Sul "che schifo" sono d'accordo, sul "patetico" no: a volte si ricerca proprio il senso del patetico.
Non mi sembra così cattivo chiedere a qualcuno come mai scrive sempre le stesse 10 parole rimescolate e sempre lo stesso identico argomento. Né mi sembra così male fare i commenti come dice Paolo prima di me: insomma, c'è chi pensa l'
enjambement come uno spezzare a caso il verso e non è così. Non è un
mangio il
panino con la nutellané
mangio il panino con
la nutellasono casi molto rari in cui ciò è possibile. O far notare (a me per esempio) che usavo troppi pronomi e aggettivi possessivi o personali (io tu te mi me mio tuo) che rendono noioso un componimento, troppo autoreferenziale, troppo egocentrico. Talvolta -me ne rendo conto da sola, oltre alla nota di Paolo in qualche altro topic- i miei commenti sono un po' troppo duri ma mai offensivi. Non volutamente, se è successo.
Quello che penso, alla fine, è che una poesia può essere volutamente vuota (la mia "Poesia nell'empireo sospesa" ne era un esempio) e i lettori ci trovano un senso, ma può essere pure il contrario. Oppure posso scrivere qualcosa di molto doloroso per me ma... usare una parola che non renda giustizia al mio sentimento e tu puoi suggerirmi qualche alternativa.
Lasciare un commento è far vedere ad un autore che il suo componimento ci ha interessati e anche con una critica costruttiva e propositiva si può dare considerazione all'autore. Tempo fa, per esempio, avevo letto un componimento su un tema piuttosto delicato (mi pare l'aborto ma non sono sicura): l'idea era buona ma era poco espressiva, sembrava un elenco di qualcuno che non aveva mai provato un'esperienza simile. Ora, solo elogi vi ho letto in calce... La struttura, l'idea, erano buone, ma mancava quel
quid -secondo la mia sensibilità. E vista la sensibilità dell'autore (o autrice, non ricordo), ho avuto la sensazione che potesse essere migliorabile.
Ho apprezzato quando confrontandomi con qualcuno, mi è stata data qualche idea per rendere più sentita, patetica, dolce, amorevole, dura, una poesia secondo quello che volevo esprimere. E di certo non mi sono offesa (per come è stato fatto in molti casi) quando mi è stato detto "così non va, forse dovresti rivederla un po' qui e qui".
Diverso è stato quando è stato massacrato un componimento ludico: uno dei commenti era volto a distruggere e a glorificarsi, non ad essere costruttivo e propositivo.
Ed una cosa che non vedo spesso: il commento elogiativo attento anche alla struttura. Il caso più eclatante è Lillovocedalsud (grandissimo studioso di metrica, che a me sfugge) ma ci sono altri autori che usano metafore, figure retoriche o altri mezzi per dar risalto alla poesia. C'è chi è in grado di sottolineare questo con semplicità, peccato non sia sempre fatto. Anche perché così potrei imparare anch'io questi trucchi
Commentare a tutto tondo, questo sarebbe bello.
E potremmo crescere.