non capisco il nesso fra la serietà dei poeti e il tuo quesito.
voglio dire, con tutto il dovuto rispetto e la stima che nutro nei tuoi confronti,
essere poeti non significa “impegno sociale” o avere comunque e a tutti costi
opinioni, serie, su qualunque problematica, per dirla in una parola, essere tuttologi.
Lo dice una persona che per l’impegno sociale si è creata talmente tanti nemici che ad un certo punto non avevo più interlocutori. Chiuse tutte le strade, con le relative ripercussioni a livello lavorativo ecc. ecc. Ma non per questo mi sono fermato, anzi ho sempre continuato a battermi ( nel mio piccolo) affinché tutti, anche questi nemici, avessero sempre la possibilità di “contrastare” le mie idee.
Detto questo se mi permetti, per arricchire il post, aggiungerei al tuo un altro quesito
oltre a quello di morire, ogni persona ha diritto a vivere? ( non mi fraintendete, non parlo di aborto, quella è un’altra storia), mi riferisco ai diritti civili quotidianamente calpestati ovunque. L’80 % della popolazione mondiale ogni giorno si vede cancellato questo diritto. Aggiungo, non illudiamoci, anche noi siamo dentro quella percentuale.
Per quanto riguarda la tua domanda, anch’io mi sono sempre chiesto se la morte è un diritto e se ha qualità,
nel senso, noi abbiamo la possibilità di scegliere il modo il luogo il tempo di dire basta?
Chi lo decide?
La natura? I guerrafondai? L’ ipercapitalismo ? le dittature? il vicino di casa? (e per rispetto ai credenti) dio?
Davanti a questi interrogativi, guardandoci bene intorno, notando cosa succede quotidianamente,
lo dico con molta franchezza,
l’argomento eutanasia, asserire che la vita è sacra, diventa veramente aleatorio.
Nel momento in cui scompariranno, perlomeno, alcuni punti citati (i guerrafondai, l’ ipercapitalismo, le dittature) forse si potrà discutere serenamente e senza ipocrisie questo argomento. Al momento per me è davvero difficile...