTOBRE 1916

Giuseppe Ungaretti

Gentile Ettore Serra
poesia
è il mondo l’umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
 
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
 
« Ultima modifica: Sabato 12 Dicembre 2009, 09:26:33 da Clodia »

Offline Marina Como

Re: Sulla poesia
« Risposta #27 il: Sabato 12 Dicembre 2009, 09:49:53 »
grazie Clodia, non la ricordavo! Per me Ungaretti... mi lascia sempre un brivido in più.
Ma tornando al discorso del topic: come diverse scelte tecniche permettono atmosfere differenti, pur se il tema trattato è lo stesso (la poesia), vi sono differenti "strumenti" che essi applicano.
La Merini parla della poesia come nascita dal proprio intimo, e  sceglie un linguaggio di tipo dialogativo; Montale parla della tecnica della poesia e sceglie una struttura tecnica, appunto, come quartine, ritmo metrico in coppie, gioco delle assonanze (e che bello vedere come il richiamo della "s" indichi tutti dipinti negativi, dallo "squadri" inziale passando per "scalcinato" sino al grande terz'ultimo verso che guarda caso viene ripreso dal "non Siamo" ) ; Ungaretti dal canto suo, apre lo scenario al mondo, al suo guardare ed al guardare degli altri "delirante fermento" (che immagine!) e sceglie il linguaggio ermetico, dove tutti possono scegliere i colori da dipingere nei disegni intimi dai contorni ben delineati come carboncino, ognuno ha una sua "parola", ognuno il suo "abisso".
« Ultima modifica: Sabato 12 Dicembre 2009, 11:57:16 da Marina Como »
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Clodia

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Re: Sulla poesia
« Risposta #28 il: Sabato 12 Dicembre 2009, 10:19:50 »
Eppure proprio Montale sembra rivogersi all'altro in un dialogo; praticamente, pur dicendo che la parola oggi può essere solo uno storto ramo - quindi qualcosa di imperfetto, di incompleto a esprimere il mondo interiore- paradossalmente recupera il contatto con l'altro, la comunicazione e infatti come dici tu giustamente è il più "metrico" dei tre, cioè recupera la "tradizione" nel senso classico del termine. Su Ungaretti, condivido la tua lettura che è per me continuo viatico alla ricerca nell'abisso di una sola parola che possa esprimere l'interiorità.
Su Alda Merini, si tratta di poeta-donna, particolare creatura  ;): ella parla del dolore che sottende la poesia, della sofferenza nel pregare senza trovare parole eppure la poesia è preghiera, è canto consolatore ma anche pianto, è grido confuso con il quale però "giocare" cioè trasformarlo in qualcosa che sia più chiaro, è la perdita di ogni convinzione su se stessi che ci fa abbandonare qualsiasi tentativo di millantarci (la vanagloria), è infine il pietoso mantello con cui copriamo i nostri dolori passati. L'interpretazione della Merini è legata alla sua biografia eppure diventa universale, tocca tutti noi, resta nel tempo.

Comunque, modelli luminosi e irraggiungibili :)

Offline Gianpiero De Tomi

Re: Sulla poesia
« Risposta #29 il: Sabato 12 Dicembre 2009, 22:27:15 »
Francamente, è stato davvero interessante, leggere ogni parola scritta sinora, dell'argomento "Sulla poesia".

Io non ho studi classici e la mia conoscenza degli autori moderni, è molto limitata.
 Infatti, ho problemi ad esprimere certi concetti, che mi orbitano nella mente, ricercandone significato in una forma descrittiva adatta a versi di una poesia.

Trovo giusto espandere la propria conoscenza, non indugiando nell'ignoranza, leggendo e studiando,se vi è la voglia,ogni giorno e trovando così un diverso riscontro,alla propria idea di poesia.Anche lo scambio con altri autori che scrivono, è un grandissimo incentivo a migliorarsi e quindi sono d'accorso con quasi tutto quello che è stato espresso sin d'ora.

Quasi tutto, perchè penso che la poesia, non sia una visione elitaria del mondo.La poesia è un modo per esprimere sentimenti,emozioni,
Un modo stupefacente, efficace e coinvolgente.

Come è stato descritto, questo è diritto sia di un bambino che scriva il temino, o di un grande poeta affermato. Tutti possono scrivere poesie senza alcuna limitazione.

Poi , ovviamente la visione soggettiva di lettura, per ognuno di noi sulle singole opere, trova riscontro nel nostro vissuto e nella nostro visione di come dovrebbe essere, a nostro parere una poesia,del suo significato e forse sulla naturalità dei concetti espressi.

Ma di certo. è una concezione soggettiva, che si ferma al nostro contorno e non deve essere regola per altri.
Se cosi fosse, si potrebbe scavare una bella fossa per la razza umana, dato che la capacità di espressione è talmente varia da non essere quantificabile e definibile, specialmente per chi scrive.

Se la fortuna ha voluto che la mente sia aperta per studi passati, per volontà o predisposizione,ben venga. Altrimenti, quel che emerge, è un modo personale di espressione, criticabile ,non condivisibile forse, ma sempre parole dell'anima.

Trovo triste che ci si soffermi alla critica della grammatica, per comprendere dei versi. Tanti poeti scrivono in maniera molto libera e naturale, lasciando che le parole stesse, trovino, nella lettura , una giusta collocazione e significato.
« Ultima modifica: Sabato 12 Dicembre 2009, 22:29:04 da Gianpiero »