Autore Topic: Breve introduzione al barocco e alla contemporaneità  (Letto 2387 volte)

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Offline Valentino Mazzuca

Breve introduzione al barocco e alla contemporaneità
« il: Martedì 10 Marzo 2009, 16:00:05 »
La poesia del XVII secolo parte dalle scoperte galileiane delle meraviglie remote nello spazio, ed esplicita, a mio parere, l’avvicinamento del microcosmo al macrocosmo, avvicinamento scientificamente ottenuto mediante l’utilizzo di microscopi e telescopi, scioccanti prodotti della curiositas umana. Nasce in tal modo una sorta di poesia scientifica, rigorosamente inventiva, che allarga e rinnova il lessico unilinguistico della tradizione petrarchista.

Esempio:

Alla Perla

Vaga figlia del ciel, ch’eletta e fina
sei di conca eritrea parto lucente,
ricchezza del bellissimo orïente,
nata e concetta in mar d’umida brina.
Tu allumi di candor l’onda marina,
uscendo incontra al sol bianca e ridente,
il cui valor, la cui beltà nascente
ogni ninfa, ogni dea pregia ed inchina.
Tu pullulando fuor d’alma natura,
non prendi qualità di salso gelo,
non tingi il tuo splendor di macchia impura.
Ma qual vergine bella in bianco velo,
lasci a l’onda l’amaro, e pura pura
fai de la tua beltà giudice il cielo.
(Girolamo Fontanella, dai “Nove cieli”)

Nella classica forma d’un sonetto (schema: ABBA, ABBA; CDC, CDC), il Fontanella (1612 – 1644), descrive – personificandolo – un fenomeno naturale: la formazione d’una perla. Egli, poi, com’è evidente dal verso incipitario, lega un oggetto del microcosmo (vicino e direttamente esperibile) ad un oggetto del macrocosmo (spazialmente lontano e visibile solo attraverso un adeguato strumento ottico), congiunge, cioè, per una somiglianza d’effetti (si noti il termine squisitamente galileiano), una perla ad una stella, sancisce l’unione del cielo con la terra. Anche la perla (descritta minuziosamente, scientificamente nelle sue caratteristiche), d’altra parte, come gl’astri, obbedisce ai principi naturali del creato!
Ma i nessi possono essere ancor più numerosi:

La fragole dette maggiostre

Ambre vermiglie o nettari granosi,
gioie aggruppate o porpore fiorite
dovrò chiamar le fragole arrossite,
sani coralli o rubinetti erbosi?
Favi celesti o balsami gustosi,
angeliche delizie o manne unite
dovrò nomar le fragole condite,
gelate ambrosie o zuccheri sugosi?
Quanto soave il Germe alletta e molce!
Or qual sarà ‘l Dator, che al senso mio
il provede e l’inostra, il tempra e folce?
Così parlar del Frutto e dir poss’io:
la Fragola, che assaggio è tanto dolce
che fa pensare al Ben goduto in Dio.
(Giuseppe Girolamo Semenzi, dal "Mondo creato diviso nelle sette giornate")
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Offline Valentino Mazzuca

Re: Breve introduzione al barocco e alla contemporaneità
« Risposta #1 il: Martedì 10 Marzo 2009, 16:04:14 »
In questo ingegnoso elogio delle maggiostre, una varietà di grosse fragole, s’ha uno spiccato gusto catalogistico per le metafore, metafore che ratificano indubbiamente delle corrispondenze tra oggetti egualmente interessanti per uno scienziato.
Lo scienziato – poeta non opera, infatti, la semplicistica distinzione tra bello e brutto, tra utile e inutile, tra buono e cattivo etc. E qui sta il merito più duraturo della poesia barocca: “nell’aver profondamente innovato il canone estetico del rappresentabile”. (Carlo Ossola) “È indubbio che sino al XVII secolo la poesia è l’elogio o il rimpianto, il trionfo o la perdita del Bello; variano i canoni della descriptio, ma la leggiadria e la fama, così come sono fissate nei Trionfi del Petrarca, mantengono una reciprocità perenne che solo il Triumphus Eternitatis può vincere. Nella poesia barocca anche il brutto, il deforme, e l’oltraggio al bello divengono descrivibili”. (Carlo Ossola)
Sfilano così donne belle ma zoppe:

