Autore Topic: Un tentativo d'imitazione  (Letto 1549 volte)

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Offline Benito Ciarlo

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Un tentativo d'imitazione
« il: Martedì 14 Ottobre 2008, 10:30:31 »
Nel Duemila mi trovavo in ospedale per la terza volta in pochi mesi (la prima fu per un'operazione da nulla, la seconda per correggere gli errori della prima e la terza per sistemare le sciocchezze che i chirurghi avevano fatto le due volte precedenti). In questo marasma di sfiga oltre al dolore e alla rabbia si propose di farmi compagnia la noia. Le giornate, in ospedale, sanno essere lunghe quanto la barba del profeta. Per scacciarla - stimolato da una recente lettura di Dante fatta da Roberto Benigni - mi rimisi a leggere la prima cantica della Divina Commedia. Quasi subito, a dimostrazione che non v'è freno che possa inibire la mia dissennata incoscienza provai a scrivere imitandone metro e argomento e continuai imperterrito per oltre tre mesi.
Ad ulteriore dimostrazione di quanto sopra ora mi viene addirittura voglia di farvi leggere quel che scrissi, quasi per cedervi un po' di quella noia che riuscii, grazie a questo esercizio, a tenere lontana da me.
Perdonatemi e passate oltre se il solo pensiero vi urta. Se vi soffermerete, invece, sarebbe bello per me poterne discutere un po' con voi.
Ecco, dunque, per chi avrà pazienza a sufficienza il primo degli otto canti del "Novello Inferno".

Canto Primo


Compievo, nel Duemila, cinquant'anni
E quel traguardo mi sembrava un ponte
Tra 'l filo teso, cui legato ho i panni

Di gioventù fuggita, e l'alto monte
Di mia vecchiezza prossima, incombente.
Desideroso di posar la mente, chinai la fronte.

Il sonno i sogni crea seduta stante
Sì che il riposo assai difficilmente
Soccorre chi l'invoca. Apparve Dante!

Sognar di Dante può spronar la mente
A scervellarsi e ricercar consensi
Sì che quel sogno resti permanente.

Mi scossi dal giaciglio e tutti i sensi
All'erta si mostrorno a quella vista
Per cui: “Maestro”, dissi “che ne pensi?

Perché marciamo sulla stessa pista?”
Ei non rispose e la mia brama spensi.
Solo per poco. Riprovai d'artista.

Il Fiorentin dal prominente naso
Guardommi con sussiego e 'n po' di stizza,
E poi rispose: “Sono qui per caso!”

« Ultima modifica: Martedì 14 Ottobre 2008, 10:48:42 da Benito Ciarlo »
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Offline Benito Ciarlo

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continuazione canto primo
« Risposta #1 il: Martedì 14 Ottobre 2008, 10:33:24 »
E come il Bergamasco che la pizza
La prima volta assaggia e non degusta
L'insieme dei sapori e ' fuoco attizza

Per meglio biscottar la molle pasta,
Così deluso mi mostrai allo Mastro,
Finchè per la pietà mi disse: “Basta!”

Già che son qui ti condurrò nel castro
Che mena all'Oltretomba. Sei contento?”
”Certo!” , rispuosi, ed afferrai 'l vincastro.

Scalammo l'erta e raggiungemmo il monte
Ov'il maniero s'erge quasi sfatto
E 'l Fiorentin bussò: “ S'abbassi il ponte!”

S'aprì il porton ed i' scivolai ratto
Nell'angusto cortil d'erbacce cinto,
seguendo l'Alighier che, di soppiatto,

al grande pozzo, fin, s'era sospinto.
“Maestro”, dissi, “ perché ci nascondiamo? “
Ed Elli a me, mostrandosi convinto:

“ Conviene che tu ed io ci ricordiamo
Che in Ciel non v'è chi vuole questa gita;
perciò all'Inferno clandestini andiamo. “

E come il falegname il perno avvita
Per render saldo il mobile costrutto
Nella mia mente provocò ferita

Di Dante il dir, e mi sentii distrutto.
“ Come farem, o di Fiorenza figlio,
A continuar lo giro in luogo brutto

Sanza ch'in Ciel alcun con fier cipiglio
Ai demoni comandi di lasciarci
Per l'aere bruno e su infernal naviglio

Liberi di vagar fin a trovarci
Ove Papè Satàn risiede e regna?”
Ed Elli a me: “ Ebben, basta provarci!

mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)

Offline Benito Ciarlo

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Canto Primo, secondo seguito
« Risposta #2 il: Martedì 14 Ottobre 2008, 10:35:20 »
Rispetta senza tema la consegna:
V'è un solo mezzo per andar là sotto
Ch'il demone portier giammai disdegna.

