Autore Topic: Io scrivo - di Francesca Coppola  (Letto 3761 volte)

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Offline sandrac

Io scrivo - di Francesca Coppola
« il: Domenica 20 Settembre 2009, 21:36:01 »


Io scrivo
mentre il tempo si ferma
nel deserto di un presepe bucato
a tu per tu con un gesso
che ha il sapore di spirito imbottigliato

Mi schiaccio d'insonnia nei via vai negati
a chi di lingua annoia il baratro

E scrivo
tra note distanti che allungano i denti persi
per arrabbiare spartiti fraudolenti e distratti

e tu, che non credi ai giri di ali persi
accresci silenzi sugli alibi frettolosi
di una mano






Premetto che non è affatto semplice  commentare questa autrice, ma partirò dal presupposto che commentare non significa necessariamente fare una parafrasi del testo, anzi, a volte basta solo lasciarsi andare ai suoni ed alle percezioni che le parole stesse evocano.

Partendo da questa piccola premessa, proverò a esporre quelle che sono le mie sensazioni alla lettura di questa poesia.

E’ come essere dei sensitivi  davanti ad un effetto personale di un individuo; si percepiscono le vibrazioni, le sofferenze, le inquietudini, le aspettative ed a volte le delusioni di chi scrive.

Questo testo è una fucina di percezioni sensoriali; si avverte la incredibile forza che emana dalla scrittrice, una  sorta di rassegnazione all’inevitabile mista alla volontà di combattere e non lasciarsi sopraffare.

Sentimenti contrastanti che scaturiscono da versi apparentemente disordinati. Come interpretare i “via vai negati a chi di lingua annoia il baratro”?  Un apparente codice lessicale attraverso il quale l’autrice tenta disperatamente di comunicare ad un pubblico, forse distratto, che affanna a trovare il cifrario ed a sintonizzarsi.

“E scrivo”, così l’autrice esprime la sua esteriore (?) impotenza nel modificare gli eventi, quasi che la reiterazione dello stesso verbo per due volte all’interno del testo, la induca a smorzare le sue ansie, a esorcizzare i suoi demoni .


Forse non si riuscirà a parafrasare Francesca Coppola, ma si può, impegnando un po’ di più le nostre capacità introspettive, cercare di condividerne gli  stati d’animo ed afferrare anche solo un briciolo della sua poetica.



« Ultima modifica: Domenica 20 Settembre 2009, 21:38:30 da sandrac »

Offline Zima

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #1 il: Domenica 20 Settembre 2009, 22:02:35 »
già, commentare questa autrice è un'impresa ardua perchè il suo codice è criptato dal più grande matematico dell'anima! le sue poesie vanno lette e percepite, si devono lasciar vibrare sulla pelle e poi penetrare nella carne e nelle ossa... è un mondo di percezioni che, a mio parere, non va decriptato.

si possono tentare interpretazioni, ma mai sperare di aver indovinato!
ma a me piace anche per questo!


come mio contributo voglio inserire qui sotto pochi versi che vogliono essere il proseguimento naturale di quelli di francesca secondo il mio sentire, la mia personale vibrazione...




quali pensieri
abbarbicati alle tempeste di ieri
ora scivolano dai graffi alle dita?

io scrivo
accostando granelli in faccia ai muri
solitudini intatte -confinanti segreti
per le retrovie di me stessa

e scavo gallerie d'ambra
al riparo del buio

"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Stefano Toschi

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #2 il: Lunedì 21 Settembre 2009, 17:38:23 »
Come dice giustamente sandrac questo è un testo del quale, più che dare un’interpretazione, occorre percepire le vibrazioni ed entrarvi in sintonia.
Ogni tentativo di addentrarsi più analiticamente nel testo rischia di perdersi in fantasticherie o piuttosto di proiettarvi il sentire del commentatore, magari fraintendendo completamente le intenzioni dell’autore.
Tuttavia, considerato che ogni poesia è, in fondo, uno specchio, correrò il rischio e tenterò di individuare alcune linee interpretative che possano aiutare a decriptare questi versi.

