Seconda parte del commento
“Tu vesti di voglia”…ecco l’opposizione al “buio”. Penetrante questo verso, origine di mille potenziali riflessioni. “Vestire di voglia”…la vita: non è ciò che ogni creatura si augura? Voglia di sorridere, andare incontro, gioire, pensare, capire. Vivere, quindi, e non “lasciarsi vivere”. Vivere da protagonista e non subire la vita, la propria vita, da comprimario. Non sfugga al lettore l’aggettivo “felice”: è questo l’attributo fondamentale. Colei che conforta, supporta, incoraggia, in una parola: salva…lo fa, riesce a farlo, in quanto felice. E’ la trasmissione di felicità, pertanto, che l’amore, questo sublime e vitale sentimento, riesce a garantire. L’autore a questo punto si presenta, si mette a nudo: gli effetti dell’amore, per quanto grandi e determinanti, sono graduali, in un dolce crescendo, tanto poetico quanto reale. Chi scrive definisce il suo “stare”: un “muscolo molle”, stanco, stremato, privo di forza (“spossato”): si, l’amore, ancora una volta, è intervenuto ai limiti del tollerabile, quasi volesse mettere a prova, sino in fondo, la capacità di resistenza. Quel “molle”…genera la percezione di un corpo proteso ad assorbire, ad essere affinato, adeguato, plasmato…dall’amore. Si contrappone alla concezione di “rigido”: chiuso, non alterabile, inaccessibile. E si “mescola”, si confonde, s’immerge…nel mare…nella vita…che sino a poco prima non intendeva affrontare, essendo sprovvisto della minima fiducia e speranza.