Autore Topic: L'arte come finzione... in che senso?  (Letto 6288 volte)

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Offline Zima

L'arte come finzione... in che senso?
« il: Giovedì 23 Aprile 2009, 21:00:12 »
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
Dicon che fingo o mento
quando io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.

Quando traverso o sogno,
quando finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un'altra cosa.
É questa cosa che è bella.

Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge.


Fernando Pessoa



Cari amici, grazie ad alcune domande che mi hanno fatto su un altro forum, è da un bel po’ di tempo che medito sul significato che dovremmo dare all’arte ed in particolare alla poesia che, in questo luogo, è la cosa che ci accomuna tutti.
Propongo due poesie di Pessoa, che dell'autore sviscerano il pensiero, come base dalla quale partire per questa riflessione. Come interpretarle?

Quanto e quale significato dare alle parole degli altri e nostre?
Quanto c’è di vero e quanto di “immaginato” nelle poesie che scriviamo e che, molto più di noi, i più celebri Poeti hanno consegnato alla storia? Una poesia deriva necessariamente da sentimenti reali o a volte si scrive di ciò che non si prova?

Possiamo attribuire, e in che maniera, l'aggettivo “fingitore” al poeta?

Troppe domande tutte insieme?!?!?... oh, ne avrei molte di più... :D

Aiutatemi, il quesito mi arrovella e ho bisogno di confronto…  ;D
« Ultima modifica: Giovedì 23 Aprile 2009, 21:03:24 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
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Offline Phersu

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #1 il: Giovedì 23 Aprile 2009, 21:27:32 »
Ciao Zima,
grandissima collega, come va?
Io parlo per me, naturalmente, l'Arte NON è finzione, ma è uno dei pochi momenti nel quale posso esprimere me stesso, realmente, senza veli. Citando Leopardi, il quale affermava che la poesie è imitazione della natura, io dico che per me la poesia è imitazione della mia "vera" natura, senza finzioni e senza veli, ora aspetto i grandi critici che scrivano cose incomprensibili, perfino alla loro mente che le ha partorite  :D
Un gran bacio, scusandomi col tuo fidanzato, ma io non sono geloso.  ;D

cipreacalend

  • Visitatore
Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #2 il: Giovedì 23 Aprile 2009, 21:40:15 »
Se ad un attore si rivolgesse questa domanda direbbe che l'arte è creazione, invenzione, aprire degli spazi, scenari dove poter immedesimarsi. L'attore non "finge", si immedesima, appunto, nella psicologia di un personaggio, entra nell'ambiente che lo circonda e lo respira, lo fa vivere anche agli altri, attraverso le sue emozioni. Allo stesso modo, lo scrittore, il poeta, creano un sentire che nasce da dentro... ed ecco, nasce un capolavoro ma solo quando si compie il miracolo dell'invenzione che sposa  l'emozione che scaturisce da un sentire profondo.
Per esperienza personale, so che creare, inventare qualcosa fingendo di sapere cos'è, non porta a grandi risultati, l'arte è viscere e cuore che batte forte, è pelle e sentimento, insieme con la capacità di essere innovatori. E' più facile, per me, parlare di pittura, di arte e meno di poesia, ma so che quando scrivo mettendoci testa e cuore, questo trasmetto.
Ho sempre amato Pessoa... Il poeta è un fingitore... ha queste e tante altre accezioni... contiene anche una sottile critica alla ragione che spesso si illude e cede alla finzione e alla necessità del cuore di trovare una giustificazione al suo sentire. Ma di chi, a questo punto è la finzione, dell'inventore o di chi si lascia convincere a credere vero un sentimento?
Tutto ciò che noi scriviamo ha qualche fondamento? Per me ha sempre un valore che deriva dalla possibilità di "aprire" tante finestre dentro altrettante stanze dentro di me e dar voce diversa a tutte quelle parti che nella vita e nel lavoro non trovano spazio. Non credo che questo significhi fingere, al contrario significa scandagliare, allenarsi ad esplorare...
« Ultima modifica: Giovedì 23 Aprile 2009, 21:45:39 da Mirella Crapanzano »

Alessio J

  • Visitatore
Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #3 il: Giovedì 23 Aprile 2009, 23:00:27 »


...non infrangere col rumore dei passi il silenzio
che è il palazzo dove la nostra consapevolezza
è quella di vivere vedendo i giardini delle nostre duplici
vite in una sola anima.
Cosa siamo nel nostro reciproco sogno se non il ritratto
che è il capolavoro di un pittore che non ha mai dipinto?