La prima strofa ci introduce in un’atmosfera di immobilità.
Si notino le espressioni: “il tempo si ferma”, “deserto”, “presepe” (che è un mondo immobile, perfetto in sé stesso, ma anche finto), “gesso” (si pensi alle statue di gesso, all’espressione “restare di gesso”, il gesso è anche un materiale col quale si costruiscono i presepi).
Questa immobilità non ha i connotati della quiete o della pace, ma piuttosto quelli claustrofobici dell’angoscia, dell’imprigionamento. Un po’ come quando nei sogni si vorrebbe fuggire, ma non si riesce a muoversi.
Questa sensazione emerge in particolare dal termine “imbottigliato” e dallo stesso “presepe” che, come si è detto, è un mondo chiuso.
Il “presepe”, però, è “bucato”; ha un’imperfezione e forse una via d’uscita (come la bottiglia).
Lo “spirito imbottigliato” è lo stesso “gesso” del presepe che è “a tu per tu con” l’io che scrive.
Lo spirito può essere inteso come alcool (imbottigliato), ma al tempo stesso come l’essenza dell’io.
Da un lato è dotato di “sapore”,  una percezione sensoriale che si ricollega a tutta una dimensione corporea presente nel testo(come in diversi altri di questa autrice): “lingua”, “denti”, “mano”. Dall’altro è l’io imprigionato.

Proseguendo con le strofe successive noterei la contrapposizione di “insonnia” rispetto a “schiaccio” (che fa pensare all’espressione “schiacciare un sonnellino). D’altra parte le stesse espressioni: “mi schiaccio”, “insonnia” e poi: “via vai negati” (ancora l’immobilità), “baratro” contribuiscono ad alimentare il clima d’angoscia. Notare anche “annoia” che aggiunge un ulteriore elemento al mondo-presepe.

“E scrivo”:  è lo scrivere la via d’uscita o almeno il modo di esorcizzare l’angoscia?
Sono i versi-note che addentano con rabbia spartiti fraudolenti, come presepi chiusi e finti.
Ma allo sguardo distaccato e disincantato del “tu” (che è, probabilmente, lo stesso io scrivente) questi sfoghi appaiono “giri di ali persi”, “alibi frettolosi”, che non lasciano in mano che più grandi “silenzi”.
« Ultima modifica: Lunedì 21 Settembre 2009, 17:42:03 da Stefano Toschi »
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

fallin

  • Visitatore
Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #3 il: Lunedì 21 Settembre 2009, 19:25:12 »

Bravo Stefano, bell'analisi devo dire, mi piace questo spirito critico e questo coraggio, perchè alla fine ci vuole coraggio per commentare una poesia simile.
Io penso invece che quel "tu" sia la poesia che guida la mano frettolosa e fallibile del poeta, poeta che si dichiara nella sua solitudine all'alcool come condizione amorosa (presepe bucato) ed esistenziale, negato a quei salotti in cui con la lingua si annoia il baratro che ogni uomo si porta dentro e che forse la poesia soltanto riesce a smuovere. La sua condizione è come quella del bambino(allunga i denti persi) con i suoi bruschi cambiamenti di umore(tra note distanti), e ed è da qui che parte per arrangiare/arrabbiare/complicare le sue poesie.
Purtroppo ci sono pochi appigli e questo è da una parte un limite della poesia e dall'altra invece un surplus che apre altri possibili significati.
« Ultima modifica: Lunedì 21 Settembre 2009, 19:31:47 da Fallin »

alexandra

  • Visitatore
Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #4 il: Martedì 22 Settembre 2009, 10:08:50 »
Un uccellino mi ha avvisato di questo post... e devo dire che sono rimasta semplicemente sbalordita!
non ricordavo neanche il Pin per entare nel forum... erano 'millenni' che non ci mettevo piede! eppure, eppure le belle sorprese arrivano sempre, bisogna aver pazienza ed aspettare ;D...

