Luigi finalmente ho capito il mio errore grazie ora ci riprovo dimmi come va:
Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore lo soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respira.
Ogni sua lacrima
è un ago nel cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto.
L'unico suo pensiero
l'unico suo compito
è quello di insegnargli
ad essere un figlio.
Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.
Prima di tutto, fare e rifare le poesie cambiando un testo è la cosa più errata. Cambiando singoli pezzi alteri spesso elementi globali senza rendertene conto. Spesso vale la pena metterla da una parte, chiarirsi le idee, e poi riscriverla.
Ad esempio, nella tua ultima modifica: ci sono due elementi che tecnicamente devi sempre tener presente: il soggetto ed il punto di vista.
E' bene non cambiare nessuno dei due per tutta la durata del testo. Omero c'è riuscito per 24 libri per un totale di 12.110 esametri, quindi sicuramente è possibile anche per una ventina di versi.
Non è una regola ferrea. A volte il oggetto cambia, ad esempio si possono alternare due soggetti diversi, una strofa l'uno ed una strofa l'altro(a). Ma difficilmente un cambio di soggetto all'interno della stessa strofa non ha come conseguenza la confusione per il lettore, che non sa più di chi si stia parlando.
Meno raramente si varia il punto di vista, di solito viene mantenuto costante per tutto il lavoro.
Considera il punto di vista come se fosse la telecamera che riprende la scena, ed il soggetto come se fosse il soggetto che viene ripreso.
Ora, nella tua modifica, cambi soggetto senza specificarlo. Nella prima parte il soggetto è il bambino, è lui che viene ripreso, mentre nella seconda è la madre. Ma il cambio non è segnato da nulla, anzi quando scrivi
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,non si capisce chi o cosa venga distrutto. Ad essere afflitto è il bambino (a parte che ci vogliono due g in affiggerlo), ma chi o cosa viene distrutto? Il pensiero o chi l'ha pensato? E chi diavolo è che l'ha pensato e da dove viene fuori se fino adesso c'è stato solo il bambino in questa poesia? Quando è entrata in scena la mamma?
Questo è il tipico problema che viene fuori quando si modifica un testo troppo nell'immediato, senza averci pensato bene, invece di riscriverlo dopo averci pensato bene.
E poi, se consenti, c'è un altro aspetto della poesia, comune q tutta la scrittura: la punteggiatura. La punteggiatura non è un aiuto per riprendere fiato, ma per comprendere un testo. Se scrivi:
Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetrosenza punteggiatura, io che la leggo per la prima volta posso anche non capire che oltre che scendere la lacrima, sul volto del bambino si infrange un cuore (anche se poi mi domando come sia possibile, capisco che non lo è, rileggo i versi e li capisco, ma intanto si è sciupato l'effetto).
Le virgole servono a separare le diverse parti logiche di un testo, sia prosa che poesia, e non è che perché sia poesia che sono inutili. L'andare a capo farà anche riprendere fiato, ma io ho la necessità che le virgole mi aiutino a comprendere il legame delle parole e quindi il senso del testo, e non tanto a respirare (per quello ci penso da solo, grazie).
Quindi non modificare, ma riscrivi, e riscrivi dopo che hai chiarito quale emozione vuoi trasmettere e attraverso cosa la puoi trasmettere (è la stessa cosa che te l'ha fatta provare, mai tentare di trasmettere un'emozione che non si sia provata!).