Autore Topic: Che ne pensate?  (Letto 4886 volte)

0 Utenti e 2 Visitatori stanno visualizzando questo topic.

Offline Anfra

Che ne pensate?
« il: Sabato 18 Ottobre 2008, 10:54:52 »
Mio figlio

Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.
Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza

Offline Paolo Ursaia

Re: Che ne pensate?
« Risposta #1 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 11:51:48 »
Mio figlio

Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.

         L'inizio è buono, poetico, intenso, ed evoca immagini, emozioni; poi, da "vederlo piangere..." cala la tensione poetica. Il ritmo, la forma, divengono discorsivi, e si perde pathos e dimensione poetica. L'impianto è buono....si perde nella seconda parte.
Cunctando restituit

Offline Paolo Ursaia

Re: Che ne pensate?
« Risposta #2 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 11:52:41 »
  Sia detto ciò col massimo del rispetto...ovviamente. E' una mia opinione, e come tale è opinabile. ;)
Cunctando restituit

Offline Zima

Re: Che ne pensate?
« Risposta #3 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 12:30:10 »
concordo con Paolo.

seppure con qualche imperfezione formale, la prima parte del testo, fino a "respiro" si può considerare poetica, mentre da lì in giù diventa una riflessione in prosa, in cui il lettore non viene coinvolto...
bisognerebbe cercare un modo diverso per esprimere questi pensieri, immagini evocative che facciano confluire il lettore verso la stessa riflessione, senza che egli la legga in maniera così palese.


ci vogliamo ri-provare?  ;)

"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Anfra

Re: Che ne pensate?
« Risposta #4 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 12:43:04 »
mia avete detto le sesse parole dei redattori datemi dei consigli io tendo sempre alla prosa putroppo
Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Ogni sua lacrima
è un ago nel mio cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto
per lui.
L'unico mio pensiero
l'unico mio compito
è quello di insegnargli
ad essere figlio.

Ora che ne dite?

« Ultima modifica: Sabato 18 Ottobre 2008, 12:48:37 da Anfra »
Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza

Offline Zima

Re: Che ne pensate?
« Risposta #5 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 12:58:54 »
ok, ci provo...




Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,   *
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.

* questa rase è perfettamente inutile a mio parere, poichè non fa altro che ribadire il concetto del vetro infranto, che già di per sè si rompe in mille pezzi. inoltre il termine "innumerevoli" è poco poetico, da mio punto di vista, e poco rientra nel contesto trattato.


Vederlo piangere
fa più male a me
che a lui.
Al solo pensiero
di farlo soffrire
per proteggerlo,
mi uccide,
ma devo da madre
insegnargli
ad essere figlio.

sulla seconda parte dovresti lavorarci da sola, poichè un'mmagine che può venire in mente a me, non sarà mai esplicativa del tuo pensiero.
però, tanto per darti un'idea, io scriverei...

le sue lacrime
sono come lance
nel petto

condensando in soli tre versi il significato di sette.

per gli ultimi tre non mi viene in mente nulla, ma forse è qui che tu dovresti pensare a cosa significa "insegnargli ad essere figlio" e condensare in una immagine.

prova...

"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Zima

Re: Che ne pensate?
« Risposta #6 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 13:07:03 »
mia avete detto le sesse parole dei redattori datemi dei consigli io tendo sempre alla prosa putroppo
Una lacrima scende
sul volto di mio figlio
il mio cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore mi soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respiro.
Ogni sua lacrima
è un ago nel mio cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto
per lui.
L'unico mio pensiero
l'unico mio compito
è quello di insegnargli
ad essere figlio.

Ora che ne dite?




ah, ok! ;)
non avevo letto la modifica...

vedi, è già molto meglio!  :D  brava!!!
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Paolo Ursaia

Re: Che ne pensate?
« Risposta #7 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 13:59:54 »
Ottimo!...è così...a volte i nostri figli vanno ripresi per essere ancora più belli e nostri... ;)
Cunctando restituit

Offline Webmaster

Re: Che ne pensate?
« Risposta #8 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 14:17:06 »
Considera sempre che io parlo da lettore, non da autore.

Hai lo stesso problema di tanti che ci propongono le loro poesie: ci dici le tue emozioni invece di farcele sentire.

...il mio cuore s'infrange...
...il dolore mi soffoca...
...a fatica respiro...

Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare.
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.