Tutto questo per sdrammatizzare, perchè sono davvero esterrefatta!
Innanzitutto grazie sandrac, non ti conosco ma già mi stai simpatica, solo perchè hai tentato almeno un'interpretazione, il che, come tutti hanno sottolineato non è decisamente facile e quindi 10+ al coraggio! ;)

E poi grazie a chi è intervenuto come Gaur, Stefano e Fallin...
Intanto è importante percepire l'atmosfera che a un po' a tutti è arrivata, angoscia, un po' di desolazione, per tutto quello che ci circonda dall'effimero al prettamente materiale. Io scrivo nonostante tutto, quello che sento e contro-tendenza.
Stefano ci è andato molto vicino.
E cmq ripeto sempre, che non è importante l'interpretazione perfetta, vi è arrivata in qualche modo? l'avete fatta un po' vostra?
Tanto mi basta!
La poesia ha molteplici significati, a seconda del giorno e di chi la indossa.

Vi ringrazio di cuore.

Offline Grazia Longo

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #5 il: Mercoledì 23 Settembre 2009, 23:20:13 »
mi piace condividere emozioni, interpretazioni e commenti di poesie. Premesso che mi trovo d'accordo con l'autrice sul fatto che ogni poesia ha molteplici significati o per meglio dire, è stratificata e può essere letta a varie profondità .. concordo in buona parte con l'interpretazione di Stefano, tranne per il tu... io la sento come una seconda persona, vera e altra, che non crede ai voli e resta ancorata alla superficie ingenerando incomunicabilità e incomprensione ... credo che lo scrivere diventi anche per questo una valvola di sfogo di un sentire che va oltre il vivere quotidiano di molti ... 
Non c'è bellezza se non ci sono occhi che guardano.
Non c'è amore senza libertà.
Non c'è incontro senza rispetto per la diversità.
Non c'è felicità senza coraggio.
Non c'è niente di scontato in una vita che meriti di essere vissuta...
E la vita è un'avventura meravigliosa ...

fallin

  • Visitatore
Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #6 il: Venerdì 25 Settembre 2009, 13:07:52 »

E cmq ripeto sempre, che non è importante l'interpretazione perfetta, vi è arrivata in qualche modo? l'avete fatta un po' vostra?
Tanto mi basta!
La poesia ha molteplici significati, a seconda del giorno e di chi la indossa.


Vedi, a me invece importa,  entrare esattamente nel significato della poesia  o almeno nel suo tentativo.
O almeno discutere sul procedimento, se le note distanti che allungano i denti persi ad esempio hanno un preciso riferimento o sono un tramite per esprimere un stato. Perchè vedi è fondamentale capire come leggerla, altrimenti si richiano due errori: l'errore di chi legge la tua poesia come orfica e magari perde la ricerca dei nessi, oppure l'errore di chi cerca tutti i nessi ma non ci sono perchè strutturamelemtne la poesia è composta seguendo un'altra logica. E questa infatti è la diversità di interpretazione che abbiamo attuato io e Stefano. Lui orfica io incatenata.


alexandra

  • Visitatore
Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #7 il: Venerdì 25 Settembre 2009, 17:40:35 »
i miei testi hanno sempre un significato ambivalente.
Non c'è e c'è sempre un nesso preciso.
Perchè in me convive l'urgenza di esprimere uno stato d'animo, ma anche la necessità di appiglio specifico.
Poi sai, non c'è sempre chi è interessato al particolare, c'è chi si ferma alla sensazione che lascia, chi legge e non ci capisce un'acca, chi si impegna ma storpia il senso.
Indagare oggi è difficile, riuscire ad esprimere qualcosa e farlo arrivare è ancora più complesso.

Questo testo è legato alla generale delusione del mondo della scrittura. E tenta di esprimere la mia grinta a non lasciarmi andare, perchè io scrivo nonostante tutto. Tra chi mi offende e mi critica, chi mi regala indifferenza ad oltranza. Ma anche a quello che leggo, in giro e non mi soddisfa.

Se vuoi che entri nei particolari, chiedimelo e te la spiego punto per punto.

Offline Marco Canonico Baca8175

  • Autore
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  • Post: 263
  • Sesso: Maschio
  • Mi trovi dove non esisto.
  • Nel sito Scrivere: Le sue poesie
Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #8 il: Venerdì 25 Settembre 2009, 19:36:53 »
i miei testi hanno sempre un significato ambivalente.
Non c'è e c'è sempre un nesso preciso.
Perchè in me convive l'urgenza di esprimere uno stato d'animo, ma anche la necessità di appiglio specifico.
Poi sai, non c'è sempre chi è interessato al particolare, c'è chi si ferma alla sensazione che lascia, chi legge e non ci capisce un'acca, chi si impegna ma storpia il senso.
Indagare oggi è difficile, riuscire ad esprimere qualcosa e farlo arrivare è ancora più complesso.

