Autore Topic: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi  (Letto 3979 volte)

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Offline Marcos D Ingaldi

La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« il: Martedì 5 Agosto 2008, 11:05:36 »
Visto che nessuno mi commenta lo faccio da solo :)

Citazione
O muta serva
che Bacco di rocca libi
dimmi, seppur non dovessi,

La muta serva e' una figura di donna scolpita in una fontana nel centro d Thiene. La donna tiene in braccio una giara dalla quale sgorga l'acqua che si riversa sulla figura di Bacco sdraiato in mezzo ad altre raffigurazioni che non ho riconosciuto. Ho desunto che si tratti di una specie di serva, ma non e' detto che lo sia. Anche perche' non ero proprio sobrissimo quella notte

Io rivolgo a lei una domanda nella speranza di avere una risposta che tuttavia la donna potrebbe non darmi. Infatti se la donna e' in mezzo a degli dei potrebbe lei stessa appartenere al mondo mitico delle divinita' classiche. E quindi potrebbe conoscere verita' che a me sono ignote. Tuttavia, gli dei avevano il dovere di non rivelare agli uomini il proprio destino. Ecco perche' scrivo "dimmi, seppur non dovessi".

Citazione
perche', oggi come ieri,
vane speranze ripongo
nell'altrui sciaguratezza...     

In parole povere: "dimmi perche' sono sempre tanto testa di kazzo da riporre la mia fiducia in persone che sono piu' teste di kazzo di me" :)

Citazione
non siam forse tutti rei
del peccato originale?

Non e' forse incerta e labile la condizione di tutti gli esseri umani? Non siamo forse imperfetti? E non facciamo errori per la confusione che spesso in noi regna, pur essendo in buona fede?

continua...
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #1 il: Martedì 5 Agosto 2008, 11:08:22 »
Citazione
non siam forse a merce' tutti
dell'uman vagabondare?     

"L'uman vagabondare" e' una figura retorica: per la precisione un'allegoria, che consiste nel nascondere il significato di una frase dietro parole che palesemente ne esprimono un altro.

E queste tre parole nascondono un concetto molto complesso. Per uman vagabondare intendo le azioni delle persone fatte senza uno scopo ben preciso, fine a se stesse. Qualche volta capita di diesiderare molto qualcosa (o qualcuno), ma una volta avuto cio' che desideriamo, ci rendiamo conto di non averne piu' bisogno. E dobbiamo trovare un altro desiderio da far seguire a quello vecchio. Altrimenti sentiamo un senso di vuoto dovuto alla sua fine. Cosi' come un vagabondo cammina senza una meta, perche' la sua vita e' fatta di passi, qualche persona salta da un desiderio all'altro senza uno scopo se non quello di desiderare, perche' e' dal desiderio che trae le sue effimere emozioni.
Qualche volta ci innamoriamo del'idea di essere innamorati. Ci innamoriamo non della persona che ci procura emozioni, ma delle emozioni stesse. A quel punto, colui che le emozioni instilla perde di valore e puo' essere sostituito da chiunque provochi le stesse emozioni.

Citazione
Finche' la prima pietra
potremo infine scagliare

Questa ultima strofa e' un invito a non giudicare con cattiveria e saccenza le persone che commettono errori perche' dato che anch'io ho fatto errori in passato e continuo a farne, per cio' sono nella stessa umana condizione di tutti gli esseri umani, sono anch'io dentro "l'uman vagabondare", insomma. Per cio' devo capire gli errori degli altri e quanto meno cercare di comprenderli come vorrei essere compreso io.

Citazione
nessuno ha da dormire
e neppure sognare
Tuttavia, le persone, commettendo errori, volenti o nolenti, fanno del male. E questo porta una disillusione generale in colui che le conseguenze delle altrui scelte e' costretto a subire. E la disilluzione provoca la chiusura in se' stessi e toglie la voglia di sognare ancora.

Il nome deriva dal fatto che, in quella piazza, ho preso coscienza della mia situazione.

Ecco. La prossima la commentate voi, pero'. Eccheccazzo
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Offline Zima

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #2 il: Martedì 5 Agosto 2008, 11:30:39 »
un commento perfetto dell'autore alla propria poesia... e come poteva essere altrimenti?... si, succede succede... io per esempio non so mai cosa scrivo!  ;D

bhe, l'avevo letta qesta poesia (ma l'hai cambiata in qualche vocabolo?) e apprezzata, anche se, ovviamente, non avrei mai potuto capire -a meno ke non fossi andata a Thiene- che ti riferissi ad una statua...
avevo creduto, inizialmente, che tu ti riferissi alla terra che nutre le vigne, quindi bacco.

per il resto tutto chiaro.  ;)

e la prossima te la commentiamo, "ecchecazzo"!  ;D
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #3 il: Martedì 5 Agosto 2008, 11:58:30 »
Si l'ho cambiata leggermente.