I' sto parlando non com'uomo dotto
Ma come chi vuol ire veramente,
Non ti maravigliar s'il mezzo addotto

Si chiama com'in terra la "tangente".
Perciò guàrdati in tasca e dimmi quanto
Disposto a pagar sei per il frangente! “

I' sbalordii: “l'Inferno è giunto a tanto?
L'italica prebenda è qui attecchita?”
“Via, poche ciance e dimmi dunque quanto! “

Guardaime in tasca e persi la partita.
“Maestro“ lacrimai, “ Siccome parli
Di soldi o d'oro penso sia finita. “

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Offline Benito Ciarlo

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canto primo, conclusione
« Risposta #3 il: Martedì 14 Ottobre 2008, 10:36:37 »
“Tu stai sognando o no? Sogna d'averli! “
Disse l'Autore de La Vita Nova.
E a lui risposi “ Se basta sognarli

Peggio di chioccia che pulcini cova
Ne faccio uscire tanti da comprare
L'inferno intero e di Selèn l'alcova!

“Selèn? Chi è? “ Si mise a domandare
Colui che per Selèn la Luna ha certa
“Meglio di Taide e Cleo “ per mi spiegare…

Or cominciammo la discesa incerta
Lungo la scala nera entro quel pozzo
Che di fanghiglia e grasso era coperta,

Tanto che guanti di tessuto rozzo
Usammo entrambi per serrar la presa,
A corda ci legammo, a nodi a strozzo.

Giunti che fummo in fine dell'impresa
Noi ci trovammo in un'enorme piazza
E l'eco acuta ci colse di sorpresa.

Il Sommo Dante che nel fango sguazza
Chiama a gran voce il demone che guarda
L'entrata di servizio: “ Oh brutta razza

Di portiere infernal perché ritarda
Ad aprir lo porton che il fuoco serra?
Tu vuo' che la mia ira sia gagliarda?

E come il tuono o 'l temporale 'n terra
Aprissi lo porton con gran stridore,
Lo stesso che percosse Gibilterra

Quando l'Oceano ch'era gran signore
Del mondo oltre le ultime colonne
Al Mare Nostro adduss'acque ed onore.

Sortì dall'uscio il demone Caronne
Lanose gote ed occhi assai piccini
E fianchi poderosi come donne.

“A ben guardar mi sembra Poggiolini,”
Diss'io alla Guida che mi precedeva.
“Non è Caron Dimonio e, d'inquilini

Di questa parte io non supponeva,
Egli in effetti è nuovo io no 'l conosco,
Però vedrai che tanta voce leva “

Così mi sussurrò quel grande tosco.
Li strepiti che fece quel dannato
Riempiro l'aere d'eco com'un bosco

Ove cento cornacchie danno fiato!
Ei c'arringò: “ O coppia scombinata
E senz' appigli! E' strano il vostro stato:

Varcar desiate questa trist'entrata
Eppur non siete fra color che voglio,
Mi dite che vuol dir questa sparata?

E 'l Duce a me: “ Dài scuci 'l portafoglio
E tira fuor di tasca un bel miliardo
Per far star zitto questo brutt'imbroglio“

Intasca i soldi il sosia di quel bardo
E le terga ci mostra onde possiamo
Liberi andar in su quel suol bastardo .

A questo punto verso giù puntiamo
Seguendo un romorio d'acqua che scorre
E le rive d'un fiume raggiungiamo.

Sulle pareti della mezza torre
Che men'in basso di quel pozzo stretto,
Un editto infernale ci rincorre

Sì ch'a marciare a piedi i' fui costretto:
"Ai fornitor di questo luogo tetro
L'uso dell'ascensor resta interdetto!"