Questo testo è legato alla generale delusione del mondo della scrittura. E tenta di esprimere la mia grinta a non lasciarmi andare, perchè io scrivo nonostante tutto. Tra chi mi offende e mi critica, chi mi regala indifferenza ad oltranza. Ma anche a quello che leggo, in giro e non mi soddisfa.

Se vuoi che entri nei particolari, chiedimelo e te la spiego punto per punto.

Concordo con Francesca in tutto questo suo ultimo intervento.
Lasciateci scrivere e vivere i nostri versi come vogliamo.
Prima di guardare la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello,guarda la trave che è nel tuo!

Offline Stefano Toschi

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #9 il: Venerdì 25 Settembre 2009, 20:03:40 »
Ma certo, Marco, scrivete i vostri versi come volete. Ma lasciateci anche commentare come ci pare (o altrimenti togliete la possibilità di scrivere commenti alle vostre poesie). ;)

Ritorno sulla questione del “tu”.
Dopo l’ultimo intervento di Francesca si deve supporre che il “tu” sia il lettore, il mondo del quale si parla nel testo pare, infatti, essere quello della scrittura.
La mia prima interpretazione ipotizzava una chiave di lettura più genericamente esistenziale.
Ripensandoci, la poesia potrebbe anche essere letta ipotizzando, come situazione sottostante, un rapporto sentimentale (io-tu) in crisi.
Anche l’interpretazione di Fallin che tenta di rimanere più aderente alla lettera e alla sua sintassi, vedendo in trasparenza alle parole precise situazioni o eventi, ha la sua ragion d’essere, per quanto la loro individuazione risulti assai problematica.
D’altra parte l’ermeticità del testo non permette di prendere un indirizzo preciso, ed è questo il suo pregio e il suo difetto.
La mia interpretazione suppone un procedimento di composizione simile al sogno: con l’accostamento di elementi di diversa provenienza, spostamenti di significato e sostituzioni simboliche. Sebbene il processo, in questo caso, sia cosciente e studiato, frutto cioè di un lavoro poetico, e gli elementi accostati, più di quanto avvenga nei sogni, oltre che immagini siano parole con il loro ulteriore carico di ambiguità semantica; tuttavia, come per i sogni, i nessi logici possono essere solo ricostruiti da un lavoro di analisi, perché il linguaggio utilizzato ne è, per sua natura, privo, procedendo piuttosto per accostamenti apparentemente incoerenti.
Il livello di decomposizione del significato in questo testo, come nella maggior parte di quelli di Francesca, è molto spinto, più che in un sogno, forse troppo, almeno per i miei gusti.
Le sue poesie assomigliano ad un quadro astratto, sono capaci di evocare emozioni nel lettore, ma risultano difficili da leggere e ancora di più da comprendere.
A mio avviso una ricomposizione, anche “artefatta” (nel senso di fatta ad arte), degli elementi secondo un filo semanticamente più coerente gioverebbe. Intendo dire che possa emergere immediatamente alla lettura un significato, anche solo apparente, anche non logico, anche assurdo, piuttosto che una glaciale assenza di significato.
Ma forse invece è questa la forza di Francesca, di saper trasmettere un’emozione al netto di qualsiasi razionalizzazione da parte del lettore.
Quanti riescono ad apprezzare, però? Io stesso sono un po’ a disagio.
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

alexandra

  • Visitatore
Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #10 il: Sabato 26 Settembre 2009, 10:38:47 »
Caro Stefano,
ti ringrazio tanto per il tuo interesse e comprendo le tue difficoltà.
Ma io non decido niente di quello che scrivo, non sono una di quelle che lima oltremisura per giorni o per ore, che cambia, inverte. Io scrivo e basta. E' un po' quello che tento di dire in questa mia. Probabilmente la mia mente è contorta e quindi si esprime in modo contorto, ma sai per piacere agli altri o per essere apprezzata non mi sono mai cambiata nella vita e non intendo farlo neanche in poesia. La mia forza, anche caratteriale fuoriesce in tutto quello che scrivo e molti me lo riconoscono, dunque qualcosa di me arriva agli altri. Poi c'è sempre il discorso volontà ed empatia.

