Cavaliere celato, silenzioso, il Dolore
Cavalcando ha trafitto con la lancia il mio cuore.
Sangue, dal vecchio cuore, vermiglio n’è sprizzato,
Sui fiori, sotto il sole, poi se n’è svaporato
L’ombra spense i miei occhi, un grido la mia voce
E il vecchio cuore è morto di un brivido feroce.
Il cavalier Dolore, allora s’è accostato,
Ha messo piede a terra, la mano mi ha toccato.
Il suo dito di ferro mi entrò nella ferita
Mentre con voce dura la legge sua impartiva.
Ed ecco al tocco gelido del suo dito di ferro
Un cuore rinasceva, un cuore puro e fiero,
Ed ecco che, fervente d’un candore divino,
pulsò dentro al mio petto un cuore di bambino!
Restavo, ora, tremante, un po’ incredulo, ebbro,
Come un uomo che scorga in Dio fede e diletto.
Ma quel buon cavaliere salì sulla sua bestia,
E nell’andar mi fece un cenno con la testa
E mi gridò (tuttora odo in me quella voce):
“Quanto meno prudenza! Solo una volta lice.”