In realta' l'avevo commentata dietro richiesta nel forum di motociclisti a cui sono iscritto. E visto che c'ero, ho fatto il copia incolla. :p
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Offline Marina Como

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #4 il: Martedì 5 Agosto 2008, 16:06:46 »
 ;D Un commento dell'autore non è mai perfetto! hihihihi!
Manca quel certo non sò che... quel che hai detto senza rendertene conto, ma la spiegazione della genesi della poesia è naturalmente azzecata!
Vedo... mi piace troppo... un particolare...  quel "non dovessi": riferito in terza persona, secondo la tua spiegazione. In italiano è anche il condizionale della prima persona e non per niente è allacciato ai versi seguenti che hanno per soggetto la prima persona, questo uso rafforza l'idea della scelleratezza e del proprio errore(?), o forse della propria condizione umana. Quando gli antichi dicevano "errare umanum est".
Piccola sfumatura della tua bravura che mi piaceva sottolineare.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #5 il: Martedì 5 Agosto 2008, 16:55:30 »
Molto attenta Marina, molto attenta. Sicuramente rafforza il senso di smarrimento iniziale di fronte ad una situazione difficile e complicata. Tant'e' cosi' che, nella difficolta' a comprendere le mie azioni, spero che la spiegazione possa venire da una dea o presunta tale.

In realta' ci sarebbero molte piu cose da dire al riguardo. ma io ho gia' detto abbastanza :)

Grazie per lodare la mia bravura, ma davvero, io non sono piu' bravo di quanto lo sia qualunque altro poeta del forum.
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Nikita

  • Visitatore
Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #6 il: Mercoledì 6 Agosto 2008, 14:37:56 »
Ah ecco, adesso è tutto chiaro. Beh, se riesci a comporre testi così raffinati da brillo, quando sei completamente sobrio che mi combini? ;) Nemmeno io avevo capito (e non potevo ;D ) che si trattasse d'una statua, grazie d'averci rivelato questo segreto. Beh, dai, a mali estremi estremi rimedi, nemmeno a me mi commentano, però io non saprei spiegare le mie poesie: non le capisco nemmeno io a volte. Complimenti per tutto.

Un bacio (ahahahahahahahahahahahahahah ;D ).

Nicole

gianburrasca

  • Visitatore
Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #7 il: Domenica 10 Agosto 2008, 00:11:21 »
L'autore che si commenta da solo... sono senza parole.

E dov'è la bellezza dell'interpretazione del testo? Dove la travolgente passione della possibilità di identificarsi in situazioni non omologabili? Come si può assurgere a vette di inenarrabile coinvolgimento emotivo se ci si presenta la zuppa cotta e predigerita manco fossimo cormorani della nuova guinea?

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #8 il: Lunedì 18 Agosto 2008, 00:24:04 »
L'autore che si commenta da solo... sono senza parole.

E dov'è la bellezza dell'interpretazione del testo? Dove la travolgente passione della possibilità di identificarsi in situazioni non omologabili? Come si può assurgere a vette di inenarrabile coinvolgimento emotivo se ci si presenta la zuppa cotta e predigerita manco fossimo cormorani della nuova guinea?

Come amano dire gli americani "siamo in un paese libero"

E, visto che anche tu sei stato dotato di libero arbitrio, nessuno ti ha obbligato a leggere il post. Avresti potuto anche fermarti quando hai capito di che cosa si trattasse. Ma sei andato avanti lo stesso. Con l'unico sterile scopo di criticare.

Personalmente credo che ci sia un'unica e sola interpretazione di una poesia ed è quella dell'autore. Tutte le altre sono solo congetture che lasciano il tempo che trovano, a meno che non coincidano con l'interpretazione dell'autore. E bada ho detto INTERPRETAZIONE, ossia l'analisi grazie alla quale viene palesato il MESSAGGIO criptato nel contenuto di un componimento poetico.