Rise quel Grande, chiaro com'il vetro,
Ed io aspettai che il passo riprendesse,
Finché si mosse, e io li tenni retro.
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Offline Stefano Toschi

Re: Un tentativo d'imitazione
« Risposta #4 il: Martedì 14 Ottobre 2008, 11:55:55 »
Che bello questo primo canto: scorrevole alla lettura, ironico, avvincente.
Conferma che il nostro Benito è davvero un vulcano in eruzione, capace lasciarci stupiti ed ammirati con i suoi fantasmagorici fuochi d’artificio poetici.
Aspetto con curiosità di leggere il secondo!
 :)
"Ogni certezza è nel sogno" (E. Poe)

Offline Marina Como

Re: Un tentativo d'imitazione
« Risposta #5 il: Sabato 25 Ottobre 2008, 22:08:02 »
 :D ehi... dove sei? Sig... almeno anche il secondo...
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Benito Ciarlo

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CANTO SECONDO PARTE PRIMA
« Risposta #6 il: Domenica 26 Ottobre 2008, 00:13:50 »
CANTO SECONDO
DA: "NOVELLO INFERNO" - 2000 di B. Ciarlo




A questo punto de lo mio narrare
Dovrei invocar le Muse e 'l Divo Apollo
Per farmi sostenere ed aiutare. 3

Ma tosto ci rinuncio e senza fallo
Confesso al duca quel che non vo' fare.5
Elli s'adira e come francobollo

M'appiccica sul muro e poi scompare.7
Solingo e pien d'affanno ora protesto
Perché, padron del sogno, so che fare.9

Affermo: - Ciò che scrivo è sol pretesto
Per la mia mente flaccida allenare
Avulso egli è d'ogni divin contesto!

Perciò, Maestro più non ti crucciare,
Vuolsi così colà dove si puote
Ciò che si sogna, e più non t'adirare! -15

E come il sagrestan le corde scuote
Per far sonar campane alla mattina
I' m'aggirai per quelle calli vuote

Finché della figura fiorentina
Trovai le peste lungo lo stradone
Ed il raggiunsi ad ora mattutina.
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Offline Benito Ciarlo

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CANTO SECONDO PARTE SECONDA
« Risposta #7 il: Domenica 26 Ottobre 2008, 00:16:41 »
Calmai la furia di quel sapientone.
Placato 'l cor ed ammansito il Duce
Poss'or tornare a quella narrazione

Che s'interruppe un poco avanti luce
Per la disgressione sul Parnaso
Che tanto urtò colui che mi conduce:27

Se di Pandora noi rompiamo il vaso
Meno veleno all'aria s'appalesa
Di quanto ne vedemmo lì per caso.30

Dir quanti sono m'è soverchia impresa
Che tanti in su la riva se ne stanno
In mesta fila ed in pazient'attesa.

E come in procession le suore fanno
Così su quel sentier che men'al rio
Quell'anime dannate in coro vanno

Ad invocar mercè dal loro dio.
Adorano 'l danaro, beninteso,
E non l'Eterno che lor disse addio!

Il fium'è nuovo e sommamente esteso
E Dante no 'l conosce e si rammarca
- Fors'è l'Olona? - Azzardo non compreso.42

Ed ecco verso noi venir per barca
Un nano remigante pien di zelo
Pronto a rifar ancor la nave carca.45

Il cranio ha tozzo e pien di nero pelo,
La bocca grande e chiusa a denti stretti
Grandi le mani e adunche. Ond'io con gelo

Ravviso in lui la faccia di Chiambretti.49
Parola mia, l'orribile mastino
N'era la copia! E come li capretti

Ignari vanno verso il lor destino
Che li fa cibo a Pasqua degli umani,
così li peccatori in quel catino! 54

-Salta! -, mi spronò Dante, - O rendi vani
tutti gli sforzi che qui ci portorno,
saliam sul legno, affèrrat'a mie mani! -57

In quella bolgia un po' provai lo scorno
D'esser vicino a fior di mascalzoni,
M'appena giunti mi levai di torno.60

-O tu che sei cocciuto e non perdoni
A quest'avida gente lo peccato,
Perché da vivo, di', qui t'abbandoni?

Dove credi d'andar senza ch'il fato
Per te decida seguitar la gita?
Non puoi passar, se pria non hai pagato!- 66

E Dante a me: - E che, non l'hai capita
Ch'ad ogni tappa appar l'istesso scoglio?
Paga, perdinci, facciamola finita!