Io non sono da leggere e scappare, una prima lettura e il commentino.
Le mie presuppongono interesse, urlano attenzione, inducono o cercano di indurre alla riflessione.
E' forse un carattere distintivo il mio, che ricerco anche nella vita, l'unicità, non vorrei mai sentirmi dire:"tu mi ricordi qualcuno..."
e quindi, può essere che inconsapevolmente lo rifletto pure in poesia.
Non assomigliare a nessuno.
Poi ricorda che quello che scriviamo riflette noi stessi. Io sono complicata caratterialmente parlando e quindi quello che scrivo non potrà mai essere semplice, e non gioco neanche agli indovinelli come qualcuno ha ipotizzato.
Io non voglio essere volutamente ermetica.

Per capirmi o almeno cercare di farlo devi entrare nella mia poetica. Leggere tanto di me.

Offline Paolo Ursaia

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #11 il: Sabato 26 Settembre 2009, 14:20:33 »
  Effettivamente, le tue liriche non hanno niente dell'Ermetismo, inteso come espressione letteraria. Basta confrontarsi con Ungaretti e Montale, con le caratteristiche tecniche dei loro scritti. Le tue poesie sono libere espressioni di te stessa, così come sei, non legate a nessuna corrente, a nessuno stile poetico. Di qui l'estrema complessità nel leggerle e nel commentarle; bisognerebbe conoscerti di persona, e non superficialmente. Personalmente, apprezzo la tua capacità di trasmettere emozioni; ma mi chiedo sempre se i significati che intuisco nei tuoi scritti vi sono realmente o sono frutto della mia interpretazione. Non mi meraviglio e non mi scandalizzo, quindi, se essi sono poco commentati; ritengo che, comunque, siamo molto apprezzati. E questo non è da tutti...Un saluto. Paolo
Cunctando restituit

Offline Marina Como

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #12 il: Sabato 26 Settembre 2009, 16:14:21 »
Caro Stefano,
ti ringrazio tanto per il tuo interesse e comprendo le tue difficoltà.
Ma io non decido niente di quello che scrivo, non sono una di quelle che lima oltremisura per giorni o per ore, che cambia, inverte. Io scrivo e basta. E' un po' quello che tento di dire in questa mia. Probabilmente la mia mente è contorta e quindi si esprime in modo contorto, ma sai per piacere agli altri o per essere apprezzata non mi sono mai cambiata nella vita e non intendo farlo neanche in poesia. La mia forza, anche caratteriale fuoriesce in tutto quello che scrivo e molti me lo riconoscono, dunque qualcosa di me arriva agli altri. Poi c'è sempre il discorso volontà ed empatia.

Io non sono da leggere e scappare, una prima lettura e il commentino.
Le mie presuppongono interesse, urlano attenzione, inducono o cercano di indurre alla riflessione.
E' forse un carattere distintivo il mio, che ricerco anche nella vita, l'unicità, non vorrei mai sentirmi dire:"tu mi ricordi qualcuno..."
e quindi, può essere che inconsapevolmente lo rifletto pure in poesia.
Non assomigliare a nessuno.
Poi ricorda che quello che scriviamo riflette noi stessi. Io sono complicata caratterialmente parlando e quindi quello che scrivo non potrà mai essere semplice, e non gioco neanche agli indovinelli come qualcuno ha ipotizzato.
Io non voglio essere volutamente ermetica.
Per capirmi o almeno cercare di farlo devi entrare nella mia poetica. Leggere tanto di me.
si, francesca, a volte le parole sgorgano in poesia da sole, a volte però come in questa tua, sgorgano immagini. Spesso sgorgano parole che rimandano ad immagini, ma la maggior parte delle volte sono le immagini che precedono, e tu sai trovare il vocabolo giusto per descriverle (penso ad es. al presepe bucato), e siccome sei molto intelligente e sensibile, probabilmente a te richiede talmente poco tempo, la limatura, da non accorgertene, ma lo studio dei vocaboli c'è, e si vede! ed è ancora una volta che ritrovo la mia psicoanapoesia! Sgorgano le immagini e parole prima delle ragioni che ci conducono a dirle. Ma a ragionarci sopra... le ragioni si trovano sempre! E questo (hihihihihi1 ;D) mi... ricorda qualcuno!
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Stefano Toschi