Questo si fa non scrivendo l'emozione che provi, non descrivendola, non rendendoti tu protagonista della poesia, ma scavando in te, trovando ciò che è la fonte dell'emozione, e dando al lettore questa fonte in modo che lui stesso possa provare le stesse emozioni che provi tu.

Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.

Sono due i passi fondamentali, iniziali (dopo c'è il saper scrivere, ma quella è un'altra storia), per concepire una buona poesia, efficace: primo togliere te stesso dal suo centro e secondo condividere e non dire (o spiegare).
Al centro della poesia non ci devi essere tu, ma l'emozione, la sensazione. Se ci sei tu, la poesia sarà interessante solo per chi ha te come suo centro d'interesse, cioè te stesso ed eventualmente qualcuno che ti ama. Un lettore normale, scusa la franchezza, di te se ne frega, non ha niente a che fare con te, perché dovrebbe essere interessato a sapere cosa provi?
Le emozioni, invece, tutti le provano. Se al centro della poesia c'è una emozione, la tristezza, il dolore, l'amore..., c'è comunque qualcosa che fa parte anche del lettore, che il lettore può riconoscere come propria. La poesia non sarà una tua immagine, ma sarà una immagine del lettore. Non saranno parole che nascono da te, ma saranno parole che nascono da dentro lo stesso lettore. Le leggerà e le ritroverà dentro di sé, e la poesia gli piacerà, la sentirà, perché riconoscerà e sentirà l'emozione che è dentro la poesia.
Perché dovrebbe far ciò quando al centro della poesia c'è non un'emozione ma una persona estranea?

Questo lo puoi fare, però, solo facendoci vedere qualcosa che ci possa dare la stessa emozione, non dicendoci quale sia questa emozione o spiegandoci l'emozione. Sono migliaia le poesie che ogni anno rifiutiamo e che iniziano "La vita è...", "L'amore è...", e così via.
Io, lettore, so cosa sia l'amore e cosa sia la vita, ed anche se non lo sapessi chi sei tu per insegnarmelo? Sei sicura di aver vissuto più di me? Di aver vissuto più di me l'amore, la vita, il dolore...? Ad esempio, sei sicura di essere in grado di insegnarmi cosa voglia dire essere genitore?
Pensaci bene: forse hai colto per un attimo cosa voglia dire essere genitore, ma al mondo almeno il 50% delle persone lo sa meglio di te.
Se tu mi fai rivivere questo momento che anche tu hai provato, bene, io lo ritrovo identico anche in me, perché anche io l'ho provato, e la poesia mi colpisce. Ma se tu pretendi di spiegarmelo ("l'unico mio compito è..."), non lo accetto, non mi serve che tu mi dica cosa bisogna insegnare ad un figlio, perché ne ho avuti due che ora sono grandi e lo so benissimo meglio di te.
« Ultima modifica: Sabato 18 Ottobre 2008, 14:20:45 da Luigi Webmaster »

gianburrasca

  • Visitatore
Re: Che ne pensate?
« Risposta #9 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 21:13:28 »
Cacchio Luigi, questo tuo post è  F A V O L O S O !!! :laugh:

Ma si può sapere perchè non l'hai scritto prima invece di farci scrivere 20000 post sul significato di poesia? Hai covato queste idee e te le sei tenute segrete?

Con immensa soddisfazione vedo che finalmente qualcuno (tu) è riuscito ad esprimere un concetto che pur condividendolo non riuscivo a far venire fuori in maniera tanto elegante e opportuna.

Caspiterina, grazie davvero.
Una vigorosa stretta di mano!!!!!




 

Offline Anfra

Re: Che ne pensate?
« Risposta #10 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 22:07:27 »
Luigi finalmente ho capito il mio errore grazie ora ci riprovo dimmi come va:

Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore lo soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respira.
Ogni sua lacrima
è un ago nel cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto.
L'unico suo pensiero
l'unico suo compito
è quello di insegnargli
ad essere un figlio.
Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza

LIBRE MOI

  • Visitatore
Re: Che ne pensate?
« Risposta #11 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 22:24:32 »
Considera sempre che io parlo da lettore, non da autore.

Hai lo stesso problema di tanti che ci propongono le loro poesie: ci dici le tue emozioni invece di farcele sentire.

...il mio cuore s'infrange...
...il dolore mi soffoca...
...a fatica respiro...

Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare.
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.

Questo si fa non scrivendo l'emozione che provi, non descrivendola, non rendendoti tu protagonista della poesia, ma scavando in te, trovando ciò che è la fonte dell'emozione, e dando al lettore questa fonte in modo che lui stesso possa provare le stesse emozioni che provi tu.

Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.
Ecc ecc...


-----------------------


Grazie anche da parte mia... Farò tesoro di questi tuoi consigli..(sperando di non dimenticarli) sono stati molto interessanti... Un sorriso e un raggio di sole... §*_*§


Offline Webmaster

Re: Che ne pensate?
« Risposta #12 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 22:55:53 »
Cacchio Luigi, questo tuo post è  F A V O L O S O !!! :laugh:

Ma si può sapere perchè non l'hai scritto prima invece di farci scrivere 20000 post sul significato di poesia? Hai covato queste idee e te le sei tenute segrete?

Scusa, ma io non capisco mai quando mi stanno prendendo in giro e quando parlano sul serio, a meno che non sia ovvio.
E qui non è per nulla ovvio. Tu di solito prendi in giro, e questo è un fatto. E d'altra parte non capisco la meraviglia. Sono anni che respingo le poesie, quando tocca a me farlo, con queste motivazioni, ed i redattori lo sanno bene perché è quello che dico anche a loro.
Oltretutto questo concetto sta alla base del sito, che è nato per consentire alle persone di condividere le proprie emozioni con altri, e non per consentire di esibire il proprio io agli altri. E questo è stato anche alla base di molti litigi e diverse defezioni.
Quindi è una presa in giro; mi auguro che sia una presa in giro, perché se non lo fosse mi domando in quale sito tu abbia creduto di stare fino adesso.

mistral

  • Visitatore
Re: Che ne pensate?
« Risposta #13 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 23:03:53 »
Il lettore non vuole sapere quello che senti, vuole essere partecipe del tuo sentire.
Se tu glielo dici, anche se con parole "poetiche", versi e rime, lui al massimo dice "ok, sei triste, piangi, sei angosciata... beh, mi dispiace, spero che domani vada meglio". Oltre ad un sincero augurio non può andare. Non sono esattamente d'accordo, io è,secondo me , imersonale, è un io qualunque che potrebbe essere un altro da sè
Tu invece glielo devi far sentire, lo devi rendere partecipe della tua emozione.cosa c'è di meglio di farlo entrare all'interno della propria emozione?
Per questo quando qualcuno che sa scrivere poesie vuole trasmetterci la sua emozione di tristezza non ci dice "sono triste", ma ci parla del passero solitario in su la torre antica, oggi abbiamo linguaggi e musicalità differenti o se vuole trasmetterci la sua sensazione d'infinito e di perdita nel vasto universo non ci dice "mi sento perso nell'universo", ma ci parla del cielo al di là della collina.Al centro della poesia non ci devi essere tu, ma l'emozione, la sensazione. Se ci sei tu, la poesia sarà interessante solo per chi ha te come suo centroo per chi è in grado di condividere un emozione d'interesse, cioè te stesso ed eventualmente qualcuno che ti ama. Un lettore normale, scusa la franchezza, di te se ne frega, non ha niente a che fare con te, perché dovrebbe essere interessato a sapere cosa provi?Perché lui e te siete entrati in empatia?
Le emozioni, invece, tutti le provano. Se al centro della poesia c'è una emozione, la tristezza, il dolore, l'amore..., c'è comunque qualcosa che fa parte anche del lettore, che il lettore può riconoscere come propria. La poesia non sarà una tua immagine, ma sarà una immagine del lettore. Non saranno parole che nascono da te, ma saranno parole che nascono da dentro lo stesso lettore.Non sempre è facile usare immagini efficaci, secondo me la descrizione di qualcosa che si prova fa entrare in quella cosa[/color] Le leggerà e le ritroverà dentro di sé, e la poesia gli piacerà, la sentirà, perché riconoscerà e sentirà l'emozione che è dentro la poesia.
Perché dovrebbe far ciò quando al centro della poesia c'è non un'emozione ma una persona estranea?
Alla fine questa è una mia opinione, probabilmente perchè non credo che esista una maniera stereotipata di fare poesia, ma ognuna deve essere differente; noi siamo differenti ed a volte noi individui abbiamo tante di quelle sfaccettature che uno steso autore può scrivere due poesie talmente differenti da sembrare scritte da due persone agli antipodi.
Quindi , secondo me ,uno può descrivere una emozione in prima persona o in terza , per immagini o in qualunque modo riesca a fare, l'importante è non smettere di farlo.
« Ultima modifica: Sabato 18 Ottobre 2008, 23:06:35 da Licciardello Alfio »