Pessoa F.

Offline Stefano Toschi

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #4 il: Giovedì 23 Aprile 2009, 23:54:14 »
Cercherò di accontentare Phersu (sperando di essere abbastanza incomprensibile). ;D ;)
Proprio perché è finzione l’arte è verità.
Ecco alcune parole derivate da “arte”: artifizio, artefatto, artificioso. Tutte veicolano un senso di “finzione”. Probabilmente qualcosa a che fare con la finzione l’arte ce l’ha.
In antico per arte si intendeva la capacità di fare o produrre qualcosa in maniera appropriata applicando opportunamente certe regole, certe conoscenze.
Successivamente il senso principale della parola è cambiato e noi associamo la parola alla creazione estetica, al genio, all’estro. Naturalmente il ruolo del saper fare tecnico non è scomparso, ma non è più la caratteristica essenziale dell’arte.
Ma qual è la categoria propria dell’arte quale la intendiamo noi?
Per molto tempo si è ritenuto che l’arte dovesse essere imitazione del reale e, in quanto imitazione, necessariamente finzione.
Talvolta si è ritenuto che piuttosto che limitarsi all’imitazione, fosse compito dell’arte portare alla perfezione quel che nella realtà era imperfetto; anche in questo caso una finzione.
Altre volte si è pensato che fosse propria dell’artista la capacità di intuizione diretta della realtà, magari con la “R” maiuscola, e che suo compito fosse riprodurre ed evocare questa visione nella sua opera; ma la riproduzione, per quanto evocativa, resta finzione.
Si dice che l’immaginazione sia capace di creare mondi, è la rappresentazione di questi mondi immaginari l’oggetto dell’arte? Anche in questo caso sarebbe finzione.
Ma se la realtà quotidiana sembra costringerci ad indossare maschere ed a fingere, se invece che essere il luogo della nostra creatività e della realizzazione del nostro vero essere è il luogo dell’inautenticità, dove dobbiamo essere ciò che non siamo, dedicarci a ciò che non ci interessa, desiderare ciò che non desideriamo. Se, ancora, la realtà quotidiana è il luogo del limite e della morte mentre il nostro essere anela alla vita. Allora la finzione dell’arte può essere rivelatrice di verità contro la falsità del reale.
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Zima

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #5 il: Venerdì 24 Aprile 2009, 12:00:35 »
Quando mi sono posta queste domande, prima di tutto ho cercato di indagare il significato delle parole finzione e arte. Facendolo mi sono detta, così come poi ha detto anche Mirella, che la finzione, nell'arte è invenzione, creazione, immaginazione e che l'arte è la capacità di inventare, creare, immaginare in maniera tale che chi osserva, chi legge, chi ascolta, entri nell'opera che ha davanti e la faccia sua.
ho pensato all'arte come alla più assoluta delle verità perchè, come ha detto anche Stefano, se nel quotidiano siamo costretti a mascherarci, ad accettare ruoli che non ci corrispondono nell'intimo, quando diventiamo "artisti" ci liberiamo di ogni maschera per dare sfogo alla nostra interiorità di venire fuori con i suoi colori e le sue sfumature. Questo succede però solo se consideriamo l'arte come momento di Ispirazione profonda, di Creazione, di Illuminazione, quando ci consegnamo a lei spontaneamente senza nessun altro intento, senza voler emozionare gli altri, senza voler costruire nulla.
La verità si ritrova nell'artificio, nella costruzione, nell'immaginazione solo quando succede ciò.
E mi è venuto da pensare a Novecento (credo che alcuni di voi l'abbiano letto) che, non essendo mai sceso dalla sua nave sulla quale era nato e cresciuto, conosceva e descriveva perfettamente posti che non aveva mai visto prima... lui li vedeva negli occhi della gente che incontrava sulla nave, li assorbiva e li faceva suoi, tanto da saperli vedere!

Nonostante tutti questi giri mentali, mi sono rimasti dei dubbi.

