Autore Topic: "Senza titolo" di Auda  (Letto 1237 volte)

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Tinode

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"Senza titolo" di Auda
« il: Domenica 2 Dicembre 2007, 02:35:19 »
"Senza titolo" di Auda

Il lattescente chiarore
del plenilunio
violenta
le mie pupille umide

Sullo specchio
avvinto dalla penombra
la ragnatela
tessuta dal mio pugno

Traccia
frammenti d'anima
riflessa

Non sono mai stata
tanto vicina
a me stessa

Tanto
sconosciuta


PRIMA PARTE DEL COMMENTO
Quella notte, la luna, come impietosita, si è posata sulle tue pupille.
Ti stavi guardando allo specchio, ma senza la pretesa di volerti vedere.
La luce era spenta, distrattamente ti lasciavi cullare dall’inerzia del giorno finito, liberamente pensavi che tutto ritorna nel buio, poi risorge e riprende l’altalena di sempre: la vita!
Non potevi prevedere il riflesso del cielo notturno, l’ingerenza del tenue bagliore (penombra).
L’anima a forma di pugno, quel pugno inferto all’anima…l’immagine non è fondamentale.
E’ l’emozione che nasce dall’immagine che è vitale!
La ragnatela: il dubbio, la sete di verità, la tua essenza…introspezione profonda, ricerca di se.
Quella luna ti ha spinto a vederti: dentro.
Non sono i lineamenti del corpo, lo sguardo, i tuoi soffici capelli, le tue labbra carnose…ad appagare il bisogno di conoscersi, ma una domanda: chi sono, io?
Quante volte ci scopriamo, ci vediamo vicini a noi stessi e al contempo ci sentiamo stranieri, sconosciuti nell’anima?
Possono essere molteplici i motivi per i quali l’autrice utilizza l’immagine del pugno, sinonimo di violenza e dolore subito: rabbia, delusione, disincanto, frustrazione, dramma, passione non corrisposta, mancanza d’amore, incapacità d’amare, ricerca di un senso, semplice avvilimento, tristezza, perdita di una persona cara, rifiuto della morte, preoccupazione per un figlio, un periodo d’instabilità emotiva, ingiustizia, solidarietà ad un amico…
Indubbiamente l’autrice avverte sofferenza, le sue palpebre sono umide…io propendo per una delusione d’amore, anche se sono fortemente convinto che il senso di questa poesia debba essere ricercato, a prescindere dalla causa scatenante, in un disagio nel vivere, nella reazione che ognuno di noi è chiamato ad assumere per rispondere alle domande: chi sono io? Per sentirmi così vicino e al contempo tanto lontano? 
« Ultima modifica: Domenica 2 Dicembre 2007, 02:54:17 da Giunga »

Tinode

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Re: "Senza titolo" di Auda
« Risposta #1 il: Domenica 2 Dicembre 2007, 02:37:26 »
SECONDA PARTE DEL COMMENTO
Se fosse l’amore, l’elemento che ha spinto l’autrice a scrivere questi bellissimi versi, una delle possibili riflessioni (oltre al dovuto ringraziamento alla luna…) potrebbe essere: perché si ama? E perché si soffre se non si ama? O non si è amati?
Queste domande, molto spesso, restano inevase.
Gli uomini cercano, disperatamente, d’amare: così, senza sapere perché.
Troppo impegnativo indagare se stessi, ma neppure tralasciabile lo sforzo di dare una risposta plausibile.
Perché l’amore è essenzialmente “sentire”, un qualcosa che sfugge al razionale, fortunatamente, ma non sempre è identificato con la necessaria “leggerezza”, tanto meno si può avere la pretesa di condizionarne forzatamente gli effetti, quando inevitabilmente emerge.
Forse è bene farsi “sorprendere” dall’amore, lasciarsi andare, senza tanti pensieri…(e quello specchio…sarebbe più sopportabile).
Spesso, quando siamo di fronte a quello specchio (la nostra coscienza), è il nostro io che dobbiamo evitare d’elevare come costante riferimento.
C’è una sorta di protagonismo evidente nella nostra civiltà, che ci corrode la mente prima dell’anima.
Recuperare umiltà, grazia, capacità d’ascolto e rispetto, è fondamentale.
Già, quello specchio: sentiamo troppo ed amiamo poco?
E’ possibile, soprattutto noi poeti, scrittori più o meno appassionati…che tendiamo a metabolizzare ogni sentimento.
Sofocle diceva che “la vita più beata è quella di chi non pensa a nulla”.
E’ chiaramente una provocazione, in quanto è impossibile non pensare e, in effetti, non è tanto il pensare, ma il sentire, che “consuma” l’uomo.
Quindi la sensibilità è un fattore determinante nella formazione dell’emozione/pensiero di un uomo.

