Dotato di buona forma, questo testo può essere modello di poesia semplice che riesce a trasmettere emozioni senza particolarismi.
Poesia che adotta un linguaggio comune ma coinvolgente, a causa dello stesso pathos dell’autore che trasuda amore, quasi ossessione per quel che definisce un “capriccio”, un “peccato.”
E’ un’introspezione puntuale e precisa di uno stato d’animo, di quello che probabilmente sappiamo che potremmo farne a meno, ma che comunque vogliamo sapendo di non poterlo ottenere, o almeno non completamente.
Nello specchio
incosciente delle ore
questo cuore esiste
per volerti amare
Nei primi quattro versi si nota sin da subito, questa decisione, quasi inconsapevole dell'autore di voler amare a tutti i costi, visibile nel trascorrere del tempo che non reca pace.
in calce alla notte
brucia il silenzio
del mio peccato
che non muore mai
Pensiero inquieto, ossessivo che ritorna nella seconda strofa. Un peccato? forse è qualcosa che non dovrebbe accadere e che mai troverà soddisfazione.
(nel dubbio
il capriccio è dolore)
La chiusa più di tutto colpisce, molto esplicativa:
nel dubbio che consuma l'autore circa la possibilità di veder realizzati i desideri, quel capriccio d'amore diventa dolore incessante.
Solo un appunto, le parentesi (poco piacevoli in poesia) potevano essere
eliminate in favore dei trattini nell'inciso:
- nel dubbio
il capriccio è dolore -
Ma è un appunto estetico del tutto personale che non deturpa questi versi puliti, nitidi straripanti di desiderio d'amore. Complimenti all'autore.