Autore Topic: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo  (Letto 1825 volte)

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Offline Stefano Toschi

"Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« il: Lunedì 17 Novembre 2008, 19:37:20 »
Sonetto in Do minore
 
Tace la notte, tacciono le spoglie
del passato recente e le memorie
più non danno tormento. Spande
sul monte il fiato un dio presente

e dal profondo tornano le voglie,
le conseguenze ignobili, le storie
di guerra, di tragedia grande,
e le parole, quelle più violente.

Con la tua spada forgerò una falce,
al tuo fucile toglierò arroganza,
il sangue dovrò scioglier nella calce

per far cessare quest'oscena danza.
Miliardi i passi persi nelle marce:
uno soltanto verso la speranza.

Benito Ciarlo

Questo “Sonetto in Do minore” si presenta immediatamente, al lettore attento, pieno di fascino e di mistero.
Già il titolo con il suo riferimento ad una tonalità musicale ci incuriosisce e ci fa domandare quale possa esserne il motivo.
L’inserimento della poesia nella categoria “introspezione” ne orienta la lettura in tal senso, ma l’impressione di una riflessione sul mondo dilaniato dalla cupidigia, dalla violenza, dalla guerra è forte, il finale poi ha i connotati di una visione messianica.
Anche la struttura formale del sonetto con la sequenza rimica inusuale utilizzata nelle quartine e l’alternarsi irregolare, in esse, di endecasillabi e novenari sembrano richiedere una spiegazione.
Una risposta certa agli interrogativi che l’interpretazione della poesia pone ce li può dare solo l’autore, e confido che alla fine ce la darà. Ma una poesia che si propone alla lettura pubblica richiede implicitamente ad ogni lettore di essere interpretata in maniera personale, ed è questo che adesso voglio provare a fare prendendo in esame ordinatamente il titolo, il contenuto e la forma.

Il titolo
Le mie scarse conoscenze musicali non mi permettono di cogliere eventuali parallelismi tra la struttura del sonetto ed il riferimento al “Do minore”, magari l’alternarsi di novenari ed endecasillabi fa riferimento alle caratteristiche della “scala di Do minore”, ma è solo una mia ipotesi, non sono in grado di affermarlo. Mi atterrò, quindi, a quanto dice l’autore nella nota: le composizioni in Do minore gli danno un senso di mestizia e di dolore; questo ci dà una chiave per interpretare il contenuto.
Per entrare nel clima emotivo della poesia, seguendo le indicazioni della nota dell’autore, possiamo ascoltare un brano della Messa in Do minore K.427 di Mozart:
http://it.youtube.com/watch?v=zuFA3DmglwI

continua
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Stefano Toschi

Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #1 il: Lunedì 17 Novembre 2008, 19:41:51 »
Il contenuto
La poesia mi sembra avere il carattere di una meditazione, su sé stesso, ma parallelamente sugli uomini e sul mondo.
Il primo periodo, che si estende per quasi tre versi, ci immerge in una notte di altissimo silenzio (il verbo “tacere” è ripetuto insistentemente nel primo verso), una sorta di rifugio dagli affanni e dai rumori del giorno.
Da questa quiete ecco emergere una visione che definirei apocalittica. L’autore, infatti, ha scelto come immagine di accompagnamento al testo quella dei quattro cavalieri dell’Apocalisse (vedi http://www.scrivere.info:80/poesia.php?poesia=76054)  che rappresentano i mali che sconvolgono il mondo: la sete di potere, la guerra, la fame, la morte.
Essi imperversano per tutto il secondo periodo fino al termine della seconda strofa, introdotti dal soffio spirituale del falso “dio” del tempo presente che si spande implacabile sul “monte” (il monte di Dio? ), sostituendo alla verità l’idolatria, la quale si configura come concupiscenza, bramosia ( “le voglie” ) ed è all’origine di tutti i mali che seguono.
Con l’inizio delle terzine alla visione apocalittica se ne sostituisce una di tipo messianico che riecheggia il secondo capitolo del profeta Isaia: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci”.
La speranza messianica si configura come un ritorno dalla dispersione e dalla molteplicità all’unità; dalla “oscena danza” samsarica, dai “miliardi di passi”, all’unico passo “verso la speranza”.
E tornano alla mente le parole di Gesù: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno”.
E questa cosa è l’amore, sia che si voglia intendere con ciò un ideale laico di fratellanza universale o un’apertura nella Fede all’amore del Padre, radice di ogni amore fraterno.

