Cristina Khay, un’autrice che contempla l’amore e sceglie dell’amore la bellezza.
Con il suo scritto, con la sua grande virtù d’amare nobilita l’animo del suo uomo con maestosa disciplina del suo stile inconfondibile, lo trasporta insieme al suo ardore e lo fa rivivere nella sua coscienza attraverso una titolazione di rango” quel dolce dolor fuggente” quasi fosse in fuga ma quando si aprono le porte della visione,lei si ritrova invasa dal dolce sapore del miele e di arbusti d’ambrosia sostituendosi al pasto degli Dei.
Cristina in questa grande opera si configura in una stilnovista dal “ cor gentile” perché esalta in maniera esemplare l’amore con la sua spiritualità che risiede nel suo animo costantemente..
Lei si trova felice quando afferma :” il nome tuo adorato/ quel nome/ ch’io chiamo” , perché vive d’arte, ogni qual volta prende il pennello, disegna e poi dipinge dolci incanti fatti di paesaggi irreali, irreali sotto l’aspetto della grande fantasia appartenente solo a chi sa amare.
Lei stessa afferma e lo dice a se stessa che bisogna avere il coraggio di guardarsi dentro sino in fondo e quando lo si è fatto avviene la trasformazione interiore, quella trasformazione che è solo di incitamento, di propulsione ad andare avanti per quell’unica strada che non diventerà mai a terminale chiuso ma libera di andare in giro per il mondo a gridare quanto immenso è il suo amore e non la fa soltanto nei suoi sogni, lo fa ogni qual volta si sente bene ed è in armonia con il suo Io perché notiamo nei sui versi di questa ode “Quel dolce dolor fuggente” che in linea coerente con la sua autenticità e quindi si inegra facilmente nei suoi connotati poetici che definisco senza remora alcuna, di altissimo livello creando in tal senso un nuovo modo di poetare stilnovistico.
Alla fine della chiusa, al posto del semplice punto, io avrei offerto con un punto esclamativo il tangibile segno dell’entuasiamo.