pur essendo nata e cresciuta nell'epoca della diffusione di internet, mi sento veramente tanto antica!
quello che dici, Dario, è giustissimo, purtroppo è maledettamente vero. le informazioni si trasmettono ad impulsi, flash visivi che ci restano incollati alla memoria. tutto funziona così e in tutto ci si adegua, ma io credo che quando parliamo di poesia, di letteratura o di arte in genere, ciò non sia possibile.
una poesia, un romanzo, un quadro, vanno compresi ed assimilati e c'è bisogno di tempo per farlo.
cosa significa, allora, che la poesia "comune" punta sulla rapidità del messaggio?
è forse un'ansa? un sms che ci avvisa di un ritardo su un appuntamento, è forse un messaggio pubblicitario? NO! la poesia è un'altra cosa e non ha bisogno di fretta, anzi, la fretta è la sua rovina!
una poesia scritta di fretta, tanto per pubblicare un'emozione urgente, sarà approssimativa, e non riuscirà a riempirsi di tutto il significato che volevamo darle, una poesia letta di fretta non potrà essere metabolizzata. quante sfaccettature ci perderemmo, quante finezze, quanti significati nascosti, se leggessimo di fretta e via... subito altri versi, senza sapere cosa nascondevano quelli precedenti.
una poesia non deve essere "rapidamente" comprensibile, no... una poesia deve lasciarti lì a pensare, deve farsi rileggere e scrutare fino al suo nocciolo più profondo.
non voglio credere ad una distinzione tra poesia comune e poesia colta, perchè dal mio punto di vista esiste semplicemente la poesia (colta, dotta, semplice, anticheggiante, ermetica, sperimentale, ecc...) e la non poesia, in un periodo in cui, purtroppo, prevale la non poesia appropriandosi di un appellativo che non le appartiene.