L'unico privilegio che al lettore è concesso è quello di provare emozioni. E sono solo queste ad essere squisitamente soggettive. Se, ora che l'interpretazione è stata svelata, la poesia non suscita più emozioni, è soltanto perché il racconto ivi contenuto non sfiora l'esperienza di vita del lettore, lasciandolo indifferente. O forse perché egli ha bisogno di sentire in qualche modo propria la poesia. Quando il velo egoistico dietro questo meccanismo cade e si chiude il sipario dell'immaginario, della necessità di vedere ciò che non c'è, si rimane sempre molto delusi dalla nuda realtà. O della propria incapacità di leggere la poesia.
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

gianburrasca

  • Visitatore
Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #9 il: Martedì 19 Agosto 2008, 14:06:16 »
Buongiorno Marcos,
a parte le congetture iniziali che in altri momenti mi avrebbero invitato a nozze, data la loro contraddizione in termini, cercherò di rispondere in modo da lasciare il minimo spazio alla polemica.
Innanzitutto il fatto di rispondere ad un post con una critica non lo trovo affatto sterile, certo sarà contrario alla mentalità di chi è abituato a credere che i suoi testi debbano ricevere complimenti ed apprezzamenti, ma questo è il solito annoso problema di chi vorrebbe ricevere  solo lodi e risponde in maniera piccata se qualcuno, invece, la pensa diversamente.
Ma a parte anche queste stupide considerazioni (le mie), la cosa che mi lascia completamente basito sono le affermazioni che leggo nel tuo post (e che riporto in grassetto):
“che ci sia un'unica e sola interpretazione di una poesia ed è quella dell'autore”.
Questa è una eresia!
L’autore non può “interpretare” la sua poesia, può solo spiegarla. Ma se è vero che l’unico ad avere l’autorizzazione ad “interpretare” è l’autore,  allora perché ci si dovrebbe prendere la briga di leggere le poesie di altri se già a priori si è consapevoli che la nostra interpretazione non coinciderà con quella dell’autore e dunque sarà in partenza una “congettura che lascia il tempo che trova a meno che non coincida con l'interpretazione dell'autore”?

“L'unico privilegio che al lettore è concesso è quello di provare emozioni”.
Meno male, grazie della concessione! Ma non credi che per provare delle emozioni si debba innanzitutto trovare la poesia nel proprio vissuto, non si provano emozioni se non si vive la poesia e non la si vive se non adattandola alle proprie esperienze di vita e questo equivale ad interpretare la poesia, equivale a darle un nostro senso, che sarà con molta probabilità diverso da quello dell’autore.

“Se, ora che l'interpretazione è stata svelata, la poesia non suscita più emozioni, è soltanto perché il racconto ivi contenuto non sfiora l'esperienza di vita del lettore, lasciandolo indifferente. O forse perché egli ha bisogno di sentire in qualche modo propria la poesia”.
Perfettamente d’accordo, è proprio questo il significato di poesia. Perché dovrei lasciarmi coinvolgere da un banale tramonto sul lago se non potessi far riferimento alla mia esperienza di vita, come potrebbe toccarmi emozionalmente se non avessi prima vissuto una esperienza analoga?


(continua)



« Ultima modifica: Martedì 19 Agosto 2008, 14:08:05 da Gianburrasca »

gianburrasca

  • Visitatore
Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #10 il: Martedì 19 Agosto 2008, 14:07:12 »
“Quando il velo egoistico dietro questo meccanismo cade e si chiude il sipario dell'immaginario, della necessità di vedere ciò che non c'è, si rimane sempre molto delusi dalla nuda realtà. O della propria incapacità di leggere la poesia”.

Io direi che il sipario si chiude quando l’autore non è in grado di infondere emozioni nel lettore e deve ricorrere alla parafrasi della propria poesia; è in quel momento che cessa di esistere la poesia e si fa spazio quella che tu chiami “incapacità di leggere la poesia”, ma che io molto più realisticamente chiamo incapacità di comunicare emozioni al lettore.

Non ho mai dato spiegazioni delle mie poesie, se qualcuno le ha interpretate in maniera diversa ne sono stato felice ed onorato perché voleva dire che è stata letta con attenzione ed anche se l’interpretazione non coincideva con la mia intenzione sono stato comunque felice di avere generato dei sentimenti.

Io non credo che i grandi poeti abbiano scritto i loro testi con la presunzione di essere gli unici depositari della verità; io credo, invece che la bellezza di ogni poesia sia nella capacità di infondere in ogni lettore un anelito di vita propria, la capacità di ingenerare in ognuno di loro sensazioni diverse. L’interpretazione di un testo non è un esercizio matematico, non è il frutto di uno sterile calcolo e non si può pretendere che abbia una ed una sola soluzione.

Chi si preoccupa solo di essere capito ed interpretato in maniera “corretta”  in realtà fa sfoggio di una individualità egoistica che nulla a che vedere con la poesia e me ne spiace moltissimo.




Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #11 il: Martedì 26 Agosto 2008, 11:05:45 »
Ciao gian,

dunque, andiamo con ordine.
Citazione
Innanzitutto il fatto di rispondere ad un post con una critica non lo trovo affatto sterile, certo sarà contrario alla mentalità di chi è abituato a credere che i suoi testi debbano ricevere complimenti ed apprezzamenti, ma questo è il solito annoso problema di chi vorrebbe ricevere  solo lodi e risponde in maniera piccata se qualcuno, invece, la pensa diversamente.

Ovviamente non sai nulla di me. Tuttavia la costruzione semantica del periodo da te costruito lascia intendere  chel'affermazione sia generica (ma non lo è e lo sappiamo tutti e due ;) ), non rivolgendosi a me in particolare, da bravo furbo retore quale mi pare di capire tu sia. Per ciò per non alimentare polemiche davvero fuori luogo, la voglio intendere come generica.

Citazione
Ma a parte anche queste stupide considerazioni (le mie), la cosa che mi lascia completamente basito sono le affermazioni che leggo nel tuo post (e che riporto in grassetto):
“che ci sia un'unica e sola interpretazione di una poesia ed è quella dell'autore”.
Questa è una eresia!
L’autore non può “interpretare” la sua poesia, può solo spiegarla. Ma se è vero che l’unico ad avere l’autorizzazione ad “interpretare” è l’autore,  allora perché ci si dovrebbe prendere la briga di leggere le poesie di altri se già a priori si è consapevoli che la nostra interpretazione non coinciderà con quella dell’autore e dunque sarà in partenza una “congettura che lascia il tempo che trova a meno che non coincida con l'interpretazione dell'autore”?

Forse non mi sono spiegato bene. Alcune poesie vanno "tradotte", sviscerate, per comprendere il contesto da cui sono nate. Se un poeta scrive di un'acquila che vola nel cielo, può darsi che non intenda descrivere l'acquila ma che voglia esaltare la libertà attraverso l'immagine retorica che l'acquila rappresenta. Oppure ancora voglia porre un'analogia con l'avidità rapace dell'uomo. Insomma, spesso il testo di una poesia è un groviglio di parole estremamente difficile da districare. E interpretare il messaggio che il poeta vuole lanciare è essenziale per comprendre sia lui che la sua opera. Interpretarlo in modo sbagliato ci preclude la porta della comprensione glòobale del messaggio da lui lanciato e rende ogni poesia un ente a sé, senza nessun collegamento con tutte le altre.

(continua)
« Ultima modifica: Martedì 26 Agosto 2008, 11:08:26 da Marcos D Ingaldi »
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #12 il: Martedì 26 Agosto 2008, 11:06:50 »
Citazione
“L'unico privilegio che al lettore è concesso è quello di provare emozioni”.
Meno male, grazie della concessione!

Non è una MIA concessione, caro saccentone. E' un dato di fatto.

Citazione
Ma non credi che per provare delle emozioni si debba innanzitutto trovare la poesia nel proprio vissuto, non si provano emozioni se non si vive la poesia e non la si vive se non adattandola alle proprie esperienze di vita e questo equivale ad interpretare la poesia, equivale a darle un nostro senso, che sarà con molta probabilità diverso da quello dell’autore.

No. Questo significa fare poco sforzo per raggiugere la comprensione VERA del componimento che si ha di fronte. E' la strada più facile. Ma che non sviscera il messaggio che il poeta ha posto a sigillo della sua poesia. Vedi, gli artisti, TUTTI gli artisti (pittori, scultori, poeti ecc.) usano la loro arte come mezzo di espressione delle proprie idee. Idee su di sé, sul mondo, sulla vita e su migiaia di argomenti diversi. Il fatto è che per loro il semplice parlare di queste cose non basta. La semplice diffusione delle loro idee non è loro sufficiente. Devono aggiungere pathos ai concetti espressi. Devono dare l'idea e l'emozione di ciò che provano pensando a ciò che descrivono. E spesso criptano questo messaggio perché solo anime loro affini possano capire davvero i sentimenti che sono dietro a ciò che raccontano. Sono persone estremamente sensibili. Interpretare il loro messaggio in modo sbagliato significa non compiere a dovere il ruolo comunicativo che spetta al lettore. E se tu vuoi emozionarti con una interpretazione poetica di tua esclusiva interiorizzazione, non sarò certo io a fermarti. Ma dimostri di interessarti solo a te stesso e non alla persona che quelle emozioni ti fa provare. E a nessun poeta, credo, interessa il parere di un lettore che nelle poesie cerca solo la soddisfazione egoistica del proprio ego. Di certo non a me.