E tosto misi mano al portafoglio
E tanti ne contai, con tanti zeri
Che, come vedi, ancor provo cordoglio! 72

Poscia che fummo giunti all'altra sponda
Scendemmo lesti da lo triste legno
E l'Alighier che affann'e sudor gronda 75

Di mantenermi calmo mi fè segno:
- Questo giron no' l vidi quando venni,
Perciò non ti so dir per quale sdegno

Quest'anime a penar son fatte cenni 79
Non conosco la pena né 'l peccato
Ma penso come te che già l'accenni

Che lo stridor dei denti è provocato
Da quel yuppismo per lo qual son nati:
La voglia d'arrivar, ecco ch'è stato! 84

Il Saggio tacque ripensando ai Vati:
Scosse Chiambretti da la triste conta
E domandò del Limbo e dei suo' Frati. 87

Il mastino abbaiò con voce tonta:
-Più non esiste Limbo in questa landa,
Non più all'Inferno chi non seppe sconta! -

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CANTO SECONDO - CONCLUSIONE
« Risposta #8 il: Domenica 26 Ottobre 2008, 00:18:05 »
E 'l Fiorentin per l'allegrezza sbanda!
-Dopo 'l soverchio tempo de l'oblio
In Paradiso son saliti in banda

Per la misericordia di quel Dio
Che perdonò dei Giusti l'ignoranza. -
Dante affermò, così compresi anch'io.96

Simile è pena a comica mattanza
Di palloncini, ch'alla mano sfuggiti
Si sgonfian tutti dopo oscena danza. 99

E quei dannati che sembrommi arditi
Mentre la barca attraversava lenta
Or paiono tremanti e rimbambiti:102

Un diavolaccio dalla voce spenta 103
Tutt'il raduna presso un compressore
E con tubo di gomma il lor cul tenta

Fino a gonfiarli tanto che il rossore
Denunci una pressione così forte
Che il compressore fermi il suo motore! 108

Quei volti enormi con le gambe corte
Volano in sù, ver l'orrido soffitto 110
Fin quando da 'n pertugio l'aria sorte;

Allora, come l'acqua nel soffritto 112
Strepiti immani e movimenti ratti
Zigzàgano cadendo a capofitto!

Uno di questi con li membri sfatti
Sbattè per terra giust'a me vicino
E cercando una tregua implorò patti: 117

-O tu che vivo e sgonfio sul cammino 118
Di noi malnati muovi svelto 'l passo,
Piàcciati ascoltar lo raccontino

Di chi borioso un dì trovava spasso
Di fronte al mondo timido o fellone 122
Mostrando fiero il suo parlare grasso! 123

Io riconobbi subito 'l briccone
E lo guardai mostrandomi sgarbato, 125
pensando a quando per televisione

un numero di gente avea insultato.
E pur se tregua concedea nel farlo
Io gli parlai: - Eh sì, pallon gonfiato

Fosti davvero, ed or ti rode il tarlo
Di questo perder l'aria ad ogn'istante
E di cadute al suolo! Io sono Ciarlo, 132

Non mi conosci ma conosci Dante:
In nome Suo ti chiedo, già che ho fretta,
Di dirmi il nome di ciascun birbante.

-Io son Vittorio Sgarbi - quei balbetta
Pensando allo martirio ritardato, 137
-Altri son là in cerchia non ristretta. 138

Vedi quel gran pallon ch'è s'è ancorato
Quasi scoppiando su quell'ermo corno?
Mai sulla terra fu disarcionato!

Egli per quarant'anni fu d'attorno
Ad ogni trasmission facendo sbagli…143
Sì che hai capito! Egli è Mike Buongiorno!

Mill'altri là son pronti, senti i ragli?
Vedi Costanzo, Fede e Buonaccorti? -
-E' inutile che al Ciel lo sguardo scagli,

Pensando che non sono ancora morti!
E' un sogno, non ricordi? Allor è destro: 149
non son dei falsi quei ch'abbiamo scorti!-

I dubbi miei prevenne il gran Maestro
Dicendomi così. Allor trovai l'ardire
D'entrar per lo cammin alto e silvestro. 150
mi ha sempre stupito quali giri assurdi debbano fare i fiumi per passare sotto tutti i ponti (Beppe Grillo)