Se l'arte può essere considerata anche esplorazione di noi stessi e del mondo, è possibile esplorare qualcosa che non conosciamo solo entrandoci dentro e facendola nostra, per me tutto deve ricondursi ad una verità, dove la finzione non è altro che l'interpretazione, la riscrittura della Nostra verità.



phe... un bacio casto sulla guancia...  :angel: ;D ;D ;D ;D ;D

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cipreacalend

  • Visitatore
Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #6 il: Venerdì 24 Aprile 2009, 12:15:57 »
Interessante l'intervento di Stefano, mette in evidenza quella linea netta che separa la finzione artistica, l'artifizio, che è funzionale alla rappresentazione di qualcosa, dalla finzione - falsità che invece viene rappresentata nel quotidiano ad uso e consumo di spettatori ignari. Nella nostra società, basata sulla comunicazione e sull'immagine, che premia spesso anche la spettacolarizzazione, si diventa "attori" per confermare un ruolo, per assumerne un altro, a volte ben diverso e lontano dal nostro vero "io". In questo caso la finzione non è più solo un mezzo per creare un'opera, ma diviene un surrogato per creare un personaggio inesistente, "l'avatar" di se stessi.

Offline Zima

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #7 il: Venerdì 24 Aprile 2009, 12:20:49 »
creare l'avatar di se stessi...

succede, a volte è quasi indispensabile per proteggersi dal mondo esterno, per ricoprire il ruolo che tutto l'insieme ha "scelto" per noi. o che noi ci siamo scelti. (dipende)

ma questo può avvenire anche in poesia? si può scrivere per mantenere questo personaggio? e chi fa questo può considerarsi davvero un Poeta?

non so...

quello che della poesia che ho riportato mi ha turbato molto è stato l'ultimo verso che può essere interpretato in modi diversi:


semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento


...

Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge.



si può scrivere senza usare il sentimento, ma solo la testa? e non sembrerebbe di ricreare effetti speciali senza contenuto per noi stessi?
« Ultima modifica: Venerdì 24 Aprile 2009, 12:25:08 da Zima »
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arostàzazzà

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Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #8 il: Venerdì 24 Aprile 2009, 21:32:32 »
Se ad un attore si rivolgesse questa domanda direbbe che l'arte è creazione, invenzione, aprire degli spazi, scenari dove poter immedesimarsi. L'attore non "finge", si immedesima, appunto, nella psicologia di un personaggio, entra nell'ambiente che lo circonda e lo respira, lo fa vivere anche agli altri, attraverso le sue emozioni. Allo stesso modo, lo scrittore, il poeta, creano un sentire che nasce da dentro... ed ecco, nasce un capolavoro ma solo quando si compie il miracolo dell'invenzione che sposa  l'emozione che scaturisce da un sentire profondo.
Per esperienza personale, so che creare, inventare qualcosa fingendo di sapere cos'è, non porta a grandi risultati, l'arte è viscere e cuore che batte forte, è pelle e sentimento, insieme con la capacità di essere innovatori.
...

Zima, ho letto altrove la risposta che davi a questo quesito e sono rimasto affascinato dalla tua risposta.
Allo stesso modo condivido (non avrei espresso meglio la mia idea) e (col suo permesso) faccio mie le considerazioni di Mirella Crapanzano.
E' stupendo scoprire che si ha un sentire comune e che la poesia possa accomunare individui dalle esperienze diverse che hanno una matrice emotiva unica.


Offline Zima

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #9 il: Venerdì 24 Aprile 2009, 23:06:38 »
ed io sono affascinata dal tuo nome fiabesco!!!
ma quale sei? quello coi pantaloncini rossi, blu o verdi?  :P ;D :-*
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Offline Chiara Catanese

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Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #10 il: Lunedì 27 Aprile 2009, 16:58:03 »
Argomento interessantissimo...davanti a cui in questo momento mettendomelo di fronte mi sento come piccola piccola...talmente è vasto e difficile da esplorare. Ma insieme ce la possiamo fare  ;D

Al momento rispondo sulle considerazioni fatte al primo post da Zima, altrimenti metto troppa carne al fuoco, poi magari ci ritorno ;)

Le poesie di Pessoa riportate sono davvero interessanti e anche io ne ero rimasta colpita leggendole la prima volta, soprattutto dalla prima strofa della prima.

Secondo me non si può parlare di fingere, almeno non in un'accezione negativa.

Mi spiego meglio: l'arte non è cronaca, non deve riportare fedelmente degli accadimenti, che siano esteriori o interiori.
L'immaginazione, anzi, ne fa parte. Io credo che un poeta, un artista, attinga sempre alla sua sfera emotiva, sentimentale, che coincide con quella di ogni essere umano. Per dirla con altre parole, parla un alfabeto universale.

