Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.
Caro Luigi, i tuoi consigli sono preziosi ma penso che sbagli, spesso in alcune poesie non si può non dare un immaggine personale, perchè comunque è sempre l'autore che scive il lettore vi partecipa e deve sentire suo quel momento ma molti lettori in alcune poesie non vi trovano tutto questo sentimento, ti porto un esempio, specie per quando si tratta di persone a noi care come si può dire di scrivere in terza persona?
Camillo Sbarbaro
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
Che la prima viola sull'opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.
E di quell'altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.
Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.
Come vedi per le persone care spesso si utilizza la prima persona e questo credo vale anche per altre poesie, come questa che è mia, a cui io non riesco a farla diventare in terza persona, se ci riesci tu fammelo sapere...
SOGNO
Vorrei vivere
All’infinito
E nello stesso istante
Infrangere il sogno
E sprofondare
Nell’abisso del vuoto
Inesistente.
Ti saluto.