Uno scrittore meridionale non noto alle cronache dei salotti letterari scrisse in un suo romanzo epistolare che le bellezze, anche se repentine come un fulmine, distruggono anche la più vetusta delle querce, ma lassù… quella quercia antica di Mirella Crapanzano resiste ancora.
La titolazione del testo “ Lassù…una quercia antica” mi ha fatto ripercorrere a ritroso nel mondo poetico quando da studente , spesso mi soffermavo e mi imbattevo con soddisfazione sensoriale nel grande albero che si erge a simboleggiare la maestosità, il coraggio, la virtù dell’esistenza; il gigante maestoso, altero e generoso che era solito accogliere all’ombra della sua ricca fronde il Torquato Tasso per ritemprarsi nel proprio spirito di poeta e letterato, così come Pascoli che decantava il sito dove maestosamente spiccava la sua grande quercia ormai caduta.
Appunto Mirella si è proiettata con la sua mente di saggia autrice avvicinandosi anch’ella alla sua antica e millenaria quercia.
“Lassù dietro il sole cadente”
Mirella, sommessa ma alo stesso modo entusiasmata, pone il suo sguardo nella certezza di poter riammirare la fierezza del suo grande albero, quell’albero che sta lì, nel suo passato, nei suoi ricordi ed è nel suo passato, non tanto remoto, che Mirella mira a ritrovarsi.
Rappresenta in sintesi il suo passato che conserva nello scrigno dei suoi ricordi con quelle voci da lontano e tali da non giungere a nessuno ma solo a sé stessa.
Quel cuore che parla, oggi, a differenza di ieri Mirella si comporta con la mancanza di sensibilità, oggi si vive nella confusione e indifferenti ai sentimenti sprigionati dall’anima.
Il testo, che potrebbe sembrare e apparire alla somma ria lettura, affida i primi pensieri, i piccoli, forse quei sentimenti interiori di giovane donna che non osa manifestare a nessuno, nemmeno “ a te” (chissà, forse la propria coscienza).
Una cruenta voce della fuga, un moto irrefrenabile attraverso il ricordo, il viaggio nel passato e la sosta coscienziale dell’autrice, una chiave di lettura col sole nascosto, ridente e metabolizzato nel suo essere vitale.
La volontà, quindi di sottrarsi al tempo e come il sacro Poeta che ha recitato la vita nell’inquietitudine migrando col le sole parole, poesia che rimane racchiusa nel cavo di una conchiglia dove il suo linguaggio si rifugia per poi riesplodere con la memoria.
La verità, in ultimo, sancisce che le memorie dell’infanzia, i giorni dell’infanzia, della giovinezza non passano mai ecco perché mi suggerisce “ Lassù…una quercia antica” un viaggio malinconico con un ritmo narrativo e cadenzato introdotto in un lessico immediato composto da una freschezza emotiva, divenendo implosione e collusione.