Autore Topic: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese  (Letto 1670 volte)

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Tinode

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"Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:11:35 »
"Per me? Noncuranza"
di Alfredo Genovese

Mutano
di bagliori estivi
alle ore prime
i colori infiniti
in prato
col dì di festa

s'innalza ora
l'orchidea nera
unico splendor
in cattedral di cintola

a due passi
di fierezza il giglio...

stelo reciso
e...
volontà decisa
allontanasi
per nuovo fiorir

così
la rimiro altrove

inanimata...
sol per me!

Tinode

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #1 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:12:57 »
Prima parte del commento

La poesia, è indubbio, rivela l’anima di chi la crea. Mette a nudo i sentimenti vissuti, liberati, siano fertili o freddi e sia pure omessi, ma presenti nell’intimo percepire di chi ha il coraggio d’esprimerli; ma c’è poeta e poeta e, nello stesso poeta, più volti, diversi sguardi, maggiore o minore volontà di aprire completamente il sipario che cela il proprio cuore.
Quando ci s’imbatte con emozioni oggettivamente interpretabili, esplicite quanto la possibilità che nevichi in agosto…s’apre una sfida, un intrigante duello: capire, afferrare, fare proprio il messaggio del poeta, ciò che ha sentito, ma non sbandiera di certo, non spalanca a beneficio di tutti, come sedotto da una sorta di “sacrificio” preteso nei confronti del lettore. Serpeggia quel latente sospiro, sublimare il bisogno: <<sforzati, prendimi, rileggimi, ascoltami…ascoltami veramente!>>).
L’ermetismo, considerando soprattutto l’umiltà di chi l’ha elevato nell’olimpo della poesia, è appunto il tentativo di dare all’eco dell’anima un sapore di “conquista”, un rango di “bottino” dello spirito che deve essere conquistato, non certo un mero esercizio di narcisismo, l’adorazione eccessiva di se stessi, l’apprezzamento iperbolico delle proprie qualità, da contrapporre ad ogni persona o elemento esterno al proprio “io”, e neppure il tentativo, aulico, di diffondere il colto, erudito, saccente mistero, oscurantista in negativo.

Tinode

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #2 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:15:08 »
Seconda parte del commento

Caro Alfredo, sono convinto ti siano preziosi, irrinunciabili, sacri ed inviolabili quanto io li considero, avendoli “divorati” da quando possiedo l’uso della ragione, autori come Giuseppe Ungaretti ed Eugenio Montale, due “ermetici” per eccellenza.
La loro sublime allusività, la loro “rapidità”, la loro accattivante introversione…
Consentimi alcuni richiami profondi.

“…qui tocca anche a noi poveri
la nostra parte di ricchezza
ed è l’odore dei limoni”

(E. Montale - da “Ossi di Seppia)

“Come questa pietra
é il mio pianto
che non si vede.
La morte
si sconta
vivendo”

(G. Ungaretti – da “Sono una creatura” – “L’Allegria”)

“Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni”

(G. Ungaretti – da “L’Italia” – L’Allegria”)

“Nascendo non sai nulla
vivendo impari poco
ma forse nel morire ti parrà
che l’unica dottrina
sia quella che si affina
se in amore si segrega”

(G. Ungaretti – “Proverbi”)

Rinasceranno mai due poeti simili?

Tinode

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #3 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:16:13 »
Terza parte del commento

Veniamo alla tua poesia, Alfredo, in questa sorta d’amichevole dialogo, e vogliate scusarmi, tutti voi amici di “Scrivere”, per il dilungato preludio, per quanto appassionato e spontaneo.
Una volta tanto anche io mi diletterò, come le mie amiche Rocrisa e Marina, ad analizzare il testo in maniera più circostanziata e meno umorale - sentimentale (sarà dura, ma ci proverò…ad ogni modo, non illudetevi, per me la parola “tecnica”, in poesia, semplicemente non esiste…ovviamente entro certo limiti). Mi conforta il fatto che Alfredo non esiterà ad intervenire, sanando ogni mio incongruo rilievo, dipanando opportunamente l’eventuale ginepraio che il mio irresponsabile ardore di commentarlo avrà generato.

“Mutano
di bagliori estivi
alle ore prime
i colori infiniti
in prato
col dì di festa”


E’ l’alba d’estate, che altera (mutandoli) i colori infiniti di un prato: è l’inizio di un giorno di festa. Prima annotazione: pur essendovi molti elementi naturali a favorire uno spirito conciliante con la gioia di vivere (sole, estate, bagliori, colori, prati, nuovo giorno e, con questo, nuovi progetti, speranze, sogni…), il poeta si limita ad enuclearli asetticamente: non s’esalta, non s’abbandona al positivo richiamo della natura, in quanto il suo è già uno stato d’animo non condizionabile, impregnato d’inaccessibile sofferenza.

