Abbiamo, invece, bisogno di veri APPSSIONATI di poesia. Che siano interessati a tutti i suoi aspetti, a 360°. Gente propositiva, che sia in grado di domandare, di chiedere, di informarsi. Autodidatti in grado di dare un senso a ciò che fanno.
Io mi consideravo uno che in moto andava velocissimo, nessuno mi stava dietro nei tornanti della mia montagna preferita. Pensavo di sapere tutto su traiettorie, pieghe e sospensioni. Ma quando sono sceso in pista, tra piloti veri, e mi sorpassavano tutti (anche all'esterno della curva!!!), mi sono reso conto di quanto avessi da imparare e quanto il mondo della moto fosse più complesso di quanto non ne fossi convinto. E allora ho iniziato a chiedere a chi ne sapeva più di me. Ora ai box, anziché fare il figo, mi fermavo per ore a parlare con i veri "manici", ma anche con chi ne sa meno di me: qualche volta i consigli più interessanti arrivano da chi meno tel'aspetti. . E queste chiaccherate sono più istruttive di sessioni di prove scriteriate e alla spera in dio.
Il paradosso più grande è proprio questo: alla domanda che cosa significa fare poesia, tutti sono concordi nell'affermare che si tratti, tra le altre cose, della comunicazione al lettore dei propri sentimenti. Ma come si fa a comunicare i sentimenti se non si è in grado di comunicare apertamente con gli altri riguardo un argomento che dovrebbe essere di comune interesse?
Non parliamo poi di chi accusa Genovesi di saccenza e se ne dimostra maestro a propria volta scrivendo un post per dimostrare quanto ce l'abbia lungo, letterariamente parlando. Se queste persone fossero davvero in grado di sostenere una conversazione costruttiva non si abbasserebbero al livello dei loro critici, ma pacherebbero i toni, magari togliendo tutti gli imperativi categorici e sostituendoli con dei più simpatici condizionali, oppure si limiterebbero a ignorare il post, dandogli così l'importanza che merita.
Questo non vuol dire vietato cazzeggiare. Anzi. Ma se volessi esclusivamente cazzeggiare mi iscriverei alla chat di lycos.