Perdonate l'intrusione, io non scrivo quasi più in questo sito perché non si confà con il mio modo di essere. Mi sono state inviate un paio di e-mail sgradevoli dove mi si diffidava perfino dal commentare ed io, che sono una coda di paglia per natura, come si dice da noi, ho girato il culo, ho preso i miei balocchi e son tornata a giocare al mio uscio. In questa discussione, però, mi piacerebbe intervenire, anche solo con un messaggio (che divido in due parti perché m'è venuto troppo prolisso...), perché il modo di poetare di Lorenzo Crocetti mi piace da morire.
Se qui si afferma che sia facile scrivere in endecasillabi ed ogni cretino ne è capace, io ribatto riconoscendo che, scrivere in versi sciolti, è ancor più facile. Mi trovo d'accordo con Zima, però, sull'importanza dei contenuti per trasformare una semplice serie di parole in poesia, ma reputo l'endecasillabo, e il sonetto in particolare, la più alta forma poetica.
L'arte della metrica è molto antica, chi ha studiato latino o greco sa che esisteva già a quell'epoca, ed è nata appositamente per rendere la poesia armoniosa. E' un'arte, proprio perché c'è modo e modo di mettere insieme le parole, inoltre bisogna saper scegliere parole perfette per creare un sonetto che esprima adeguatamente il nostro stato d'animo, riuscendo a rimanere entro i canoni metrici. Quando, e accade raramente, un poeta riesce a comporre un sonetto perfetto, questo è quasi una melodia che echeggia nel cuore come il timido “sì” di una sposa all'altare nel silenzio delle navate: la realizzazione di un sentimento.
La parola stessa "sonetto" etimologicamente richiama un dolce suono. I versi sciolti, ermetici o meno, per quanto bene siano scelte le parole, non hanno una tale musicalità, sono semplicemente pensieri buttati giù in un momento di particolare disposizione dell’animo, più simili a prosa che a poesia. Il sonetto, e la poesia in metrica in genere, è invece matematica, come la musica che, all'interno delle battute, contiene note la cui somma deve dare un certo valore affinché, il suono prodotto dallo strumento, sia una gradevole melodia e non solamente un rumore stonato.
Il Crocetti, ha una nota in più alla sua arpa: l'ironia. Certe volte si trasforma in pungente sarcasmo e può diventare fastidiosa, ma quando ha la giusta ispirazione, scrive perle di satira. E' il suo stile. E' un burbero criticone attaccabrighe, nessuno lo mette in dubbio, ma lo fa con spontaneità e dolcezza e, bene o male, un sorriso riesce a rubarlo ogni volta.