Tinode

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Re: "Senza titolo" di Auda
« Risposta #2 il: Domenica 2 Dicembre 2007, 02:38:20 »
TERZA ED ULTIMA PARTE DEL COMMENTO
In una mia recente poesia, pubblicata su “Scrivere”, sul campo note riservate all’autore ho riportato una celebre frase di Horace Walpole: “la vita è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono”.
Questa mi sembra la migliore sintesi, ma non è che l’apprezzamento personale di un’idea, e non risolve assolutamente nulla circa il senso dell’amore.
Resta il fatto che la sede di tutte le passioni è l’amore….e quello specchio, maledizione, sarebbe capace di mettere in crisi chiunque.
Saranno state altre le sensazioni che ti hanno fatto vedere quel “pugno”, quella sorta di “ragnatela”, probabilmente; insomma, un qualcosa che non sia mera questione d’amore, ma io, cara Auda, leggendo la tua poesia mi sono sentito come un termosifone che non scalda: posso ingannare sino a quando non sopraggiunge l’inverno…ma devo rendermi pur conto che vivere non è un’estate perenne!
Nel tuo “specchio” dobbiamo trovare, tutti, una luce e ringraziare quella “luna”, che ci protegge e non vuole che, nel frattempo, s’affondi nel buio.
Si, leggendo la tua poesia è come se davanti a quello specchio ci fossi stato anche io.
E forse, chissà, quando hai scritto la poesia, ti ero già vicino e ti ho sorriso.
Si, deve essere andata così, per me e per tutti coloro che ti hanno letto, questo è l’augurio.
Prima di lasciarti, volevo proporti un titolo (è troppo bella la tua poesia per non averlo, o per avere un titolo come “Senza titolo”).
Ti propongo: “Quel generoso raggio di luna”…dimmi che ne pensi.
Un bacio, Giunga.

PS: la profondità della tua poesia (riflessioni immense nascoste dietro poche parole), oscura ogni possibile rilievo “tecnico”.
Qualora esistesse qualche riserva di carattere strutturale (per me la tua opera è semplicemente perfetta), Rocrisa e Marina sapranno sopperire ai miei consistenti limiti di critico, perlomeno in questo ambito (io sono il componente sensibile-interpretativo, enfatizzo l’emozione suscitata, cercando di spiegarla così come avvertita dal mio cuore).

Offline Zima

Re: "Senza titolo" di Auda
« Risposta #3 il: Domenica 2 Dicembre 2007, 20:56:30 »
ecco una poesia che scava nell'animo di ognuno e che io personalmente ho molto apprezzato sin dalla prima lettura...
parte da un'immagine quasi gotica o vampiresca...immagino la protagonista nello sfondo scuro di una camera  all'ultimo piano di un castello, dalla cui finestra un fascio di luce lunare quasi l'acceca... una principessa sola e disperata, che guardandosi allo specchio impolverato guarda per la prima volta se stessa, andando oltre la superficie, ma scavando all'interno della propria anima...
è la parte finale che accomuna ogni anima sensibile e perennemente insoddisfatta:

Non sono mai stata
tanto vicina
a me stessa

Tanto
sconosciuta


entriamo in contatto con noi stessi, indaghiamo, cerchiamo risposte...per poi scoprire di non averne... ci rendiamo conto di essere quasi distaccati da noi stessi, estranei, pur essendoci perfettamente dentro.
e allora la cosa importante di questa poesia, non è tanto l'analisi delle cause che hanno indotto l'autrice a questa riflessione, ma l'effetto... il suo perfetto riuscire a guardarsi dentro... e la capacità di coinvolgere emotivamente il lettore, rendendolo protagonista assoluto della sua stessa poesia...

"proverò a spaccare
meridiane di silenzio,
come ghiaccio
sui mattoni della piazza
e sotto i nostri piedi"
r.d.

stereo

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Re: "Senza titolo" di Auda
« Risposta #4 il: Lunedì 3 Dicembre 2007, 21:17:46 »
Caro Giunga,
Innanzitutto desidero ringraziarti di cuore per aver commentato in modo così profondo la mia poesia, per essere riuscito a scavare dentro il mio testo, nelle emozioni che io stessa temo d’esplorare.
Leggendo la tua interpretazione ho avuto l’impressione di trovarmi nuovamente di fronte a quello “specchio” … Di fare ancora esperienza di quella notte in cui l’anima ha tentato di emergere con prepotenza, trasgredendo a quell’inerzia del sentire cui l’avevo forzata …
Nella notte in questione accade qualcosa d’imprevisto …
Un raggio di luna, una flebile luce s’insinua nel buio costringendomi a guardare oltre l’esteriorità … Sono così obbligata a pormi una domanda fondamentale, ma estremamente dolorosa, e che troppo a lungo ho eluso: “Chi sono io?”. Si tratta di un modesto barlume, lontano dall’essere una luce vigorosa che possa apportare chiarezza,ciò mi permette solo di intravedere “ frammenti d’anima riflessa”, ma questo e sufficiente affinché io prenda coscienza di un dato essenziale: non rientra nelle mie facoltà rispondere alla suddetta domanda ( Chi sono?) poiché nel momento stesso in cui mi pare di giungere a “toccare” la mia anima, ecco che la speranza di ridurre l’abisso che mi separa da essa muore repentinamente  … 
 
Non sono mai stata
Tanto vicina
A me stessa

Tanto
Sconosciuta

Mancherei forse di rispetto a me stessa se sviscerassi in questa sede le cause che mi hanno condotto a queste riflessioni, ma ritengo che tu abbia individuato alcuni motivi scatenanti, che ho espresso attraverso l’immagine del pugno: rabbia, delusione, “abbandono”, mancanza d’amore … soprattutto verso sé stessi, nel timore di non riuscire ad accettare quel lato che ,seppur parte di noi, resta oscuro alla nostra comprensione.

Mi è piaciuta moltissimo l’immagine del termosifone che non scalda … calza a perfezione!!!

Ed è molto significativo anche il titolo da te proposto … Soprattutto se consideriamo il fatto che ciò che più necessità di emergere in superficie sono le ferite che anelano ad essere, finalmente, sanate. Allora sì … Quel raggio di luna mi appare realmente “generoso”!

Grazie Giunga …
Il tuo per me è stato più di un commento …
Un’ulteriore occasione per affrontare quello “specchio”!

Un abbraccio
auda