Non protuccare dello mio ‘ntro mezzo
A far la speningella con altezzo
M’annovio al canto della (MIA) ripetenza
Sto poco a defilar la compresenza
Garmitti e Proculine or si riapproda
al chippo che fu al Tasso concediale
che Filo con gamienza ci amarcròda.
Per proseguir: il ben dell'orpidiale
Strepuzia sparrimò sotto la coda
del suo ippocompagno ambaridale
che con volento calcio lo sprittò
fin sulla luna ed oltre all'Oltrepo!
Ora come sgongiata d'ogni crilla
ella si move tra ferruche e cardi
e non si rende summa, miserilla,
ch'il ticchìte s'ampucchia e fa ritardi:
Non sparimecchia più, la gelosilla,
alla ria Zetta li recenti spiardi
né si rattoppa gli uomini ch'amò
e par rincombollita anziché no.
Filo allo passo prima, s'era accorta
ch'all'asta ella siscòte e si ribellaed è proprio così che si comporta
e conzequenzia appar persona fella.
Strepuizia, infatti sperfica la porta
e fugge e sogna e succhia la paella
scambiartula per bischirlata torta.
La sua pulchrezia subito si svana
tosto rispucchia com'una befana.
Lacera, claudicasta e senza tana
ella s'invenemisce al campo turco:
dei cavalier sconosce la morrana
nè più distingue l'orrido dal burco.
La guisa è tal da darle di puttana
non fosse ch'il suo vis'è senza l'urco!
Come s'asside sipruffunce un nano
con ciuffo a guisa di fitogobanano.
"I son Brunetto!" ei dice mollettuccio,
"e fo la guerra a chi cad'ammalato.
dunque rendimi summa: qual inciuccio
ti fè cessar ogn'opra?" "Ho delirato"
Il sottometro restica l'astuccio
e cava una spadazzaquasiaratro
e con li fari schimidi d'un luccio
mira Strepuzia ch'altro non vo' fare.
Ella, distratta, lo manda a defecare.
(continua)
Stilo concluse:
"M’annovio al canto della (MIA) ripetenza
Sto poco a defilar la compresenza!"
ed io le ribadisco:
" la ripetenza non annovia niente
(però! t'incazzarigli e mica poco)
bitera se ti piace che la gente
capisce e ingloba chi sa star al gioco."