E se la ride… quasi si scompiscia!
Balza di colpo sulle zampe e lesto
nell’erba sguscia via come una biscia.
Ad inseguirlo subito m’appresto,
ma lui veloce come una gazzella
salta oramai nel ciel tra stella e stella.
Ora per farla breve, o miei lettori,
mentre vagavo stanco per la pampa
in preda a prosciuttiferi languori,
la capra, sulla panca dove campa,
un arbor m’indicò carco di frutti
che da lontano mi parean prosciutti.
Ed eran tali, non lo crederesti!
Dolci, salati, d’ogni qualità.
Non ne mangiai temendoli indigesti,
per quale mai ragione chi lo sa?
Ma il più goloso colsi quatto quatto
per farne omaggio a quel famoso gatto.
Quando giunsi dal gatto, all’otto e venti,
per presentargli il mio sudato omaggio
mi disse: “mi dispiace ho mal di denti,
non ne potrò gustar manco un assaggio”.
Per questo adesso lascio ad ogni gatto
‘sto bel prosciutto ch’è rimasto intatto.
Così finisce questa storia pazza
di porchidoro, gatti e prateria,
chi non l’apprezza prenda una ramazza
che con un colpo può spazzarla via.
A chi è piaciuta, invece, lo ringrazio
per essersi sorbito questo strazio.