Autore Topic: riprendiamoci la poesia (sit in tra le rime)  (Letto 9616 volte)

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Offline Zima

Re: riprendiamoci la poesia (sit in tra le rime)
« Risposta #75 il: Mercoledì 27 Maggio 2009, 23:10:49 »
uh, giovanni!!! mi hai battuto sul tempo!!  ;D

sì, ha anche un sito personale che si può visitare, con tanto di note biografiche, bibliografia e poesie.

http://www.antoniapozzi.it/
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Webmaster

Re: riprendiamoci la poesia (sit in tra le rime)
« Risposta #76 il: Giovedì 28 Maggio 2009, 09:15:58 »
uh, giovanni!!! mi hai battuto sul tempo!!  ;D

sì, ha anche un sito personale che si può visitare, con tanto di note biografiche, bibliografia e poesie.

http://www.antoniapozzi.it/

Già, salvo che il sito fatto a suo nome fa diverse omissioni. Ad esempio quello che chiama "epilogo" è un suicidio con barbiturici.
E le poesie sono "selezionate", ad esempio non c'è quella che ho citato.
Ecco come si narra quel "epilogo" nel libro "In riva alla vita" di Alessandra Cenni, che non "omette":

Un rigido dicembre del 1938: c'erano le leggi razziali, c'era il fascismo sempre più colluso col nazismo, c'era la Germania che tra nove mesi avrebbe invaso la Polonia.

Lei era affascinante, ricca, aristocratica, colta, giovane. Ma cercava l'assoluto. Nella poesia, nell'amore, nella vita. Non lo trovò l'assoluto: aveva 26 anni.
Così una mattina fuggì piangendo dall'aula dove insegnava. Prese la bicicletta, si lasciò dietro strade di città, palazzi, automobili, e corse via verso la campagna.
Vide per l'ultima volta le brume lombarde che amava e voleva raccontare in un lungo romanzo storico che non scrisse mai.
La trovarono la mattina seguente in un fosso non lontano dalle rive del Ticino. Assiderata e con una brutta polmonite. Aveva anche ingerito delle pastiglie.
Morì in ospedale.
Nessuna lavanda gastrica la salvò, come l'altra volta, appena adolescente, quando la ricca e austera famiglia le impedì di sposare il "suo" professore, il "suo" amato maestro molto più grande di lei.


Ed ecco alcune parole di questa ragazza dell'inizio secolo, coraggiosa, scandalosa, che amava altre ragazze ed operai "bolscevichi":

"E vivo della poesia come le vene vivono del sangue. Io so che cosa vuol dire raccogliere negli occhi tutta l'anima e bere con quelli l'anima delle cose e le povere cose, torturate nel loro gigantesco silenzio, sentire mute sorelle al nostro dolore".

Per leggere una biografia meno "ufficiale".

La "storia della poesia" non solo dimentica facilmente, ma anche quando ricorda ecco che muta il ricordo in qualcosa di meno spiacevole. Chi si suicida ha un "epilogo", od una "grave malattia" come disse allora la famiglia, le sue poesie vengono censurate, modificate o del tutto cancellate. Antonia era "fortunata", era ricca, per altri meno "fortunati" di lei, persone come lei "troppo sensibili" per l'epoca, c'è stato il manicomio, il ricovero, o semplicemente la strada e le mense dei poveri, o nemmeno questo, e semplicemente sono scomparse dalla memoria portando con loro un lurido quaderno stracciato con pagine scritte fitte fitte con parole che nessuno mai più riscriverà, perse anch'esse come i loro dimenticati autori.
« Ultima modifica: Giovedì 28 Maggio 2009, 10:26:14 da Luigi Webmaster »

giannipoeta

  • Visitatore
Re: riprendiamoci la poesia (sit in tra le rime)
« Risposta #77 il: Giovedì 28 Maggio 2009, 21:59:05 »
una storia tristemente conclusa, una storia che è tutto un romanzo travagliato che si riconosce nei suoi splendidi scritti.
Storie di vita vissuta tra le censure del tempo in un sistema patriarcale che offuscava ogni dire e che trovava solo nella nonna l'unica ancora di salvezza.
Una fine tragica, direi annunciata che concluse una vita incompresa, un'anima nobile ma triste che nella poesia rifugiava ogni pensiero e che come dimostrano i manoscritti a volte manomessi per non turbare le coscienze di chi si poneva alla lettura ma che restavavo nei cassetti della memoria e solo dopo la sua morte sono stati riscoperti e divulgati.
Una poesia molto bella perchè vera, mi ha incantato e sono a rileggerle perchè sono anche insegnamento.

eccone un esempio:

Notturno invernale

Così lieve è il tuo passo, fanciullo,
che quasi non t’odo,
dietro me, sul sentiero.
E così pura è l’ora, così puro
il lume delle grandi stelle
nel cielo viola
che l’anima schiarisce
dentro la notte
come i tetri pini che albeggiano
nel biancore della neve.
Un alto sonno tiene la foresta
ed i monti
e tutta la terra.
Come una grazia cade
dal cielo il silenzio.
Ed io ti sento l’anima battere,
dietro il silenzio,
come un filo vivo di acque
dietro un velo di ghiaccio -
e il cuore mi trema,
come trema il viandante
quando il vento gli porta
attraverso la notte
l’eco d'un altro passo
che segue il suo cammino.
Fanciullo, fanciullo,
sopra il mio cammino,
che va per una landa senza ombre,
sono i tuoi puri occhi
due miracolose corolle
sbocciate a lavarmi lo sguardo.
Fanciullo, noi siamo
in quest’ora divina
due rondini che s’incrociano
nell’infinito cielo,
prima di mettersi in rotta
per plaghe remote.
E domani saremo
soli
col nostro cuore
verso il nostro destino.
Ma ancora, nel profondo, tremerà
il palpito lontano delle ali sorelle
e si convertirà
in nuova ansia di volo.

gennaio 1931