Autore Topic: Deserto - Enrico De Marzo  (Letto 1073 volte)

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Offline Silvia Po

Deserto - Enrico De Marzo
« il: Sabato 28 Giugno 2008, 20:35:42 »

Schiudo gli occhi,
su manti verdi
sfiorati dal ciel,
su siepi intagliate

dal primo meriggio.

Tra i germogli
appena nati,
s'ode ancora
l'inno di codesta terra.

Rilasso le dita,
al tocco del vento,
assaporo ogni istante

dello scorrere d'un fiume.

Nel deserto
di un'anima sola,
l'eterno divenire
colma gli spazi

di un cielo avido
d'abbracci.


Deserto di Enrico De Marzo è una poesia in cui l'io apre gli occhi a un paesggio  vivo (manti verdi, germogli appena nati, vento delicato, cielo che suggerisce richiesta di affetto); la  vista è quasi inebriata da tanta vita, così l'anima che si sente arida può dare senso al tuo tempo annullandosi nell'eterno divenire.
Ma secondo voi perchè la poesia, che fa parte di Immaginazione è intitolata Deserto???
Il testo dice che il deserto è dell'anima sola. Però secondo me l'aridità non può esserci in un'anima di interiorità così ricca da volere in sé (anche se non la trova, comunque la sente) la positività della natura (quello della terra è un inno, un canto di gioia!); semmai il vuoto è attorno a lei, non in lei, che pure, forse nel grigiore della desertica quotidianità, ha momenti epifanici così intensi.
Che ne pensate?
« Ultima modifica: Sabato 28 Giugno 2008, 20:50:18 da Zima »
Siamo fatti di libri e di amici- Daniel Pennac

Offline Zima

Re: Deserto - Enrico De Marzo
« Risposta #1 il: Sabato 28 Giugno 2008, 21:21:02 »
in effetti, considerando la categoria nella quale la poesia è posta, si avverte un leggero controsenso nel titolo...
l'autore immagina una terra rigogliosa, da contrapporre/per colmare il deserto che egli sente dentro di sè.
la vedrei ad esempio bene tra le intospettive, o forse non sono riuscita a coglierne il signifcato esatto.


mi piace molto l'ultima strofa, che poi è quella che fotografa l'anima dell'autore e il suo sentirsi arido... ma questa aridità deriva da un particolare bisogno:

come la terra secca ha sete d'acqua, egli è arido e avido di abbracci!!!
"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

Offline Marina Como

Re: Deserto - Enrico De Marzo
« Risposta #2 il: Domenica 29 Giugno 2008, 16:14:33 »
grazie a Silvana ho scoperto un gioiello di poesia.
Secondo me il perno della poesia, che la chiusa esplicita, è proprio "l'eterno divenire", i cambiamenti.
Già nell'inizio poesia le immagini sono tutte in movimento, e la solitudine è appunto mitigata dalla consapevolezza che le cose cambiano. Questa forse la scelta di immaginare come anche il metaforico cielo "avido di abbracci" a fine poesia, sfiorava appena le erbe nell'inizio (un movimento), come l'autore mettendosi in ascolto quasi ossequioso della natura (assaporo) e sfiorandola, se ne riempie del cambiamento, dello spettacolo dell'evolversi (germogli, nascita) ed il "deserto dell'anima si riempie (colma) di nuova energia e speranza. Ci si immagina di non essere più soli, di avere un cambiamento. Contemporaneamente vedo quasi un'affermazione: non ci si può sentire soli se ci si sente parte di un tutto.
Stupendi i versi "intagliate dal primo meriggio" che spettacolarizza in maniera artistica il gioco di chiaro-scuri cangianti (come appunto quando si pota una siepe essa assume nuova forma) nelle siepi, ribadendo il concetto del cambiamento.
Un plauso all'autore, naturalmente! Molto piaciuta, Enrico.
« Ultima modifica: Domenica 29 Giugno 2008, 23:08:15 da Marina Como »
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.

Offline Enrico De Marzo

Re: Deserto - Enrico De Marzo
« Risposta #3 il: Lunedì 30 Giugno 2008, 11:07:17 »
Per prima cosa vorrei ringraziare tutti per questi commenti veramente profondi,è un onore essere commentato da veri poeti!.
Inoltre mi scuso per il ritardo,ma ero in un altro paese e non ho potuto rispondere prima. Posto quello che ho scritto stamane nei commenti alla mia poesia:

"Desidero puntualizzare una cosa:il titolo deriva da una profonda riflessione. Infatti la poesia è ”ispirata” dalla lettura di ”ripenso il tuo sorriso” di Montale, che ho analizzato come traccia della prima prova di italiano. Il titolo di questa riprende l'ultimo verso del lavoro di Montale, che paragona il suo spirito ad un desero di emozioni, in cui solo un piacevole ricordo è un germoglio di una giovane palma. La mai poesia quindi è solo un esile ”eco” dello splendore riflessivo raggiunto dal grande Montale."

La poesia in questione andrebbe posta in "riflessioni",ma invece ho optato per l'immaginazione poichè ho tentato di rappresentare il meraviglioso risveglio di un'anima sola. Essa è legata ad un destino di solitudine,ma percepisce la magnificenza di ciò che le sta attorno,la bellezza di "madre terra".E in questa solitudine interiore,l'anima vorrebbe tendersi alla natura,descritta(almeno ho cercato di farlo)come materia in movimento,in un moto incessante paragonato al moto di un fiume.(qui è il vitalismo di Pirandello ad ispirare quei versi).
Questo divenire,il moto del mondo,è l'unico conforto di un'anima,poichè è la consolazione che spinge tutti a vivere nell'ottimismo(ciò che per montale è la figura della donna,per me è l'ordine della natura).Ordine che rassenera l'uomo,che vorrebbe quasi sfiorare il cielo,troppo lontano,troppo grande,eppure luogo rigoglioso per l'anima.
« Ultima modifica: Lunedì 30 Giugno 2008, 11:09:57 da Enrico De Marzo »