Ci sono autori che amano i puntini di sospensione, li amano smodatamente, ne sono innamorati, li schiaffano dappertutto; non appena gli viene da scrivere qualcosa, ecco che ci mettono dei bei puntini di sospensione in mezzo. Il loro attaccamento ai puntini di sospensione è così forte che mi immagino che se li portino in tasca dovunque vadano e li spargano qua e là sul loro cammino, come dei paggetti ad un matrimonio spargono petali di rosa sul cammino della sposa. Credo che se dovessero compilare il modulo di richiesta della carta d'identità, scriverebbero nome e cognome così: "Mario... Rossi".
I puntini di sospensione in un testo, anche in una poesia, anzi soprattutto in una poesia, sono inutili come fra il nome ed il cognome.
Prima di tutto diciamo che i puntini di sospensione sono tre e solo tre. Non sono due, né quattro, né cinque. Qualcuno pensa che scrivendo "ti amo..... sempre" sia un effetto molto più drammatico ed intenso di "ti amo... sempre" perché ci mette cinque puntini invece dei banali tre. No, i puntini sono tre e basta. Oppure che "ti amo.. sempre" sia più elegante, con nonchalance, quasi a dire "si, ti amo sempre, ma non gli do così tanta importanza, infatti vedi che ci metto solo due puntini di sospensione, quindi non mi impegno gran ché".
I puntini di sospensione servono a creare l'attesa di un qualcosa che invece sarà diverso da quello che si aspetta. Si chiamano "di sospensione" proprio perché dovrebbero tenerti con il fiato sospeso in attesa di un capovolgimento, dell'inatteso, della sorpresa, magari anche della battuta o dell'ironia, forse addirittura del contrario. Non si devono usare solo per fare una sosta nella lettura.
Per fare una sosta nella lettura ci sono già le virgole e, proprio nelle poesie, c'è l'andare a capo. Se un verso va a capo rispetto il precedente, è già ovvio, è palese, è evidente che c'è una interruzione. Che significa se all'inizio di ogni verso, dopo che sono già andato a capo, ci metto anche i puntini di sospensione? Ottengo solo di abituare il lettore al fatto che uso i puntini di sospensione senza alcun significato, solo come segno grafico che mi piace, ma che rende la lettura difficile, come se ad inizio di ciascun verso (o nel mezzo di ciascun verso) si dovesse trattenere il fiato e aspettare 5 secondi prima di continuare a leggere.
Non è più una poesia, ma un esercizio di respirazione.
Prendiamo la frase già usata prima: "Ti amerò sempre". Scrivere "Ti amerò... sempre" è inutile. Certo che ti amerò sempre! Non si ama forse sempre "sempre"? Discorso diverso sarebbe "Ti amerò... dalle 9 alle 18". Uno si aspetta "sempre" ed invece le cose sono diverse.
Quindi frasi tipo "Ed arriva... la sera", scusa, che cosa doveva arrivare? "E sorge... il sole", ma che novità! "La pallida... luna", e ti sembra che devo trattenere il fiato per una rivelazione del genere? "I cipressi... ondeggiano... al vento", maddai? "Ed io le porsi... la mano", sarebbe stato più sorprendente se fosse stato il piede.