continua
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Stefano Toschi

Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #2 il: Lunedì 17 Novembre 2008, 19:44:39 »
La forma
Nelle due quartine abbiamo uno schema rimico piuttosto inusuale: ABCD ABCD, questo esclude, già di per sé, una facile musicalità.
La presenza di numerosissime inarcature (enjambement), la lunghezza dei periodi e la conseguente fortissima discrasia tra la struttura metrica e quella sintattica, fanno sì che l’effetto delle rime sia quasi impercettibile e che esse vadano a costituire una sorta di invisibile colonna vertebrale all’interno delle strofe.
Nelle terzine abbiamo una musicalità più distesa, le inarcature sono assenti, le rime (una è sostituita da assonanza) hanno uno schema più consueto: EFE FEF.
Se a questo si aggiunge la presenza all’interno delle quartine di versi novenari insieme agli endecasillabi, mentre le quartine sono tutte in endecasillabi, si giunge alla conclusione che anche a livello ritmico e musicale il sonetto si divide in due parti quasi contrapposte: una prima costituita dalle due quartine sofferta, tormentata, e una seconda costituita dalle terzine molto più dolce e distesa, corrispondenti rispettivamente alla visione “apocalittica” e a quella “messianica”.

Beh, credo di aver detto tutto quello che volevo dire!
Lascio spazio a chi vorrà intervenire e a Benito, sono curioso di sapere cosa ne pensa della mia interpretazione… Ho lavorato troppo di fantasia?  ;D
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Zima

Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #3 il: Lunedì 17 Novembre 2008, 23:35:14 »
leggo compiaciuta!
la musica è bellissima, anche se malinconica e angosciante... veste perfettamente le parole che Benito ha voluto regalarci, con le molte sfumature messe in risalto da Stefanoche, come sempre, ha analizzato ogni aspetto del testo con competenza e sensibilità!

volevo notare una cosa, per quel che riguardala forma.
è vero che le prime due strofe, composte da periodi molto lunghi, da frequenti enjambement e da una rima non troppo rintracciabile potrebbero dare la sensazione di una musicalità non tanto evidente, ma i suoni, all'interno dei versi, sono spesso ripetuti simili e questo li rende facilmente leggibili e molto fluidi.

ad esempio li "ie" sia di spoglie che di memorie, i suoni duri della T e delle doppie ss, cc, tt: tace, tacciono, notte passato, recente, e così per le altre strofe.

detto ciò, di fronte a tale maestria di compositore e critico, non posso che tacere e aspettare le delucidazioni di Benito riguardo alla forma... sono curiosissima!!!  ;D
mentre per quel che riguarda il contenuto... stefano ha parlato anche per me! ;)
« Ultima modifica: Lunedì 17 Novembre 2008, 23:40:09 da Zima »
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Benito Ciarlo

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Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #4 il: Lunedì 17 Novembre 2008, 23:37:37 »
Che dire? Intanto una sola cosa: grazie! Poi: ho bisogno di rileggere ciò che hai scritto e meditare a mia volta per rispondere alla tua articolata analisi e vorrei farlo fra qualche giorno, anche per agevolare chi, in ipotesi, volesse esprimere la propria opinione su questo sonetto, senza essere influenzato dalle mie risposte.
Grazie ancora e a presto
ben
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Offline Benito Ciarlo

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Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #5 il: Mercoledì 19 Novembre 2008, 10:29:07 »
... L’inserimento della poesia nella categoria “introspezione” ne orienta la lettura in tal senso...
Spesso a me accade di vedere riflesse nella scala più ampia le mie personali angosce, di ritrovare nel macrocosmo gli stessi difetti che mi caratterizzano, gli stessi errori, le stesse promesse non mantenute, per correggere i quali bisogna reagire senza condizionamenti, sia a livello personale che a livello generale. Questa considerazione  è la genesi del sonetto e quindi la tua intuizione è giusta e il mistero non è più tale.

Il titolo
Il do minore nel titolo ha alla base le ragioni delle quali abbiamo discusso e, forse, un’altra sottaciuta non di valenza musicale:  “minore”  è probabilmente riferito all’esiguità, alla inadeguatezza del messaggio nei confronti della citazione ch’esso contiene.