Per esperienza (e non so quanto questo possa contare, non essendo io una poetessa ;D) posso dire che: molte volte scrivo sulle ali dell'immaginazione, ma i sentimenti a cui bene o male cerco di dare forma fanno comunque parte di me -in modo più o meno conscio-  (e come essere umano e come frutto della mia storia personale), e possono scegliere una veste piuttosto che un'altra, che li trasfiguri, li trascenda...non lo vedo come un limite ma come linfa.

Platone diceva che l'arte è la più lontana dalla verità perchè è immagine di immagini, imitazione di imitazione. Aristotele invece sosteneva un primato della poesia sulla storia, perchè quest'ultima descrive fatti realmente accaduti, il poeta invece fatti che possono accadere, mediante il verosimile. Quindi la poesia rappresenta l'universale, la storia invece si limita al particolare. Nonostante io adori Platone su questo punto sono più d'accordo con Aristotele  ;D
E, secondo me, il verosimile è sempre vero. Almeno, io non sono mai riuscita a dire di una poesia che fosse "falsa". Si può dire che sia bella o brutta, che ci rappresenta o meno...quindi non è forse un criterio applicabile all'arte...e dunque in fin dei conti la questione non avrebbe ragion d'essere...
« Ultima modifica: Lunedì 27 Aprile 2009, 16:59:47 da Chiara Catanese »

E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
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...La fantasia da sola è sufficiente,
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Offline Chiara Catanese

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Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #11 il: Lunedì 27 Aprile 2009, 17:23:38 »
Avete scritto tutti delle cose davvero interessanti. E anche io mi rivedo molto in quanto espresso da Mirella e Stefano.

quello che della poesia che ho riportato mi ha turbato molto è stato l'ultimo verso che può essere interpretato in modi diversi:


semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento


...

Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge.



si può scrivere senza usare il sentimento, ma solo la testa? e non sembrerebbe di ricreare effetti speciali senza contenuto per noi stessi?

Anche a me ha un po' turbato quella parte ma poi vi ho intravisto, diciamo, una luce, e il richiamo all'immaginazione l'ho sentito anche un po' mio (magari a mio modo)
Vedi,
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento


a me non turba perchè non ci vedo un lavoro "di testa", di calcolo...L'immaginazione è calcolo? Non credo, anzi, è figlia di quei voli liberi che compiamo...anzi, Pessoa usa, a rafforzare questo, il verbo sentire  (semplicemente sento/con l'immaginazione...)
Non ci vedo un calcolo...ma il fatto che non è obbligatorio scrivere spinti dal sentimento (es. l'amato che mi ha lasciato e dunque metto in versi il mio dolore, la mia rabbia, il mio annichilimento ecc), ma che sulle ali dell'immaginazione si possono toccare dei territori, si possono vestire e trascendere le proprie emozioni...sulle basi, come dicevo, di un sentire che in me è presente e -nella sua particolarità- è comune ad ogni essere umano...esempio: senza voler togliere nulla alla specificità di ogni fatto, l'amore assume svariate forme (quello verso l'altra metà, verso la famiglia...) ma l'amore, di base, è in me, così come attraverso il dolore che è in me perchè sono un essere umano, posso comprendere e sfiorare quello altrui e le varie forme che assume...un po' come il principio "il simile conosce il simile"
non vedo tutto questo come fingere.

Di più mi turba la seconda strofa che hai riportato, ma, se ricordo la prima, mi riallaccio a quella spiegazione e posso tranquillizzarmi...

Just my two cents :D

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Offline Zima

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #12 il: Lunedì 27 Aprile 2009, 19:46:58 »
Grazie Chiara, sei stata quantomeno illuminante (sarà il nome?!  ;D )
 
l'arte poetica vola sulle ali della fantasia. il mio citare Pessoa è stato più che altro una provocazione, in quanto è ovvio che il poeta parli un linguaggio universale, crei dal nulla o meglio trasfiguri la propria verità per interpretarla nuovamente.
 
posso parlare di cose che non ho mai vissuto senza fingere, e cioè posso "immedesimarmi" nel contesto, entrarci dentro e provare determinate emozioni, posso parlare di felicità anche se nel momento in cui scrivo sono distrutto dal dolore, per ricrearmi un mondo nuovo del quale in quel momento ho bisogno, un'isola fittizia sulla quale approdare nei momenti di sconforto, ma alla base deve esserci quella verità interna a noi stessi che è sentimento, che è emozione (provata o immaginata) ma che deve essere già in noi.  questa non può definirsi finzione in terrmini negativi, ma finzione letteraria, quella necessaria all'atto della creazione. altrimenti ogni poesia o ogni romanzo dovrebbe essere autobiografico?! ovviamente non è così. :)
 
poi posso descrivere i miei sentimenti utilizzando la fantasia e l'immaginazione, creando ad arte immagini che li esemplifichino o che li rievochino... anche questa, non la chiamerei finzione.
 
