Amo contraddirmi e prima di ultimare il post, ringrazio Pozzato per aver definito “eccezionale” la mia analisi, ma è una cosa che sapevo già. Quello che invece ignoravo di aver scritto era il sottinteso che egli ne ha tratto, e cioè che Dante, Petrarca e classici vari non siano arte. Senza voler entrare nel merito delle sue capacità interpretative, il buon Pozzato dimostra qui di non aver compreso affatto la cornice della mia affermazione, né, forse, di aver compreso Dante, Petrarca e classici vari. Mi sorge anche l’orrido dubbio ch’egli non abbia nemmeno chiaro il senso della parola “classico”. Credo addirittura che, da tutto ciò che ho scritto finora, si evinca esattamente il contrario. A maggior ragione se prendiamo in considerazione l’inopinabile fatto che Dante, Petrarca e buona parte dei classici assurti al rango di artisti assoluti, sono stati dei grandissimi innovatori. Non è forse un’innovazione immane, per i suoi tempi, la “Divina Commedia”? Non è forse il “Canzoniere” pietra di paragone e novità per chi si è cimentato con la poesia nei secoli successivi? Non è forse D’Annunzio il più geniale innovatore che mai la lingua italiana abbia avuto? L’uso o meno delle regole metriche e sintattiche è una scelta, come ho lasciato intendere poco sopra. Ma deve essere una scelta consapevole. Esistono fior di artisti, tantissimi e immensi, che fanno uso del verso libero, o creano essi stessi nuove strutture. Non ho mai affermato che un’opera d’arte, per esser tale, debba necessariamente sottostare a precise regole; ho detto, al contrario, che l’originalità deriva spesso dalla rottura delle regole e che, per romperle, si debba prima conoscerle. Ogni epoca ha le proprie, mutuate dalle precedenti, e le assimila reinterpretandole in un continuo processo di evoluzione che, al pari dell’umana evoluzione, non si arresterà mai. Paragonare Dante e Milo De Angelis è una sorta di accanimento terapeutico sul già moribondo corpo della poesia. Di eccezionale, in questo mio scritto, c’è solamente il coraggio, il coraggio della mia passione per l’Arte. E l’Arte porta il nome sia di Dante che di Andy Warhol.