Il contenuto
Il silenzio può diventare, come ben dici, assoluto ma al tempo stesso sa essere assordante. Far tacere è conquista, violenza pertinace contro le proprie voci di dentro e isolamento  dai condizionamenti esterni che premono con altrettanta violenza per permanere. Raggiungere il silenzio è, quindi, una conquista, equivale alla scalata dell’erta che porta all’Oreb.
Qui giunto, non il roveto ardente ci accoglie (come esserne degni?) ma si riaffaccia quel dio falso e bugiardo contro il quale bisogna lottare per la dignità di uomini, sfuggendo alle sue lusinghe (fiato).
E se si ha desiderio vero di vincere la battaglia diventa necessario disarmare l’avversario, perciò si chiede il soccorso di Isaia e della sua profezia: per vincere ottenendo un cambiamento determinato dall’Amore. Quell'amore che, nonostante gli errori, nutriamo per noi stessi e per il mondo del quale facciamo parte. La trasformazione delle armi belliche in armi di vita è sovvertire il concetto che sta alla base della conflittualità volgendo l’offesa in  premio, il sangue in grano.
In tal modo si può ragionevolmente sperare che le scarpe chiodate dei soldati mutino in piedi scalzi diretti verso la pace.

« Ultima modifica: Mercoledì 19 Novembre 2008, 10:48:41 da Benito Ciarlo »
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Offline Benito Ciarlo

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Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #6 il: Mercoledì 19 Novembre 2008, 10:30:14 »
La forma 
...e aspettare le delucidazioni di Benito riguardo alla forma... sono curiosissima!!! 

L’inserimento dei novenari è stato istintivo, non voluto.
Quindi mi poni nella necessità di spiegarne il motivo anche a me stesso.
Il fatto è che quando considero una poesia finita (ma quando lo è realmente mi chiedo?) per valutarne la forma mi baso sulla sua lettura ad alta voce, devo sentire come “suona” e se soddisfa l’orecchio mi dico che va bene. Non conto mai le sillabe, fidandomi, presuntuosamente, della mia valutazione sommaria.
Di solito la prova ha risultati conformi. Stavolta no. Dunque perché?
Evidentemente deve essere avvenuto, a livello inconscio, quel che tu ipotizzi: contrapporre il tormento alla quiete. Ne ho prova nel fatto che rileggendola tante altre volte le sincopi da te evidenziate mi hanno reso proprio quella sensazione.
E’ come nella musica, ancora una volta, quando in una misura viene inserita una pausa di durata più o meno lunga al fine di dar risalto a quel che segue, o quando gli attacchi invece che in battere sono in levare.

Ma forse sto esagerando, forse si tratta di un errore e basta, al quale non ho rimediato, ché il sonetto, per sua natura “deve suonare”.


 ::)
Vi ringrazio davvero tanto
 
« Ultima modifica: Mercoledì 19 Novembre 2008, 10:44:32 da Benito Ciarlo »
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Offline Stefano Toschi

Re: "Sonetto in Do minore" di Benito Ciarlo
« Risposta #7 il: Mercoledì 19 Novembre 2008, 16:45:47 »
La forma 
...e aspettare le delucidazioni di Benito riguardo alla forma... sono curiosissima!!! 

L’inserimento dei novenari è stato istintivo, non voluto.
Quindi mi poni nella necessità di spiegarne il motivo anche a me stesso.
Il fatto è che quando considero una poesia finita (ma quando lo è realmente mi chiedo?) per valutarne la forma mi baso sulla sua lettura ad alta voce, devo sentire come “suona” e se soddisfa l’orecchio mi dico che va bene. Non conto mai le sillabe, fidandomi, presuntuosamente, della mia valutazione sommaria.
Di solito la prova ha risultati conformi. Stavolta no. Dunque perché?
Evidentemente deve essere avvenuto, a livello inconscio, quel che tu ipotizzi: contrapporre il tormento alla quiete. Ne ho prova nel fatto che rileggendola tante altre volte le sincopi da te evidenziate mi hanno reso proprio quella sensazione.
E’ come nella musica, ancora una volta, quando in una misura viene inserita una pausa di durata più o meno lunga al fine di dar risalto a quel che segue, o quando gli attacchi invece che in battere sono in levare.

Ma forse sto esagerando, forse si tratta di un errore e basta, al quale non ho rimediato, ché il sonetto, per sua natura “deve suonare”.


 ::)
Vi ringrazio davvero tanto
 

La ragione per cui non te ne sei accorto rileggendola, sta, probabilmente, oltre che nella già segnalata non corrispondenza tra metro e sintassi, nel fatto che anche i novenari sono accentati in sesta sede.
Comunque sebbene non volute, quelle disuniformità metriche, risultano funzionali al messaggio e alle emozioni che volevi trasmettere. Anche quando si adotta una forma metrica definita, come il sonetto, la poesia è soprattutto intuizione ed espressione di una dimensione più profonda di quella razionale e cosciente, anche la metrica deve essere plasmata da essa, altrimenti diventa mero esercizio.

"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)