Per fare un po’ di chiarezza: San Paolo è vissuto ed ha scritto le sue lettere (almeno quelle ritenute autentiche) prima che fosse redatto anche il più antico dei vangeli, i quali sono l’unica fonte che abbiamo per tentare di ricostruire la figura del Gesù storico.
Però i vangeli sono stati scritti nella chiesa e per la chiesa, sono testimonianze di fede, non resoconti storici.
Quindi estrapolare da essi il Gesù storico, o anche il suo messaggio originario, comporta una selezione più o meno arbitraria dei dati che ci vengono riferiti, condotta sulla base di ipotesi e, quindi, di schemi precostituiti.
Ecco così comparire di volta in volta, a seconda dell’orientamento dello studioso o dello scrittore, il Gesù esseno e il Gesù fariseo, il re davidico pretendente ad un trono terreno e il pacifista, il mago egizio e lo yogi tibetano, il comunista e il tradizionalista, l’uomo sposato con figli e il puro spirito con apparenza umana.
Altro discorso sarebbe cercare di ricostruire la fede, le concezioni, l’organizzazione pratica delle varie chiese delle origini, le quali hanno scritto e per le quali sono stati scritti i vangeli e anche le lettere.
Tornando a San Paolo, l’idea che egli sia un po’ il “rifondatore” del Cristianesimo e, secondo alcuni, il traditore del suo spirito originario, è antichissima e risale probabilmente al primo secolo: alle dispute tra giudeo-cristiani e cristiani di cultura ellenistica.
La cosa traspare già dagli Atti degli Apostoli, però, piuttosto che come un impositore di regole, San Paolo sembra il sostenitore di uno sgravio, per i cristiani di origine pagana, dall’osservanza del legalismo ebraico. D’altra parte la libertà dalla Legge è uno dei temi forti delle lettere paoline.
Mi sembra interessante riportare, tra le tante posizioni di contrasto ipotizzate tra Gesù e Paolo, quella (mi pare sostenuta da Martin Buber) secondo la quale la concezione che i due avevano del concetto di Fede fosse diverso. Per Gesù la fede, in accordo con il significato ebraico della parola “emunà” era un affidarsi a qualcuno, nella fattispecie a Dio; per Paolo, in virtù della sua cultura ellenistica (era un ebreo della diaspora, proveniva da Tarso), la fede era, invece, “pistis”: un sistema di credenze (o se si preferisce di idee) da ritenere vere, credere in qualcosa.
Personalmente dubito fortemente che i due concepissero la fede in modo così divergente, non mi pare lo si possa dedurre dagli scritti di Paolo.
Le due concezioni divergenti di fede però esistono eccome: nella Chiesa e fuori della Chiesa.
La Chiesa Cattolica ha ritenuto che fossero conciliabili, ma chissà…
Secondo me lo sono, ma solo parzialmente e a un certo punto della vita potrebbero venire a scontrarsi: affidarsi a Qualcuno o credere in qualcosa?