Offline Webmaster

Re: Che ne pensate?
« Risposta #14 il: Sabato 18 Ottobre 2008, 23:18:36 »
Luigi finalmente ho capito il mio errore grazie ora ci riprovo dimmi come va:

Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro
in pezzi innumerevoli,
il dolore lo soffoca
l'aria si fa pesante
a fatica respira.
Ogni sua lacrima
è un ago nel cuore.
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,
spazza via
i frammenti di quel cristallo
che batte nel petto.
L'unico suo pensiero
l'unico suo compito
è quello di insegnargli
ad essere un figlio.


Come dicevo, poi c'è il saper scrivere, ed è un altro capitolo grandissimo e complesso.

Prima di tutto, fare e rifare le poesie cambiando un testo è la cosa più errata. Cambiando singoli pezzi alteri spesso elementi globali senza rendertene conto. Spesso vale la pena metterla da una parte, chiarirsi le idee, e poi riscriverla.

Ad esempio, nella tua ultima modifica: ci sono due elementi che tecnicamente devi sempre tener presente: il soggetto ed il punto di vista.
E' bene non cambiare nessuno dei due per tutta la durata del testo. Omero c'è riuscito per 24 libri per un totale di 12.110 esametri, quindi sicuramente è possibile anche per una ventina di versi.
Non è una regola ferrea. A volte il oggetto cambia, ad esempio si possono alternare due soggetti diversi, una strofa l'uno ed una strofa l'altro(a). Ma difficilmente un cambio di soggetto all'interno della stessa strofa non ha come conseguenza la confusione per il lettore, che non sa più di chi si stia parlando.
Meno raramente si varia il punto di vista, di solito viene mantenuto costante per tutto il lavoro.
Considera il punto di vista come se fosse la telecamera che riprende la scena, ed il soggetto come se fosse il soggetto che viene ripreso.

Ora, nella tua modifica, cambi soggetto senza specificarlo. Nella prima parte il soggetto è il bambino, è lui che viene ripreso, mentre nella seconda è la madre. Ma il cambio non è segnato da nulla, anzi quando scrivi
Il solo pensiero
di affligerlo
per proteggerlo
lo distrugge,

non si capisce chi o cosa venga distrutto. Ad essere afflitto è il bambino (a parte che ci vogliono due g in affiggerlo), ma chi o cosa viene distrutto? Il pensiero o chi l'ha pensato? E chi diavolo è che l'ha pensato e da dove viene fuori se fino adesso c'è stato solo il bambino in questa poesia? Quando è entrata in scena la mamma?
Questo è il tipico problema che viene fuori quando si modifica un testo troppo nell'immediato, senza averci pensato bene, invece di riscriverlo dopo averci pensato bene.

E poi, se consenti, c'è un altro aspetto della poesia, comune q tutta la scrittura: la punteggiatura. La punteggiatura non è un aiuto per riprendere fiato, ma per comprendere un testo. Se scrivi:
Una lacrima scende
sul volto di un bambino
un cuore s'infrange
come vetro

senza punteggiatura, io che la leggo per la prima volta posso anche non capire che oltre che scendere la lacrima, sul volto del bambino si infrange un cuore (anche se poi mi domando come sia possibile, capisco che non lo è, rileggo i versi e li capisco, ma intanto si è sciupato l'effetto).
Le virgole servono a separare le diverse parti logiche di un testo, sia prosa che poesia, e non è che perché sia poesia che sono inutili. L'andare a capo farà anche riprendere fiato, ma io ho la necessità che le virgole mi aiutino a comprendere il legame delle parole e quindi il senso del testo, e non tanto a respirare (per quello ci penso da solo, grazie).

Quindi non modificare, ma riscrivi, e riscrivi dopo che hai chiarito quale emozione vuoi trasmettere e attraverso cosa la puoi trasmettere (è la stessa cosa che te l'ha fatta provare, mai tentare di trasmettere un'emozione che non si sia provata!).