La solitudine doleva, lo sposo
dov'era? lasciata sola di lunedì
suoleva dondolarsi lentamente.
Scacciava desideri, lei, sin dove
li sapea domare.
La sposa dalle libidini saffiche
domandò sovente dove le sue dame
lasciassero sete discinte, le scoprì
distrattamente. la signora denudando
lingerie scadenti domandò lecitamente
scusa, dame -le sue- dormienti.
Le spirali di latte salirono dal letto,
soffuse di luce setosa...
***
Lesse soltanto di lui sulla dritta
lastricata spiaggia di Livorno
senza demente lirismo, sapevamo di lei
solamente due liste stupide di luci. Seppi
dopo, la sua divisione, la sua demente
lentissima schizofrenia dove la scortava,
dove lestamente scioglieva digrignava.
La seconda donna, la sua debole litografia
senza dominio, lottava sotto di lei, schiava
della lingua scissa dal Leso.
(Sei davvero lì,
sotto dodici lugubri serpenti,
davvero?)
La sposa desiderava la sosta
di letto sicuro, di libidine. Soltanto
dopo, la siesta digerita, la sensibilità donata
la Sposa diventata la signora decretò le schiave
due letterine senza danza:
le sue domestiche, le star del lusso
sarebbero diventate le sue donazioni libiche
svestite delle loro sete, depredate
loscamente scambiate di letto.
Signora, donami la settima dama, la sua dote.
Le sue dita lisciavano seta
dalle labbra secche di lamenti.
Sola, da lunghissimi secoli di lode
si desiderava, liquida sul divano...
Le sorelle della lussuria succhiavano
distratte le sue doti, le sue divaricate liane,
seminavano dita lungo solchi, dominavano
le sue due lisce simbologie.
"Dunque la sostanza divora, logora subito"
disse loro sul divino lusso, sapeva del loro
sesso debole, le studiava dalle lettere spedite.
Doveva, le sospettava.
Di loro sapeva.
Dodici leccaminose sciacquette dovette liquidare
Le sollazzanti dita lasciarono
sulla destra la Summa Domina
lasciva, sfatta, depredata.
Letto slegato desiderava
-libero soggiacere-
"datemi la scure,
desidero libarmi (di) sanguinolento desco"
Lo sposo, diventato leader supremo dei licantropi
seguì delle lepri sul dosso limitrofo,
seguentemente domandò la sua donna,
la sposa di latte sublime. Destinata, lei, scelta
da lontano, seguita, desiderata lungamente.
"Se darà la scarpa", dissero li santi, " dille le soavi
dolcezze, lentamente sussurrale dea".
Lei, supina,dondolerà le spalle di lietezza
sarà disciolta leonessa, sempre domenica.
Lui si diresse lesto sul destriero
lastricando selciati, disertò
la selvaggina di lepri seguire,
digiuno lemmi sospirò dolcissimi
litorando sotto dimora, languido
sussurrando del loro sogno.
Lei subito discese le sue deliziose liane
sporgendosi dalla luna.