Move zoppa gentil piede ineguale,
cui ogn’altra è ineguale in esser bella;
e così zoppa ancor del dio che ha l’ale
sa le alate fuggir auree quadrella.
Tal forse era Euridice, e forse tale
era Venere a l’hor che a questa e a quella
morse il candido pie’ serpe mortale,
punse il candido pie’ spina ribella.
Consolisi Vulcan; ché se talora
mosse il suo zoppicar Venere a riso,
oggi sa zoppicar Venere ancora.
E certo questa dea, se il ver m’avviso,
solo il tenero pie’ si torse a l’ora
ch’ella precipitò dal paradiso.
(Giovan Leone Sempronio)

donne bruttissime:

Qui sì, che non potrà lingua mortale,
con quanti furon mai colori adorni,
pingere al senso altrui debile e frale,
che dove tolto fu l’abito torni,
e pur tu Brutta in fin dal tuo natale
fra mille di Natura oltraggi, e scorni,
negro il sen, torto il naso, occhio ineguale,
di più d’un cuore a trionfar ritorni.
Quell’occulto vigor, quel tuon, quel brio,
quel ch’io ridir non so d’alta virtute,
rapiscon l’altrui vista, e ‘l pensier mio.
La trïaca così fra l’arti mute
di mummie, e serpi, e sangue, e tosco rio,
un composto divien, che dà salute.
(Alessandro Adimari)

belle giovinette sfregiate dal vaiolo, carcasse putrefatte, avvenenti spiritate.
“Il riscatto estetico dell’imperfetto, l’evasione dalla mimesi del referente e lo slancio verso il sublime che saranno propri della grande poesia europea del XVIII e XIX secolo, sino a Goethe e Baudelaire (non a caso grandi ammiratori e riscrittori del Tasso) si trovano in nuce nell’oltranza prima tassiana e poi barocca”. (Carlo Ossola)
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Offline Valentino Mazzuca

Re: Breve introduzione al barocco e alla contemporaneità
« Risposta #2 il: Martedì 10 Marzo 2009, 16:05:32 »
Ma non è tutto.
S’immagini l’animo d’un uomo che aristotelicamente si pensava padrone dell’universo, che credeva il cosmo (ordine) finito, la Terra al centro d’un’architettura perfetta e conosciuta, e che, d’improvviso, con le rivelazioni galileiane, si scopre un atomo insignificante dell’universo illimitato, una delle tante manifestazioni d’un Dio di cui si comincia a mettere in discussione finanche l’esistenza e la veridicità, che si trova immersa in una natura da riesaminare secondo nuovi parametri, che deve trovare, insomma, nuove certezze (e non verità!): ebbene, secondo voi, come si sarà sentito? L’uomo si sente vuoto, percepisce l’horror vacui, la vertigine dell’assenza: e, così, ripartendo da zero, cerca di trovare piccoli, pur fragili, legami tra le cose, un filo nel caos che lo circonda. L’uomo barocco sfoga le sue paure in un’arte che ha orrore della parete bianca, della pagina immacolata, del silenzio (pittura, letteratura, musica) perché ricordano il vuoto che è in lui! L’architettura barocca stupisce, occupa la mente con le sue illusioni ottiche per non lasciar pensare alla fragilità umana; e così la musica con i suoi virtuosismi, i suoi organici portentosi; e così la poesia con l’imprevedibilità delle sue metafore, dei suoi giochi di parole.
(E vi pare tanto diverso il barocco da questo XXI secolo senza verità, in cui i giovani riempiono il vuoto col veleno, in cui il relativismo fa da padrone, in cui tutto è in fieri, si muove incostantemente, lasciando solo macerie, in cui tutto si ridiscute, in cui mancano legge, pace, unità, sicurezza, veri valori? Siamo figli del barocco, come Gadda aveva già notato quasi mezzo secolo fa: “Gadda non è barocco. Barocco è il mondo”!)
« Ultima modifica: Martedì 10 Marzo 2009, 16:35:59 da Valentino Mazzuca »
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