Tinode

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #4 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:17:31 »
Quarta parte del commento

“S’innalza ora
l’orchidea nera
unico splendor
in cattedrale di cintola”


Ed eccola, l’orchidea, maledettamente “nera”. E’ una metafora di risoluto avvilimento, presagio di pianto, simbolo di dolore, di mesto compimento, di triste epilogo, forse emblema di un irrecuperabile senso di morte. Non solo “emerge”, si stacca nitida e violenta, sul “prato” del poeta (il suo comparire, da solo, sarebbe già più che inquietante…), ma addirittura rappresenta, monopolizza, incarna, avoca a se ogni possibile splendore!
Quando il male di vivere assale…è difficile per tutti…e si è soprattutto soli a doverlo affrontare.
Non si vede luce, non si ode speranza, non si tocca fiducia…bisogna soltanto reagire con quanto abbiamo “dentro” (quel “dentro” a cui sono particolarmente solidale avendo pubblicato, proprio su “Scrivere”, una poesia con medesimo titolo…letta superbamente dalla cara amica Roberta Calce).

“…a due passi
di fierezza il giglio”


Quale elemento si contrappone al “buio” vissuto dall’autore? Il giglio (bianco, in evidente contrapposizione al male…), la sua prorompente fierezza e nobiltà!
E’ lì, a due passi dal poeta, ma questo non lo sfiora, non ne sente il profumo, non ne gode dei colori. L’ha sbirciato, quasi di soppiatto: l’avverte cinico al cospetto del suo dolore, inopportuno, provocatorio…indegno d’esistere.
E cosa rappresenta quel giglio…se non la stessa festa che s’appresta ad incominciare, i sorrisi, la spensieratezza, la passione, l’amore, l’estasi, il sospiro di una donna (scusate, ma per me le donne sono sacre al pari della poesia…e mai inopportune) sul collo che vorrebbe baciarti?

Tinode

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #5 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:18:43 »
Quinta parte del commento

“…stelo reciso
e…
volontà decisa
allontanasi
per nuovo fiorir”


No, tutto ciò che rappresenta quel giglio…urta le ombre, irride la sofferenza!
Ecco perché quel giglio è reciso, rimosso, abbattuto, distrutto (e poco conta se volontariamente o meno).
Quindi la chiusa…e qui, il nostro caro Alfredo, si appella e mette a frutto l’intero suo talento, lo serve nelle mani del lettore, previo lo “sforzo” di cui accennavo all’inizio, proponendolo con tutto il suo garbo e delicatezza.

“…così
la rimiro altrove
inanimata…
solo per me!”


C’è spazio per più di una interpretazione, ed io non m’offenderò di certo d’essere lontano dall’autentico senso che l’autore ha inteso trasmettere; altrettanto osate voi, amici lettori, volendo esporvi pubblicamente nelle vostre ipotesi e valutazioni. E qui, consentitemi, l’ermetismo si rende più accattivante di quello che già è, perché consente più “strade”, più indicazioni condurre alla verità…rendendo sicuramente più stimolante il percorso di ricerca e critica.
Io ho compreso questo.
L’autore recide quel giglio in senso metaforico: sostanzialmente lo ignora (e questa è già una bestemmia non soltanto per chi ama i fiori…), ma non è lui, con volontà decisa, che intende ritornare sui suoi passi…E’ LO STESSO GIGLIO (LA SUA FIEREZZA, QUESTO SI, AUTENTICO SPLENDORE)  CHE, INEVITABILE, INSOPPRIMIBILE, INCONTROLLABILE…RIFIORISCE ALTROVE…PERCHE’ E’ QUESTO IL SENSO DELLA VITA…(PANTA REI…TUTTO PASSA, TUTTO SCORRE).
L’autore, quindi, ha l’assoluta esigenza di rendere coerente il suo stato con la maestosità del mondo naturale (atteggiamento egoista, ma tipicamente umano); ha bisogno di vedere la sua volontà “recisa”, riequilibrandola, incarnandola nel giglio spezzato…al punto di rendere tutto inanimato…come lui effettivamente si sente.   

Tinode

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #6 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 01:20:28 »
Sesta parte del commento

E non c’è pietismo, falso conforto: soltanto la crudeltà, la grande onestà di soffrire in silenzio, dignitosamente..
Certo, il peccato egocentrico d’esaltare il dolore, quasi che il mondo potesse accorgersi (e quella festa, caro Alfredo, mai incominciare…), fermarsi, muoversi a compassione…soltanto perché qualcuno soffre.
No, non è così.
Quelle ultime parole:

“…sol per me!”