(continua)
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #13 il: Martedì 26 Agosto 2008, 11:07:23 »
Citazione
“Se, ora che l'interpretazione è stata svelata, la poesia non suscita più emozioni, è soltanto perché il racconto ivi contenuto non sfiora l'esperienza di vita del lettore, lasciandolo indifferente. O forse perché egli ha bisogno di sentire in qualche modo propria la poesia”.
Perfettamente d’accordo, è proprio questo il significato di poesia. Perché dovrei lasciarmi coinvolgere da un banale tramonto sul lago se non potessi far riferimento alla mia esperienza di vita, come potrebbe toccarmi emozionalmente se non avessi prima vissuto una esperienza analoga?

Per fettamente d'accordo con te. Ma oltre a rimandare alla sola tua esperienza di vita devi miscelare questa con quella del poeta, cercare di capire che cosa provasse LUI nel momento in cui ha scritto quelle parole che tanto ti stuggono. Solo dalla tua esperienza e dalla comprensione dell'animo di che le parole ha composto, solo da questa unione può risultare una completa comprensione e degustazione poetica.

Citazione
“Quando il velo egoistico dietro questo meccanismo cade e si chiude il sipario dell'immaginario, della necessità di vedere ciò che non c'è, si rimane sempre molto delusi dalla nuda realtà. O della propria incapacità di leggere la poesia”.

Io direi che il sipario si chiude quando l’autore non è in grado di infondere emozioni nel lettore e deve ricorrere alla parafrasi della propria poesia;

Ritorni ad essere sterilmente saccente. Ma la cosa non mi tange. E visto oil tuo sussiego, pure se avrei potuto darti una spiegazione alla mia parafrasi, non te la do. Tu non hai voglia di comunicare e di scambiare idee. Hai solo voglia di affermare le tue idee da bravo maschio dominante quale ti senti.

(continua)
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.

Offline Marcos D Ingaldi

Re: La coscienza di M. di Marcos Ingaldi
« Risposta #14 il: Martedì 26 Agosto 2008, 11:08:40 »
Citazione
è in quel momento che cessa di esistere la poesia e si fa spazio quella che tu chiami “incapacità di leggere la poesia”, ma che io molto più realisticamente chiamo incapacità di comunicare emozioni al lettore.

Certo. E' sempre più facile trovare difetti negli altri che in se stessi. Può anche darsi che tu abbia ragione. Ma per mia fortuna, sono centinaia le persone che, della mia poesia, apprezzano proprio il contrario. E sono molte quelle che sono riuscite a stabilire quell'unione, quel contatto con me che è alla base, come dicevo, della corretta comprensione della mia poetica.

Citazione
Non ho mai dato spiegazioni delle mie poesie, se qualcuno le ha interpretate in maniera diversa ne sono stato felice ed onorato perché voleva dire che è stata letta con attenzione ed anche se l’interpretazione non coincideva con la mia intenzione sono stato comunque felice di avere generato dei sentimenti.

Io non credo che i grandi poeti abbiano scritto i loro testi con la presunzione di essere gli unici depositari della verità;

Di QUALE verità? La poesia NON E' VERITA'. La poesia è sentimento. Ed è generata dal cuore del poeta. Non si tratta di capire la verità. Si tratta di capire l'anima di chi compone.

Citazione
io credo, invece che la bellezza di ogni poesia sia nella capacità di infondere in ogni lettore un anelito di vita propria, la capacità di ingenerare in ognuno di loro sensazioni diverse. L’interpretazione di un testo non è un esercizio matematico, non è il frutto di uno sterile calcolo e non si può pretendere che abbia una ed una sola soluzione.

La matematica qui c'entra poco. La comprensione del cuore altrui. Questo si c'entra eccome.

Citazione
Chi si preoccupa solo di essere capito ed interpretato in maniera “corretta”  in realtà fa sfoggio di una individualità egoistica che nulla a che vedere con la poesia e me ne spiace moltissimo.

E invece io credo che ogni poeta desideri essere compreso almeno in parte. Perché chi comprenderà la sua poesia, comprenderà lui stesso. E si sarà formato quel legame tra poeta e lettore che è la vera essenza della comunicazione poetica. Questo non significa che il poeta si "preoccupi" di essere capito. Io non me ne preoccupo affatto. Ma mi piace quando riesco a entrare in sntonia con quanlcuno attraverso la porta della poesia. E' un gioco d'interessi: il poeta cripta il messaggio, il lettore lo decripta. E nasce un rapporto invisibile, ma profondo.

Saluti
Che tu creda di potere o non potere, hai ragione comunque.