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Offline Zima

Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #13 il: Lunedì 27 Aprile 2009, 19:49:45 »
in realtà, credo che il fattore discriminante sia l'uso si fa di ciò che scriviamo.
se la scrittura, così come l'arte in genere, è strumentale alla conoscenza di se stessi, oppure se la "finzione" è strumentale alla semplice sperimentazione poetica, o alla trasmissione di un pensiero o di un ideale, che ben venga, se i risultati sono buoni. quello che mi preoccupa è l'utilizzo subdolo dell'arte, quando cioè si scrivono cose ad hoc facendo leva sulle emozioni della gente per attirare la loro attenzione.
questa sì è finzione nel senso peggiore del termine e, purtroppo, i casi in cui ciò avviene non sono pochi (ma magari sul perchè indagheremo poi!).

da qui nasce il discorso sull'interpretazione delle poesie.
è necessario capire ciò che una poesia racconta? che cosa il poeta volesse esattamente descrivere con quella immagine? oppure è importante l'emozione che ci trasferisce e basta dare una interpretazione che può essere anche differente dall'intento iniziale del poeta?
ovviamente dipende dai casi... una poesia didascalica deve trasmettere un insegnamento e per questo dovrà parlare a chiare lettere, una poesia ermetica dovrà trasmettere un sentimento che arrivi attraverso immagini da interpretare di volta in volta e così via...

la frase di Pessoa "sentire? senta chi legge" la voglio interpretare a modo mio perchè credo riassuma il mio modo usuale di scrivere: io scrivo delle mie impressioni, vedo delle immagini, compio il mio volo scrivendo, sta però anche a chi legge volare insieme alle mie parole che potranno assumere significati differenti di lettura in lettura a seconda degli stati d'animo del lettore.

tra l'altro, anche le poesie dei più celebri poeti sono state interpretate dai critici letterari, tenendo presente la biografia, la storia umana e il pensiero di ciascun autore, ma nessuno potrebbe dirci se ciò che leggiamo è stato interpretato correttamente, se l'autore si riferisse esattamente alla tale vicenda, o alla tale donna... ;)
« Ultima modifica: Lunedì 27 Aprile 2009, 19:52:10 da Zima »
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Offline Chiara Catanese

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Re: L'arte come finzione... in che senso?
« Risposta #14 il: Lunedì 27 Aprile 2009, 22:50:10 »
Anche tu lo sei stata non di meno, cara Zima   ;D

Sono completamente d'accordo con te.

Il fattore discriminante è l'uso che si fa di ciò che scriviamo, dici...E parli dello scrivere subdolamente solo per attirare l'attenzione del lettore...interessante. Mi viene in mente, anche se non è poesia -ma neanche letteratura  ;D- quei libri commerciali tipo Moccia che catturano gli umori di una certa fetta di pubblico, di un certo target, in modo strumentale e con intento strumentale. Il discorso si potrebbe estendere anche al mondo televisivo ecc...
Restando nella poesia...mi vengono in mente quei casi in cui si bada più al sentimento espresso (o meglio che si vuole esprimere) che alla poesia nella sua totalità. E' facile attirare consensi ad esempio con un componimento contro la violenza sui bambini o sulle donne, chi si ferma a questo livello non potrà che plaudere allo scritto. Ma dovremmo guardare -sarebbe auspicabile poi avvenisse in questo sito- alla totalità, ovvero: è stato fatto bene? il messaggio mi è arrivato?  
E' un po' il discorso che avevamo toccato in un altro topic visto da un'altra angolazione.
In questi casi, però, non posso non dubitare della genuinità delle intenzioni dell'autore: fare centro è questione di abilità/esperienza/cultura/talento...
Perchè mi fa rabbrividire il fatto che qualcuno si metta a scrivere poesie per attirare l'attenzione della gente :o
Quindi mi chiedo, tu pensavi a questo?

E il pino
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