Indicano che l’autore è consapevole della sua ineluttabile solitudine, di quanto il mondo “viri” istantaneamente da noi appena nasce, si manifesta “il lamento di vivere” (rammentate, cari amici, il mio commento alla “La depressione”?).

Alfredo, questa è la mia povera chiave di lettura.
Spero d’aver reso onore ai tuoi sentimenti, alla tua grande Anima.
Devi avere uno stile di vita ed un carisma eccezionali, se le persone che più sento vicine (della nutrita famiglia di “Scrivere”), mi ripetono continuamente quanto la tua umiltà sia pari alla tua grandezza di uomo e poeta.
Ti abbraccio come un fratello (senza neppure averti mai visto!)
Di più: come UN POETA AMICO!
Quale più grande connubio?
Una gioia, una grandissima gioia, poter contare su te…per crescere…in ogni senso.
Con affetto, simpatia, sincera ammirazione.
Giunga.

PS: quel “allontanasi”…è un po’ sorpassato…non trovi? .

alfredo

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Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #7 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 12:59:12 »
L'analisi di Sante(Giunga) riveste la fonte per la quale è nato il mio testo ed è per questo che egli stesso, con la sapienza e l'oculatezza del fine osservatore ha adornat lo stesso della sua cornice di essenzialità che contraddistingue solitamente un saggio poetico di elevato senso ermetico verso per verso.
La sua principale attitudine, connessa a quella di un eccellente autore contemporaneo con il quale si accomagna quotidianamente, è proprio quella di essere magistrale interprete di ciò che legge e di ciò che vuole e intende leggere.
Egli, nell'avventurarsi nella non facile acquisizione degli elementi di " Per me? Noncuranza" ha realizzato degli accostamenti ai grandi della letteratura poetica ermetica del primo novecento; passo dopo passo ha analizzato in modo esaustivo tutti i concetti basilari testè contenuti facendo rilevare una graduale metamorfosi che ben si addice al messaggio in esso contenuto e che in realtà ho voluto trasmettere.
D'altro canto la caratteristica vitale della poesia ermetica, quella dei vari Quasimodo, grande precursore; Ungaretti, il grande triste; Montale l'eccelso vitale oltre a Gatto ed altri, è proprio quando ad essa viene attribuita una lettura che andrà a rivelare una soluzione più che ottimale.
Ringraziare quindi Sante sarebbe irriverente, esaltarlo invece è obbligo morale dell'autore prescelto inquanto si potrà solo dire: Ho avuto il prergio di essere visionato da Giunga ed a Giunga dico: La poesia ha bisogno di Giunga, Poesia nella sua interezza. Grazie ancora.

                             ALFREDO GENOVESE

Offline Marina Como

Re: "Per me? Noncuranza" di Alfredo Genovese
« Risposta #8 il: Lunedì 10 Dicembre 2007, 14:52:46 »
L'analisi di Sante(Giunga) riveste la fonte per la quale è nato il mio testo ed è per questo che egli stesso, con la sapienza e l'oculatezza del fine osservatore ha adornat lo stesso della sua cornice di essenzialità che contraddistingue solitamente un saggio poetico di elevato senso ermetico verso per verso.
La sua principale attitudine, connessa a quella di un eccellente autore contemporaneo con il quale si accomagna quotidianamente, è proprio quella di essere magistrale interprete di ciò che legge e di ciò che vuole e intende leggere.
Egli, nell'avventurarsi nella non facile acquisizione degli elementi di " Per me? Noncuranza" ha realizzato degli accostamenti ai grandi della letteratura poetica ermetica del primo novecento; passo dopo passo ha analizzato in modo esaustivo tutti i concetti basilari testè contenuti facendo rilevare una graduale metamorfosi che ben si addice al messaggio in esso contenuto e che in realtà ho voluto trasmettere.
D'altro canto la caratteristica vitale della poesia ermetica, quella dei vari Quasimodo, grande precursore; Ungaretti, il grande triste; Montale l'eccelso vitale oltre a Gatto ed altri, è proprio quando ad essa viene attribuita una lettura che andrà a rivelare una soluzione più che ottimale.
Ringraziare quindi Sante sarebbe irriverente, esaltarlo invece è obbligo morale dell'autore prescelto inquanto si potrà solo dire: Ho avuto il prergio di essere visionato da Giunga ed a Giunga dico: La poesia ha bisogno di Giunga, Poesia nella sua interezza. Grazie ancora.

                             ALFREDO GENOVESE
Totalmente in accordo, aggiungo solamente
un plauso d'obbligo al Alfredo per la grande poesia ed altrettanto grande a Giunga per l'ottima lettura e soprattutto esposizione.
Se voglio fare la stronza ci riesco bene.  Talmente bene che quasi quasi ci sono. O forse ci sono.  Si, deciso.