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #13 il: Sabato 26 Settembre 2009, 16:43:35 »
Caro Stefano,
ti ringrazio tanto per il tuo interesse e comprendo le tue difficoltà.
Ma io non decido niente di quello che scrivo, non sono una di quelle che lima oltremisura per giorni o per ore, che cambia, inverte. Io scrivo e basta. E' un po' quello che tento di dire in questa mia. Probabilmente la mia mente è contorta e quindi si esprime in modo contorto, ma sai per piacere agli altri o per essere apprezzata non mi sono mai cambiata nella vita e non intendo farlo neanche in poesia. La mia forza, anche caratteriale fuoriesce in tutto quello che scrivo e molti me lo riconoscono, dunque qualcosa di me arriva agli altri. Poi c'è sempre il discorso volontà ed empatia.

Io non sono da leggere e scappare, una prima lettura e il commentino.
Le mie presuppongono interesse, urlano attenzione, inducono o cercano di indurre alla riflessione.
E' forse un carattere distintivo il mio, che ricerco anche nella vita, l'unicità, non vorrei mai sentirmi dire:"tu mi ricordi qualcuno..."
e quindi, può essere che inconsapevolmente lo rifletto pure in poesia.
Non assomigliare a nessuno.
Poi ricorda che quello che scriviamo riflette noi stessi. Io sono complicata caratterialmente parlando e quindi quello che scrivo non potrà mai essere semplice, e non gioco neanche agli indovinelli come qualcuno ha ipotizzato.
Io non voglio essere volutamente ermetica.

Per capirmi o almeno cercare di farlo devi entrare nella mia poetica. Leggere tanto di me.

Cara Francesca,
il fatto che tu dica di scrivere in maniera spontanea e non costruita, senza “limare” troppo i tuoi versi, mi conferma nella convinzione che il metodo che ho usato per interpretare questa tua poesia è appropriato.
L’idea che le tue poesie fossero “costruite” e le immagini in qualche misura cercate, mi era sorta da alcuni tuoi interventi precedenti (di parecchio tempo fa); questo indeboliva la validità di una lettura condotta solo sulla suggestione di certe immagini, o di certe parole, e sul loro valore simbolico.
E’ indubbio che un’emozione, un’atmosfera, uno stato d’animo, arriva al lettore: ciò avviene, secondo me, proprio attraverso questa via, cioè attraverso la suggestione di immagini e parole, in maniera immediata e prima di qualsiasi loro razionalizzazione, quale quella che ho tentato di fare io.
Ha ragione Paolo: le tue liriche hanno ben poco dell’Ermetismo (infatti ho parlato di “ermeticità”, nel senso di enigmaticità, evitando di proposito la parola “ermetismo”). Io le accosterei piuttosto al Surrealismo (scusa: ;D “tu mi ricordi qualcuno…” ;)).

Cito da Wikipedia. Mi piacerebbe sapere se, e in che misura, ti ci ritrovi.
(segue)
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Stefano Toschi

Re: Io scrivo - di Francesca Coppola
« Risposta #14 il: Sabato 26 Settembre 2009, 16:46:30 »
Nel primo Manifesto surrealista del 1924, [Breton] definì così il surrealismo:

 « Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale. »
 
Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, ovvero quel processo in cui l'inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni, emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati.

La caratteristica comune a tutte le manifestazioni surrealiste è la critica radicale alla razionalità cosciente, e la liberazione delle potenzialità immaginative dell'inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo "oltre" la realtà (sur-realtà) in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. Il Surrealismo è certamente la più 'onirica' delle manifestazioni artistiche, proprio perché dà accesso a ciò che sta oltre il visibile. Inoltre esso comprende immagini nitide e reali ma accostandole tra di loro senza alcun nesso logico.
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)